Capitolo 46

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<<Siamo tornati>> disse Neil ad alta voce, spostandosi per farmi entrare nella cucina della sua casa.

<<Ciao ragazzi>> ci salutò Steven, entrando nella stanza con il cellulare in una mano e dei vestiti nell'altra.

<<Sei solo, non c'è la mamma?>> chiese il figlio, poggiando lo zaino su una sedia. Io feci il giro intorno alla stanza fino alla porta che la divideva dal corridoio, per cercare di nascondere le scarpe che stavo indossando e non farle vedere a suo padre. La notizia era ancora troppo fresca nella mia mente e inoltre non sapevo come Steven avrebbe potuto reagire e non volevo fargli tornare in mente quella triste storia.

<<No è andata dalla vicina di casa...doveva portarle alcune cose che le aveva chiesto di comprare al supermercato>> rispose il più grande.

<<E non poteva comprarsele da sola?>> ribatté Neil venendo verso di me.

<<Neil lo sai che è anziana, e poi lo ha chiesto a tua madre non a te>> lo ammonì il padre.

<<Si, va bene. Noi andiamo in camera>> Neil mise una mano sulla mia schiena per farmi muovere, dato che ero stata lì ferma ad osservare la scena per tutto il tempo.

<<Buonanotte se non ci rivediamo>> disse duo padre sorridendo.

<<Buonanotte>> rispondemmo insieme e lasciammo la stanza. Passando per il corridoio, indugiai un attimo davanti alla porta chiusa, senza chiave nella serratura. Adesso aveva tutto un po' più senso.

<<Sì, è questa>> disse Neil, rispondendo alla mia domanda mentale dopo aver notato che mi ero fermata a guardarla. Io mi girai verso di lui.

<<Io ho una copia della chiave originale che invece hanno i miei genitori>> spiegò.

<<E lì dentro ci sono tutte le sue cose?>> ero così curiosa di sapere come fosse sua sorella, quanti anni avrebbe avuto adesso, cosa le piacesse. Avrei davvero voluto che Neil mi mostrasse quella stanza, ma sapevo che sarebbe stato troppo doloroso per lui, come tornare indietro e rivivere tutto di nuovo. In quel momento pensai che mi sarebbe piaciuto poter conoscere e diventare amica della sorella del mio ragazzo.

Neil parlò di nuovo, vedendomi forse troppo triste o pensierosa.

<<Dai, andiamo in camera>> le sue labbra accennarono un sorriso, ma i suoi occhi non si illuminarono.

<<Aspetta>> lo richiamai prendendolo per un braccio.

<<Cosa?>> si voltò, guardandomi confuso. Portai le mie braccia intorno al suo collo e lo abbracciai forte. Anche se lui aveva detto che io lo aiutavo standogli accanto, mi sentivo così triste sapendo di non poter far niente per alleviare il suo dolore. Lui lo nascondeva, ma ero sicura che la mancanza di sua sorella la sentisse ogni giorno della sua vita da quando se ne era andata, fin dentro le ossa. Chissà se fossero passati tanti anni dall'accaduto, oppure solo poco tempo.

<<Ehi...>> Neil alzò un sopracciglio in modo interrogativo quando si staccò, ma sorrise di nuovo.

<<Niente, mi...mi andava di farlo>> dissi timidamente.

<<Puoi farlo ogni volta che vuoi>> sollevò una mano, sistemandomi dietro l'orecchio una ciocca di capelli fuori posto e poi mi accarezzò la guancia. Non potei evitare di portare la mia mano sopra la sua e far intrecciare le nostre dita quando lui la abbassò di nuovo e mi tirò dietro di sé per andare in camera sua. Appena entrati nella stanza, mi squillò il telefono.

"It feels like a perfect night to dress up like hipster, make fun of..."

La suoneria del mio cellulare si interruppe qui e io non feci in tempo a rispondere. Sbloccai lo schermo per leggere il nome di colui o colei che mi aveva appena chiamata e poi aveva riattaccato, quasi subito. Neil intanto aveva chiuso la porta dietro di me e aveva sistemato il letto per dormire, tirando giù la coperta e le lenzuola.

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