Capitolo 22

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"Mi ricordo quando non sapevo ancora di cosa si trattasse, se fosse amore, o cos'altro stessi provando. Ma sapevo, ormai, che in ogni mio pensiero, in ogni mio gesto, tu, ci saresti stato."

*Ethel*

I suoi baci, il suo fiato caldo sulla pelle, le sue mani che percorrono i miei fianchi.
Mi mancava tutto questo, ma è giusto?
Mi bacia sul collo e non riesco più a pensare lucidamente.
Gli prendo delicatamente la cravatta verde-argento e lo attiro maggiormente a me, non se lo fa ripetere due volte.
Le sue labbra morbide sono ancora perfettamente combacianti sulle mie e ora le mie dita si perdono in quei suoi capelli biondo platino, ormai spettinati.
-Piccola..- Sussurra sotto le mie labbra, e non posso fare a meno di sorridere.
Con la mano raggiunge la mia coscia e dei brividi mi attraversano la schiena.

Passi.

-Draco.- Dico scostandolo da me.
-Ci stai ripensando? Qualcosa non va?- Domanda preoccupato, allarmato.

Non ci posso ripensare, è questo quello che voglio.

-No, sento dei rumori, c'è il coprifuoco.- Affermo.
Piagnucolado come un bambino si allontana avvicinandosi alle scale e mi fa segno di seguirlo.
Mi prende per mano, mi sorprende, odia chi lo fa, solitamente dice che è un gesto troppo invasivo, ma poco m'importa ora.
Gliela stringo più forte. Se ne accorge.
-Lo so che sono incredibilmente affascinante, ma la mano mi serve, piccola.- Dice in un sussurro, mettendosi a ridere, silenziosamente.
Gli tiro una pacca sul petto e smette di ridere.
-Questo, mi mancava.- E sorride. Per Salazar quanto è bello.
Questo è un mio grande difetto, ho già dimenticato tutte le sofferenze che mi ha procurato, per vedere il suo sorriso.
Intravediamo la McGranitt infondo alle scale fare da guardia.
-Va avanti e cerca di arrivare subito in camera tua.- Dice sottovoce.
-Domani camera mia eh?- Domanda, senza togliere lo sguardo dalla profesoressa.
Prima di andarmene annuisco e gli do un veloce e timido bacio sulla guancia, poi scendo dalla Torre.
Mi avvio furtivamente nei corridoi cercando di non dare nell'occhio.
-Signorina Grov.-
Il sangue mi si gela nelle vene e mi fermo all'istante al suono serio e composto della voce della McGranitt.
Non mi viene in mente nessuna scusa plausibile e il panico sta aumentando.
-Sono costretta a toglierle dei punti preziosi alla sua casa per mancato rispetto delle regole.- Dice, cupa.
-Ma sono molto contenta che lei e il Signor Malfoy abbiate risolto.- Ammette con uno sguardo malizioso.
Se ne va senza aggiungere altro, lasciandomi sbalordita e inquietata allo stesso tempo.

Vado in stanza e, per la prima volta dopo un mese, dormo felice.
Mi sveglio però diversamente.
Preoccupata.
Oggi c'è la partita.
E se ne Neville lo scoprisse?
Sarebbbe la fine.
Scendo in Sala Comune Serpeverde e incontro il ragazzo platinato, artefice della mia felicità,delle mie sofferenze e al contempo delle mie preoccupazioni.
Dopo avermi salutata mi accompagna in Sala Grande per la colazione e si siede davanti a me.
Mi guardo intorno, ma del moro Grifondoro non c'è traccia.
Ho bisogno di parlargli.
-A che ora è la partita?- Chiedo a Draco, che mangia tranquillamente uno di suoi numerosi Cioccoli Giganti.
-Vai a vederla? Comunque alle dieci.- Dice.
Annuisco rubandogli uno dei suoi gustosi dolci alle fragole.
Passo così il resto della colazione.
Vedo infondo al tavolo Blaise con un enorme sorriso stampato sul volto, Millicent che guarda cupa il suo piatto e la soddisfazione più grande:
Pansy Parkinson che mi guarda con invidia.

Alle nove e quarantacinque gli spalti del campo di Quidditch sono tutti colmi di studenti ed insegnanti, me e Draco compresi.
Non voleva realmente venire, alla fine ha ceduto, dicendomi che non vede l'ora di esultare per la sconfitta dei Grifondoro.

La partita inizia puntuale e i giocatori sono immediatamente concentrati, tranne Neville che sembra distratto e fatica ad intraprendere al meglio il suo ruolo da battitore.
Draco non sembra farci caso, osserva però attentamente tutti i movimenti di Harry sulla sua bellissima e velocissima Firebolt. Scruta ogni suo gesto, come per memorizzarli e utilizzarli lui in futuro.
La partita finisce subito, Harry in pochi minuti riesce a prendere il Boccino D'Oro, ma in Neville, si può notare una strana tensione.
Appena i giocatori si recano negli spogliatoi, corro nel prato per attendere Neville, Draco non mi segue, nonostante sopporti l'idea che sia mio amico, evita incontrarlo.
Esce accanto a Ginny e a Harry, che gli stanno facendo un resoconto della partita.
Si ferma alla mia vista, lontano da me e il capitano della squadra Grifondoro e la rossa Weasley proseguono senza farci troppo caso.
Cambia strada velocemente e a testa bassa, ma lo raggiungo.
-Neville, ti dovrei parlare.- Dico, tesa e poco convinta.
-Io no.- Non l'ho mai visto così serio, così cupo.
-Riguardo a Draco.- Fa un respiro profondo.
-Senti Ethel, già a colazione vi ho visti, e non mi interessa.
Sei ritornata da lui dopo tutto quello che ha inflitto sia a me sia a te? Non è un problema. Ma sappi che nonostante tutti mi prendano per tale, non sono un idiota, quindi, semplicemente, se stai con lui e se, come stai facendo ora, ritorni tra le sue braccia, tra noi, la nostra amicizia, il fatto che io tenessi a te più di tutti, finisce qui.- Dice franco e rosso in volto. Non replico, non sapendo cosa dire.
-Io ci tengo a te, per Godric se ci tengo! Ma non pensavo fossi così...- Non finisce subito la frase, gesticola.
-Così debole.- Conclude.
Se ne va, con la sua scopa sulle spalle e con un peso in meno da gestire.
Ho perso il miglior amico che avevo.
E fa male.



Scusate, nella mia testa veniva
meglio...
Per il prossimo mi impegnerò di più! Promesso!
Ho già mille idee in testa ;)
In questo capitolo Draco è un po' messo in
disparte, ma giuro che dopo cercherò di rimediare.

Ciaoo

Non sono più in me || Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora