23. Rosaline.

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Che bello svegliarsi nel proprio letto e nella propria casa.

Questa felicità, però, termina appena mi ricordo cosa devo dire alla mamma.

Scendo in cucina per fare colazione.
Papà è già uscito per il lavoro e la mamma è in studio. Decido di non disturbarla, salutandola con un bigliettino sul frigo.

Mi lavo e mi vesto. Ammetto che ero leggermente indecisa su cosa mettere. Devo andare a "lavorare" ad una rivista di moda e se non indosso qualcosa di bello, non faccio bella figura.
Ma, ora, sono convinta di stare bene.

Rispetto a Dillard, qui fa più caldo, quindi ho optato per un paio di jeans strappati, delle Vans nere e una maglietta bianca. Una borsa, una collana e sono pronta.

Esco di casa con il sole che picchia. Fa davvero caldo e spero di non arrivare sudata.
Ci vado a piedi; non è lontano.

Non vedo l'ora di arrivarci. Non riesco ancora a credere alla fantastica opportunità che mi hanno dato.
Anche il fatto che questi giorni di "prova" sono di Giugno e non Luglio.

Oltre a questo, altro pensiero fisso?
Noah Walker.
Lo odio. Non so perché mi abbia fatto questo.
O forse, io non conto nulla per lui. Forse era solo una mia immaginazione, forse fingeva.
In fondo, chi lo conosce?

Arrivo alla casa cinque minuti di anticipo.

«Chi sei?» chiede una donna davanti alla porta da cui devo entrare.

Rosaline. La conosco, di vista, ovviamente lei non conosce me.

«Sono Eden, Eden Foster.» dico sorridendole.

Mi squadra. «Pensavo avessi più gusto.»

Corrugo le sopracciglia mentre apre la porta e mi fa entrare.

«Siediti.» ordina.

Siamo salite con l'ascensore, ho cercato di essere il più normale possibile(sono claustrofobica), e ora siamo in quello che credo il suo studio. Isolato del resto dell'edificio.

Davanti a me c'e una scrivania in legno scuro con sopra migliaia di fogli e un computer, un astuccio rosa e penne sparse ovunque.
Le pareti sono color panna e hanno appese delle cornici con dei disegni di abiti.
Moltissimi cassetti con altri figli che escono da essi.
Sotto di noi, un grande tappeto, che copre il pavimento in legno chiaro, color marrone e rosso con delle fantasie a fiore.
La sedia in cui sono seduta, al contrario di quella sua, è bassa e in legno. La sua è di quelle girevoli, nera e in pelle.

Mi squadra nuovamente. «Hai un bel faccino, tesoro... Dimmi cos'è successo di così grave.»

«Eh... mio nonno sta male... e... ehm... pensavo fosse durante i giorni scolastici.» dico.

«Davvero?! Per lavorare qui a tempo pieno devi guadagnarti il posto.» ride in modo antipatico.

Si alza e mi fa segno di seguirla.

Spalanca una porta e dice:«Questo è il mondo di Interview, dove tutti lavorano sodo e nessuno si ferma. Un capuccino, grazie-dice ad una ragazza-. Dove i miglior pettegolezzi vengono immagazzinati nel nostro giornalino.»

Wow.
È un posto bellissimo, ammetto che me lo immaginavo diversamente.
Le pareti sono rosa e nere, una grande tenda rosa confetto divide la parte il cui le persone corrono da quella in cui ce ne sono alcune che lavorano con ago e filo.
È pieno di persone sedute che lavorano a computer, con dei fogli sparsi per i tavoli, altre che corrono da destra e sinistra, con vestiti e altri fogli.

«Ti stai chiedendo perche ci sono tutti quei fogli?» chiede come se mi avesse letto nel pensiero. «Qui, tutto è schematizzato, ogni cosa da fare è appuntata su un foglio. Ora dimmi, qual è il tuo lavoro dei sogni?»

«Be', io sto studiando in una scuola per prepararmi ad un università per essere una dietologa, ma mi piacerebbe essere una stilista.» dico in imbarazzo, mentre camminiamo nello spazio fra tutti i tavoli.

Ho scelto dei corsi per diventare dietologa, altro lavoro che mi piacerebbe fare, ma ho sempre adorato disegnare(specialmente gli abiti).

Mi guarda storta. «E allora che ci fai in una scuola che non ti darà sbocchi?»

Non so cosa dire. «Be'... non lo so.»

«Pff!» dice. «Dai, siediti qui, ti porto l'argomento su cui scriverai... o vuoi disengare e cucire?»

Preferirei disegnare... in fondo, l'argomento che le avevo mandato, mesi fa, parlava di moda e dei vari tipi di tessuti e abiti...

«Ehm... »

«Tesoro, ti dico che odio le ragazze indecise, quindi o scegli tu, o faccio io.»

E io comincio ad odiare te.

«Preferisco disegnare.» dico.

Sorride in modo antipatico, facendo una smorfia, e mi fa alzare dalla sedia.

Mi porta nella parte in cui tutti cuciono e mi fa sedere nuovamente.
Mi porta un foglio, due matite e una gomma.

«Lavora, poi vediamo cosa sai fare.» dice.

Okay.
Rosaline è antipatica, ma che posso farci?
In realtà pensavo fosse più gentile e che capisse che ho diciassette anni per lavorare a tempo pieno...
Evidentemente mi sono sbagliata.

Mi guardo in torno, dopo che si allontana dal tavolo, poi prendo carta, matita e gomma e comincio a disegnare.

Alla fine esce un buon lavoro, quindi torno nello studio di Rosaline.

Busso ed entro, dopo averla sentita dire:«Avanti» in modo scocciato.

«Ehm... ho finito.» dico porgendole il disegno.

Lo guarda con una smorfia. «Carino... Sai che ci hai messo un'ora, mi aspettavo di meglio.»

«Sai che ho diciassette anni?» quelle parole mi sono uscite dalla bocca, senza pensarci due volte.

Che genio che sono.

Allora, alza lo sguardo e lo punta sui miei occhi, socchiudendo i suoi a mo' di sfida.

«Eden Foster,» dice «non pensavo tu fossi così... mi piaci.»

Peccato che a me non piaci tu.

Pian piano comincio a capire del guaio in cui mi sono cacciata.
Mi piacerebbe davvero diventare una stilista, o qualcuno che ha a che fare con la moda, ma non qui. Non con Rosaline.

«Per oggi hai finito. Per me sei dentro, resta a te scegliere.» sorride.

Esco di lì con la mente sempre più in subbuglio. L'unica cosa certa che provo in questo momento è l'odio/amore nei confronti di Noah.
Odio, che sopraffae quell'amore che provavo prima. Perché sì, forse cominciavo ad innamoraemi di lui.
Ma dopo aver visto quella scena, mi sono schifata, mi sono sentita presa in giro.
No, non devo innamorarmi di lui.

You're All I Need (#Wattys2016){Revisone}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora