42. Cold Water.

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Una volta finito il lungo discorso di mio padre, sul fare attenzione, al fiume, a Noah e alle zanzare e ai moscerini, esco di casa dopo aver salutato tutti.

È stata una grande fortuna il fatto che i miei abbiano accosentito.
O meglio, è stata una grande fortuna che i nonni abbiano convinto i miei.

Sospiro e vedo Noah in lontanaza, che viene verso di me.

Alzo la mano per salutarlo e fa lo stesso.

Mi viene incontro e sembra un panda gigante, dato che ha sotto braccio un'enorme coperta.

Ridacchio appena mi bacia. «Dovevo venire a prenderti io.»

«Sì, ma ho cambiato idea» sorrido.

Annuisce e chiede: «Ai tuoi va bene?»

«Grazie ai nonni... Comunque sì, bene o male. Spero non vengano al fiume durante la notte, per controllarci.» dico e lui scoppia in una risata.

Alzo lo sguardo verso di lui, ha il capo all'indietro e ride. Ha una bella risata.

«Scusami, ma mi sono appena immaginato tuo padre in pigiama» dice e sorrido. «Ma il piagiama era a righe blu, bianche e rosa, con i marshmallows.»

«Tu non sei normale» lo indico.

Arriviamo davanti al fiume e si siede per terra, sospirando.

Mi avvicino all'acqua e immergo la mano dentro. Anche Noah si avvicina e fa lo stesso.
È davvero gelida.

All'improvviso sento dell'acqua freddissima sul mio viso e sui miei capelli.

«Noah!» urlo. «Perché?!»

Comincia a ridere, mentre io ad infuriarmi.

Okay. Dovrei contare fino a dieci per calmarmi.
Uno, due, tre...

«Dai, volevo scherzare»

Sei, sette, otto...

«Ti amo»

Nove, dieci.

Sospiro.

«Sei un vero idiota, non potevi evitarlo, Noah?» chiedo. «Dimmi perché l'hai fatto! E non giustificarti dicendo che era per scherzare, perché non si scherza in questo modo.»

Contare fino a dieci non serve a nulla.

Si avvicina e mi prende le mani, intrecciando le nostre mani. «Va bene. Non c'è una vera ragione. L'ho fatto per fare.»

Sbuffo e lui si avvicina ancora di più.

Io mi allontano, ho tutti i vestiti bagnati e lui vuole rimediare tutto con un bacio? Davvero?

«Dai, Ed» dice. Poi, va verso lo zaino, che ha lasciato sul prato, e lo apre. Da esso tira fuori una maglia lunghissima, bianca con la scritta "Vans", e degli shorts in jeans. «Sai, avevo programmato tutto e ho chiesto a Grace un paio di pantaloncini... E la maglia è mia.»

Li prendo bruscamente e gli lancio un'occhiataccia. Sta scherzando? Sul serio, sta scherzando? È per caso impazzito, ha bevuto troppo, qualcosa gli ha dato alla testa?

Siamo in mezzo alla foresta e si mette a fare il bambino che programma di bagnare la propria fidanzata? Seriamente?

«Dove mi cambio?» chiedo, «E non dire:"Davanti a me", perché no. Non lo farò mai.» incrocio le braccia. «Tu sei pazzo. Come ti è saltato in mente, no, non dovevi.»

«Eden, cambiati e finiscila. Io mi giro.» dice.

Rido falsamente. «Okay, così tutto Dillard mi vedrà senza vestiti.»

You're All I Need (#Wattys2016){Revisone}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora