Ospiti "ben attesi"

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Quella mattina è la serva a svegliarmi, dicendomi che devo prepararmi per l'arrivo di ospiti. So già chi potrebbe essere. E "stranamente" mio padre è a casa. Mi vesto e mi sistemo, poi scendo e faccio velocemente colazione.

<<Niah, puoi venire qui, per favore?>>

È mio padre. Credo sia ancora alterato dall'altra sera. È alla porta, quindi penso siano arrivati i fatidici ospiti. Mi avvio all'entrata sistemando il vestito.

<<Figlia mia, questo è Filippo, l'uomo che lavora con me>>

Il signore, ancora fuori dalla porta fa un cenno con la testa, io rispondo con un inchino. L'uomo si sposta lasciando passare avanti un ragazzo alto, biondo, occhi scuri, vestito che più elegante -ed eccentrico- non si può, che mi prende la mano, si inginocchia e mi bacia la punta delle dita.

<<Signorina Niah, lui è mio figlio più giovane, Erik>>

Il...ehm...ragazzo si alza e mi guarda fisso negli occhi.

<<Molto piacere, signorina>>

Riluttante, ma senza farmi notare, ritraggo la mano e la passo sul retro del vestito per pulirmi.

<<Il piacere è mio>>

Anche se veramente non è affatto un piacere. Mio padre aveva detto "bello". Sinceramente preferirei un cane.

<<Niah? Perché non fai un giro con Erik qui intorno, mentre io e Filippo parliamo un po'?>>

Erik mi porge il braccio, ma gli passo di fianco ignorandolo. Mi avvio verso la strada del mercato, seguita da...coso.

<<Ehm...allora...Niah, posso chiamarvi solo cosi?>>

<<Fate come vi pare>>

Non lo guardo nemmeno in viso. Continuo a camminare guardando avanti, tenendo le mani incrociate e chiuse dietro di me. È nuvoloso, abbastanza da coprire completamente il sole. Cerco qualche segno, un segno qualunque, che possa avvisarmi della sua presenza.

<<Niah? Vi vedo distratta, è tutto a posto?>>

Sono talmente disperata nella sua ricerca che non ho ascoltato una parola di quello che ha detto.

<<Perdonatemi Erik, non ho dormito granché questa notte e mi sento un po' stanca. Non ho sentito una parola di quello che avete detto, mi dispiace>>

<<Oh, non c'è problema. Dicevo che se non ci fossero le nuvole sarebbe una giornata perfetta per una passeggiata>>

<<Non per me...>>

Lo dico a voce bassa per non farmi sentire.

<<Avete detto qualcosa?>>

<<Solo che preferisco non ci sia troppo sole, non mi piace stare troppo fuori e faccio molta fatica a tenere gli occhi aperti con troppa luce>>

<<Beh, se posso permettermi, avete dei bellissimi occhi>>

<<Vi ringrazio>>

I suoi complimenti non fanno lo stesso effetto dei suoi.

<<Niah, rallentate, per favore>>

Ho accelerato senza accorgermene.

<<Cosa c'è? Avete le gambe corte?>>

<<N-no ma>>

Sento un certo piacere a trattarlo male, e mi scappa un sorriso quasi maligno.

Anche se sarà doloroso, io vivrò per te (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora