Uschtenheim e la Forgia dell'Aria

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Le abitazioni sono devastate dal tempo e dalle intemperie, le serrande cadono a pezzi e le uniche anime vive sono i cacciatori con i cani.

<<Se quello che dicono le vecchie storie è vero, il rifugio di Janos Audron non è molto lontano da qui>>

<<Ma se siamo nel futuro lui non c'è...>>

<<Lo so. Ma forse qui riusciremo a trovare un modo per tornare indietro>>

Mentre ci facciamo strada tra umani e creature demoniache, mi sembra di vedere come un fine flashback in fondo alla memoria. Persone che camminano in giro, bambini che giocano vicino alle case, una bambina investita da un carro...una bimba bionda con grandi occhi verdi. Mi fermo di fronte a una casa, simile a una nel mio luogo natio. Nei miei occhi, i vasi vuoti e rotti si riempiono di rose e gerani, rossi come il sangue.

<<Chissà quanto tempo è passato da quando l'ultimo umano ha vissuto qui...>>

<<Niah?>>

Mi giro e vedo Icarus con le orecchie basse che guaisce appena e Raziel che mi fissa preoccupato.

<<Va tutto bene? Stai...piangendo?>>

Mi asciugo la guancia con una mano e guardo la lacrima scivolare lungo le dita. Era andato leggermente avanti, così torna indietro e mi affianca.

<<Sto bene...è solo che...questo posto mi ricorda...casa...>>

<<Casa?>>

<<Sì...beh, quando ancora vivevo con mio padre...qualcosa mi ricorda gli anni passati lì...>>

I miei occhi cadono su un paio di impronte di manine fatte col fango, sotto ai vasi da muro, riparati dalla pioggia. Mi chino per guardarle meglio, un piccolo sorriso triste si dipinge sulle mie labbra.

<<L'ho fatto anche io una volta, quando mia madre era ancora viva. Stava sistemando i fiori con la domestica, sono caduta in una pozzanghera e ho appoggiato le mani sul muro per rialzarmi>>

Ridacchio.

<<Mio padre tentò di picchiarmi, ma mamma mi ha spostata e protetta...>>

Sospiro. Icarus si avvicina e annusa le impronte, Raziel si china affianco a me e mi poggia una mano sulla spalla.

<<Ti manca...non è così?>>

<<Non ne hai idea...e anche Angelica>>

Mi accarezza la guancia con il dorso degli artigli spostandomi i capelli. Il suono di cani che abbaiano e passi ci riporta alla realtà.

<<Dobbiamo andare, forza>>

Ci rialziamo e combattiamo. Poi riprendiamo il nostro viaggio attraverso i corridoi scavati nella roccia. Corriamo e corriamo, fino a trovarci davanti ad un piccolo lago, e in alto, sulla parete opposta a noi, c'è un balcone coperto di macerie, una figura alata è scolpita nella roccia sotto di esso, come a sorreggerlo. In mezzo all'acqua ci sono alcune scalinate spezzate e scollegate. Forse una volta collegavano il balcone con il terrazzo su cui ci troviamo.

<<Wow...>>

La pioggia cade dall'apertura tra le montagne, dando ancora più senso di desolazione a questo luogo. Un suono e una presenza familiare ci fa girare a guardare indietro.

Oh no.

<<Oh no, ogni volta che appari tu succede qualcosa di colossale e terribile. Non credo di avere lo stomaco per resistere!>>

Anche se sarà doloroso, io vivrò per te (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora