Capitolo 4

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Tornata a casa, Ran, si infilò subito dentro la sua stanza senza più uscirne. Sonoko rimase un po' con lei a farle compagnia, ma senza riuscire a farla smettere di piangere o farla sorridere. Non poteva fare niente.
Prima di andare via spiegò la situazione a Goro e ovviamente lo dovette trattenere dall'andare ad ammazzare Shinichi, ma questo non fu un grosso problema. L'indomani mattino tornò dall'amica per vedere come stesse, ma Ran non fece entrare nessuno nella sua stanza. Sonoko si sedette a terra appoggiando la schiena contro la porta della stanza di Ran, passò lì ore. Non la sentiva piangere, e questo le faceva temere che si stesse chiudendo sempre più in se stessa.

-Ran, ti ho portato degli onigiri!- esclamo Sonoko, pensando di ottenere una qualche risposta, ma non arrivava nessuna risposta dall'interno della stanza. Semplicemente, Ran, non aveva voglia di parlare con nessuno in quel momento.

-Senti Ran, non so cosa sia passato per la testa di Shinichi. Magari ha cambiato veramente idea, però io non posso fare altro che pensarci. Perché vedi, voi due non siete una semplice idea di cosa fare del vostro futuro. Voi eravate il vostro destino stesso. E, con tutti i difetti che lui possa avere, non lo credo in grado di fare una cosa del genere. Perlomeno non ti avrebbe trattata così. La persona che lo conosce meglio di chiunque altro, però, sei tu- furono le uniche cose che riuscì a dirle, ormai senza più spiegazione anche lei. Si sentì il rumore di qualcosa che strofinava, probabilmente Ran che usciva da sotto le coperte.

-Sonoko sto bene, veramente. Grazie di tutto, grazie di esserci. Non ti ripagherò mai abbastanza. Shinichi ha deciso di trattarmi così e neanche io che credevo di conoscerlo così bene so il motivo di tale atteggiamento- le rispose finalmente, con la voce graffiante e rauca.

-Sai Sonoko, forse non lo conoscevo poi così bene. Forse non l'ho mai capito fino in fondo. Ero troppo concentrata a sognare la mia favola d'amore, finché non è sparito-

Soffriva già da tanto tempo e Shinichi le aveva dato la batosta finale. Non era questo che Ran aveva immaginata come favola d'amore. Tutti i sogni di una vita si erano sgretolati in una sola serata. Poteva essere distrutto tutto così velocemente? A cosa serviva impegnarsi una vita in qualcosa per poi vederla finire così? Sia Ran nel suo dolore che Sonoko nella sua rabbia pensavano la stessa cosa, senza alcuna risposta.

-Ran, te ne dimenticherai. Potrà passare un mese, due, un anno. Ma te ne dimenticherai. Ti innamorerai di qualcun altro e sulla storia di Shinichi riderai come fosse stata una stupida storia adolescenziale- si sentivano i singhiozzi strozzati di Ran. Stava piangendo di nuovo.

-Tu dici? Ci sono veramente così tanti altri Shinichi al mondo? Ci sono tanti di quei sorrisi furbi, di quegli occhi azzurri e perfetti? Ci sono tanti presuntuosi e saputelli come lui? Rispondimi Sonoko. Esiste qualcun altro come lui?- singhiozzò. 

La ragazza sospirò alla domanda della karateka. Non sapeva se ormai era Ran che vedeva tutto nero oppure era in realtà così.

-No Ran, non c'è più nessuno come lui. Non c'è nessuno con così tanti difetti da risultare perfetto. Questo devo ammetterlo, mio malgrado- fece una piccola risata che Ran sentì. E, con la voce tremante per il pianto, si alzò dal letto, si mise a terra anche lei con la schiena appoggiata alla porta e con la coperta avvolta sulle spalle.

-Perché ridi, Sonoko?-

-Pensavo a lui. Shinichi Kudo è riuscito involontariamente a farmi ammettere che dopotutto è perfetto nella sua imperfezione. Mi sento sconfitta- continuò a ridacchiare fra tutta quella tristezza.

Anche Ran riuscì a farsi una risata di tutto gusto. Non c'era niente che Shinichi Kudo non potesse. La karateka si alzò da terra e aprì finalmente la porta, aiutò Sonoko ad alzarsi e l'abbracciò.

-Adesso esci di qui e ti mangi gli onigiri?- la supplicò l'amica.

-Entra e mangiamoli insieme. Non voglio farmi vedere da nessuno in questo momento- le propose Ran -Sonoko, e se tutto questo non passasse? Se lui...-

-Ran- Sonoko prese dalle spalle l'amica e la guardò dritta negli occhi -Affronteremo tutto insieme. Lo faremo passare insieme. Non preoccuparti di questo, non è necessario-

-Non mi aveva mai gridato in quel modo, non aveva mai alzato la voce con me- disse afflitta.

Sonoko asciugò le lacrime dell'amica con un fazzolettino e poi le diede due pacche sulla spalla.

-Smettila di pensare a lui, Ran. Ti ho detto che non so cosa gli sia preso. Forse, alla fine, ha veramente preferito i suoi casi a te. Beh, fattene una ragione. Adesso mangia- ordinò, tagliando lì quel discorso e tutto quel dolore.

Tutto quello che Ran avrebbe voluto in quel momento sarebbe stato dimenticarlo, ma lei stessa continuava a scappare dal farlo. Forse poteva, ma proprio non voleva. Le dispiaceva così tanto e piangeva. Erano veramente stati così stupidi? E con quale forza avrebbe superato tutto ciò? Non sapeva cosa provasse in quell'esatto momento. Forse rabbia, dolore, tristezza. Si sentiva come una di quello melodie tristi suonate al pianoforte. E, pensando proprio ad uno strumento, si ricordò del violino. Shinichi fece di nuovo irruzione nei pensieri di Ran senza neanche chiedere il permesso, come sempre. Le sarebbe piaciuto, in mezzo a tutta quella confusione, sentirlo suonare il violino un'ultima volta solamente per lei. Magari le avrebbe suonato Amazing Grace. Adoravano entrambi quella canzone pura e sincera, ma forse a lui non era mai piaciuta. Non sapeva più a cosa credere, era tutto troppo doloroso da sopportare in quel preciso istante.
Finì di mangiare gli onigiri e salutò Sonoko che doveva andare via.
Non appena andò via, Ran, si infilò di nuovo sotto le coperte. Avrebbe voluto annegare nel suo dolore.

~Un'ultima Volta E Altre Mille~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora