Capitolo 16

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Erano passati due giorni da quando Ran aveva tentato il suicidio. Le cose non erano migliorate molto. Non usciva mai dalla sua stanza, non mangiava un granché, non rivolgeva parola a nessuno.

Neanche alla madre che l'era andata a trovare il giorno dopo, quando era stata dimessa dall'ospedale.

Le uniche volte che usciva di casa erano per andare al cimitero da Shinichi. Non voleva essere accompagnata da nessuno.

Arrivava lì, cambiava i fiori e restava per più di un'ora senza muoversi. Non parlava, si sedeva soltanto lì vicino vicino a guardarlo.

Shinichi non riusciva a parlarle dato che lei non rivolgeva la parola neanche al piccolo Conan.

Gli mancava da morire e si sentiva sempre preoccupato senza poter parlare con lei e senza sapere dalla sua bocca come stava.

Era uscito quel sabato pomeriggio per andare a casa del Dottore Agasa. Aveva intenzione di parlare con Ai e di dirle che tutta quella storia doveva finire.

Per colpa sua, Ran, aveva quasi tentato il suicidio. Avevano sbagliato in tutto. Ran senza Shinichi non avrebbe più sorriso.

La piccola karateka non aveva più neanche la forza di alzarsi dal letto. Tutto le sembrava così sbagliato e così difficile.

Ci provava ad uscire dalla sua stanza ma solo quando provava a mettere un piedi fuori dal letto crollava a terra con le mani nei capelli a piangere.

Si tirava i capelli per farsi del male da sola, per eliminare il dolore all'anima in cambio del dolore fisico.

Poi, quando il suo corpo era stanco anche di piangere, si alzava da terra e si metteva di nuovo sotto le coperte.

Tutti i giorni era la stessa storia. Se qualcuno bussava alla sua porta lei non rispondeva.

Shinichi non tollerata più di vederla in quello stato. Era ormai arrivato davanti casa del dottore Agasa quando vide Ai uscire da sola.

La chiamò da lontano e lei si girò a guardarlo con la solita inquietante espressione.

-Kudo, che ci fai qui?-

-Devo parlarti-

-Allora seguimi, sto andando al parco a fare una passeggiata-

Iniziarono a camminare insieme senza spiccicare parola. Ai perché aspettava di ascoltare Shinichi. Invece Shinichi perché doveva trovare le parole da dire.

-Haibara, ho intenzione di...-

-No, non dirai nulla a Ran. Sei venuto a dirmi questo, vero? Hai intenzione di dire tutta la verità a Ran. Mi dispiace, non te lo permetterò-

Ai si girò infuriata verso Shinichi che la guardava sorpreso. Ma immaginava che avrebbe avuto quella reazione. Diventava sempre alterata quando si parlava dell'organizzazione degli uomini in nero.

-Non si tratta più solo di mettere in pericolo la tua vita ma anche la mia! Se dirai a Ran che tu sei Shinichi lei non riuscirà a tenerlo solo per sé. La metterai in pericolo, metterai in pericolo te stesso e anche tutti noi...compresa me. Non puoi metterci tutti in pericolo solo per quella ragazza-

La scienziata prese un bel respiro e si girò dall'altro lato. Ma Shinichi non era d'accordo. In quel momento non gli fregava proprio nulla degli altri. L'unica persona a cui pensava era Ran.

-È una ragazza che soffre! È la mia ragazza! Non lascerò che si rovini così!-

Ai si girò di nuovo innervosita dalle sue parole. Talmente nervosa da avere gli occhi lucidi.

-Non è l'unica ragazza che soffre per te! Lei non è l'unica!!...te l'ho detto, non puoi dirle nulla. La metteresti solo in pericolo e sono sicura che tu non voglia questo-

Shinichi fissò Ai negli occhi per capire il motivo di tanta rabbia. Non aveva capito cosa intendeva con le sue parole. In che senso Ran non era l'unica?

-No, non voglio metterla in pericolo. E appunto per questo che non manterró questo segreto ancora a lungo-

È, senza neanche salutare, andò via lasciando Ai da sola. Era la prima volta che lei diceva quelle parole. Continuava a pensarci per strada mentre il cielo diventava buio.

Quando arrivò sotto l'agenzia investigativa Mouri guardò verso la stanza di Ran. Le luci erano spente come sempre e lei sicuramente era sotto le coperte o a terra a piangere in qualche angolo.

Anche lui quella sera aveva voglia di stare un po' da solo. Sapeva che dentro l'ufficio non ci sarebbe stato nessuno e decise di andare lì.

Ma, inaspettatamente, vi trovò Ran che era seduta sulla sedia e girata verso la finestra.

Quando sentì il rumore della porta si girò a guardare Conan. Gli sorrise e lui restava serio osservandola.

-Pensavo che saresti passato di qua e così ti ho aspettato. Non riesco a starti lontana...gli somigli così tanto-

Le lacrime uscirono lente e silenziose dagli occhi della karateka bagnando il suo volto e lasciando macchie bagnate sulla sua maglia.

-Conan, fammi una promessa. Quando crescerai e avrai l'età di Shinichi, anche se non sarai più con noi, ti prego vieni a trovarmi. Fammelo vedere di nuovo...perché vedere te e averti accanto in un certo senso e come avere lui qui accanto a me-

Shinichi non si aspettava una richiesta del genere e non poteva neanche soddisfarla perché Conan Edogawa non sarebbe mai diventato adulto.

Sarebbe rimasto sempre un bambino.

-Ma infondo, tu non sei lui, vero Conan? Rispondimi...-

-Ran, mi dispiace ma io non sono chi tu vorresti-

Ran strizzò gli occhi e scuotè la testa continuando a piangere.

-Non continuare! Non voglio ascoltare! Lo so che tu non sei lui ma sentirlo fa male!-

Aveva sospettato tante di quelle volte che Conan e Shinichi fossero la stessa persona ma sapeva che Shinichi era morto e che Conan era un normale bambino.

Ma ogni tanto la speranza di rivedere il suo Shinichi si faceva rivedere. E la somiglianza di Conan verso il ragazzo che Ran amava era sia fonte di dolore che fonte di una certa speranza.

-Ran, io sono solo Conan Edo...no, Kudo Shinichi-

Angolo autrice

Mi faccio perdonare così !

~Un'ultima Volta E Altre Mille~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora