Capitolo 17

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Ran restò inizialmente scossa da quello che le aveva appena detto Conan. Lo fissò negli occhi cercando di intravedere lo sguardo di Shinichi.

Lo trovò ma non ci fece più caso di tanto. D'altronde Conan somigliava molto al giovane Holmes. Lo guardò ancora e poi gli sorrise come se quello che le aveva appena detto il bambino non l'aveva toccata per nulla.

Gli andò vicino e si inginocchiò per essere alla sua stessa altezza.

-Grazie Conan...ma purtroppo ho visto Shinichi dentro quella fredda bara e vedo quasi ogni giorno la sua tomba...so che è morto, anche se non l'accetterò mai-

Lui si levò gli occhiali e li poggiò sul pavimento mentre Ran lo guardava ancora. Poi spostò le mani di Ran dalle sue spalle. Non avrebbe più recitato la parte del bambino.

Aveva atteso tanto a lungo quel momento che adesso non gli sembrava neanche reale.

-Ran, sono io. Sono Shinichi. È sempre stato piuttosto ovvio, no? Un bambino con una tale intelligenza da riuscire a risolvere casi o da trovare indizi che neanche la polizia trova-

Fece un attimo un sorriso soddisfatto. Anche il suo esibizionismo poteva tornare insieme a lui, finalmente.

Era felicissimo di non dover più fingere. E proprio dal suo sorriso soddisfatto e dal suo sguardo determinato, Ran, aveva capito che Conan non stava scherzando affatto.

Aprì gli occhi e lo guardò così attentame da vedere tutte le loro avventure, i loro litigi, le loro risate, i loro piccoli momenti, passare dagli occhi del bambino che aveva davanti.

-Perdonami. Tutto quello che ho fatto per tenerti al sicuro pensavo bastasse per vederti felice, invece, ho sbagliato. Quello che pensavo era solo un grande errore-

Sorrise lui stesso pensando a quanto era stato stupido a fare tutto quello che l'aveva distrutta. Ran si era portata le mani davanti alla bocca e piangeva talmente forte da non riuscire a fermarsi.

-Al posto di renderti felice ti ho solamente ferita di più, facendoti soffrire giorno dopo giorno. Vedevo sempre la tua voglia di piangere nascosta da un sorriso che pareva così luminoso. Perdonami per tutto. Perdonami se ti ho abbandonata. Perdonami fino alla fine ma non ho mai avuto bisogno di te come adesso. Perdonami per tutte le bugie che ti ho detto-

La karateka si alzò in piedi continuando a fissarlo. Le pareva incredibile che non si era mai sbagliata. Che quel bambino era il suo Shinichi. Che non era morto, che era vivo e vicino a lei.

Aveva tanta di quella gioia da non riuscire quasi a contenerla. Ma c'era anche tanta di quella rabbia da non reggere.

Non capiva il perché di quelle grosse bugie. Si accorse solamente dopo di sentirsi tradita e ferita. E, senza dire una parola, andò sopra nella sua stanza.

Shinichi restò lì con lo sguardo basso e la testa china. Voleva andare da lei a chiederle ancora perdono ma sapeva che adesso era il momento di lasciarla un po' sola.

Uscì fuori di casa anche se piovigginava leggermente e chiamò la madre per dirle che la recita poteva essere smontata. Ran sapeva tutto.

Yukiko sembrò molto sorpresa dato che non si aspettava che Shinichi le dicesse tutto. Ma era anche molto più serena adesso che non doveva più mentire.

Poi chiamò il dottore Agasa e diede la notizia anche a lui che, al contrario di Yukiko, non parve molto sorpreso. Ai gli aveva raccontato della discussione avuta con Shinichi quello stesso giorno.

Continuò a camminare un po' per strada per pensare a cosa dire a Ran una volta tornato a casa. Ma la prima domanda era proprio questa: doveva tornare a casa Mouri?

Non sapeva proprio cosa fare. La sua mente era piena di confusione. Ma in mezzo alla pioggia che era aumentata, sentì il rumore di passi che corrono nell'asfalto bagnato.

Si girò indietro per guardare e vide Ai correre verso di lui con un impermeabile addosso. Quando fu più vicina notò anche che indossava gli occhiali col rintracciatore.

-Haibara, cosa ci fai qui?-

-Tieni...il dottore Agasa ed io l'abbiamo ultimata oggi pomeriggio. È l'antidoto. Dovrebbe essere quello definitivo ma io non ho avuto il tempo di provarlo quindi non posso darti nessuna certezza-

Gli prese la mano e gli diede la capsula. Poi lo guardò negli occhi e fece un sorriso ironico.

-Ti auguro di essere felice e di riavere finalmente la tua vita. Te lo auguro col cuore, Shinichi Kudo-

Conan si mise la capsula in tasca e prese la mano di Ai.

-Tu non prenderai l'antidoto?-

-A casa ho il mio, forse ci vedremo finalmente con i nostri corpi insieme-

La ringraziò di cuore e le fece quel suo sorriso mozzafiato e dannatamente sexy. Restò ad ammirarlo per qualche secondo e gli lasciò la mano per andare via.

Adesso che gli aveva dato quello che aspettava da tanto il suo compito era finito. Gli sarebbe stata accanto finalmente come Shiho Miyano e non più come Ai Haibara.

Ma non poteva essere per lui quello che desiderava. E, pensandoci un po', forse era meglio così.

Nel frattempo, Shinichi, era tornato a casa. Ma non aveva il coraggio di salire le scale e andare da lei. E se stavolta fosse stata lei a dirgli di non volerlo più vedere?

Non aveva ancora preso l'antidoto, voleva farlo insieme a Ran. Voleva che lei fosse la prima a vedere di nuovo Shinichi e fosse la prima a dimenticarsi di quel bambino di nome Conan Edogawa.

-Tu!-

Si girò alla sua destra sentendo qualcuno chiamarlo. C'era Sonoko con un ombrello giallo sulla testa che lo fissava con una serietà quasi spaventosa.

Solo guardandola un attimo aveva capito che lei sapeva già tutto. Si girò dall'altro lato e chiuse gli occhi facendo quel sorriso così furbo che era impossibile odiare.

-Che ne pensi? Dovrei salire per andare a parlarle?-

-Wow! Il grande Shinichi Kudo mi chiede un consiglio. Così mi fai sentire superiore a te...beh, caro il mio detective sei tu a dover decidere-

-E se non mi perdonasse? Se non mi volesse più vedere?-

-Ne avrebbe tutte le ragioni, o sbaglio? Io non so se fossi stata in grado di farlo. Ma Ran ti ha già perdonato...lei ti ama-

~Un'ultima Volta E Altre Mille~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora