Michelangelo era così felice di aver ritrovato la sua famiglia, ma sapeva di non poter rimanere. Avrebbe ricordato tutto ciò come un bel sogno ma da cui ora doveva svegliarsi. Era stato bello finché era durato. Si era rivestito ed aveva fatto il letto ed ora, accovacciato al davanzale della finestra, fissava con sguardo malinconico il sole che stava appena sorgendo. Aveva riflettuto molto sul da farsi ed era pronto ad andarsene. Volse un ultimo sguardo alla stanza e poi al suo gatto che era pronto a seguirlo, fedele come sempre.
-Mi dispiace tantissimo..- sussurrò con voce rauca per via delle lacrime che sgorgavano copiose sul suo viso. Fece un profondo respiro per farsi forza e si lanciò, raggiungendo il tetto di un palazzo. Corse veloce, senza mai voltarsi indietro mentre sentì un senso di oppressione al petto e le lacrime continuavano ad uscire, copiose. Urlò contro quel cielo così sereno. Sfogò il suo dolore verso una New York silenziosa, tranquilla e dormiente come mai. Doveva sfogarsi apertamente contro quel mondo, che era stato così crudele con lui senza un apparente motivo, o sarebbe crollato. Lo sentiva; il dolore. Da otto anni ci conviveva ma adesso era come se tutto quello che avesse patito gli fosse crollato addosso, di colpo, lasciandolo straziato e senza via di fuga.
Quel dolore gli impediva di respirare e impregnava tutto il suo cuore rendendolo debole fisicamente e mentalmente. E, mentre sentiva le forze farsi meno un senso di nausea si fece strada dentro lui ma doveva continuare a correre. Anche se faceva male. Nonostante facesse così dannatamente male doversi separare da loro dopo che il destino li aveva ricongiunti. Non voleva farlo, ma aveva dovuto. Continuò a correre mentre cercava di calmarsi da quel dolore così straziante. Sentiva la paura penetrargli dentro, fin dentro le ossa. Un po' come da piccolo, quando Sandra gli urlava contro o quando era circondato da quei ragazzi, o da Rob ma ora non c'erano i suoi fratelli a difenderlo. Proprio come in quegli otto anni, loro non c'erano e non ci sarebbero stati mai.
Il pensiero che non gli avrebbe più rivisti continuava ad assalire la sua mente ed il suo cuore. Lo faceva disperare. Fissò l'orizzonte mentre con una mano si asciugò velocemente le lacrime.
Corse per minuti che parvero ore, finché non giunse in prossimità di un enorme palazzo. Era tornato a casa. Cadde in ginocchio mentre osservava il cielo azzurro ed il sole ormai alto; non voleva tornare lì dentro. Sbatté il pugno contro il cemento freddo del tetto. La colpa del suo dolore era lì e attendeva solo lui. Prese un enorme boccata d'aria cercando di non piangere e appena si calmò, alzandosi in piedi si incamminò lì dentro, dove lo attendeva il suo peggior incubo. Il suo padrone.I tre fratelli si alzarono presto, e dirigendosi in cucina trovarono Splinter che stava cucinando la colazione, come ogni mattina.
-Buongiorno figlioli.- salutò cordiale, mentre apparecchiava -Andate a svegliare vostro fratello, Michelangelo. Così faremo colazione tutti insieme.- concluse.
I tre sorrisero entusiasti e andarono in camera di Michelangelo, ma appena varcarono la soglia rimasero scioccati vedendo il letto in ordine, con, appoggiato sopra il pigiama messo anch'esso in ordine. Videro la la finestra aperta e subito una sensazione di ansia e preoccupazione si insediò nei loro cuori ma prima di dare conclusioni affrettate, iniziarono a cercarlo in casa.
Si ritrovarono tutti, di nuovo in cucina, ormai consapevoli. Guardarono loro padre, sconvolti.
-Cosa succede, figlioli?- si affrettò a chiedere, preoccupato
-M-Mikey non è nella sua camera.. Abbiamo p-provato a cercarlo, ma..- balbettò Donnie che continuava a chiedersi perché lo avesse fatto, perché se ne fosse andato. Non capiva, nessuno capiva.
-Michelangelo è scapato.- Leonardo riuscì a pronunciare quelle amare parole disperato e incredulo lasciando basito il padre. Non riusciva a comprendere il motivo del perché fosse andato via, ieri gli era sembrato così felice. Si accasciò a terra, pieno di sensi di colpa. Non poteva crederci, lo avevano perso di nuovo. Strinse i pugni, deluso da se stesso. Non era stato capace di tenere unita la famiglia, di proteggerli, di essere un bravo fratello maggiore ma poteva ancora fare qualcosa, alzò lo sguardo verso i fratelli, deciso. -Cerchiamolo!- affermò prendendo le sue katane, lo avrebbero trovato e aiutato a risolvere il motivo di quella sua inaspettata fuga, qualsiasi esso fosse. Perché era ovvio che ci fosse sotto qualcosa, altrimenti Michelangelo non gli avrebbe mai lasciati, ne era sicuro.
Osservò suo padre che accennò ad un sì col capo, capendo il suo stato d'animo mentre i due fratelli, sorpresi da quella reazione ma anch'essi decisi presero le loro armi e anche se era giorno uscirono alla ricerca del loro fratellino, senza farsi vedere dai passanti di New York.

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Orphan Lost
FanfictionQuattro fratelli, quattro orfani in cerca di una famiglia. Una strada insidiata di pericoli li attende, ma non sanno ancora cosa dovranno patire per ottenere la felicità che tanto bramano. Il nemico è sempre dietro l'angolo, pronto a colpire, a colp...