Attenderemo

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-Muovetevi! Non possiamo perderlo!- urlò Raphael con voce roca, mentre copiose lacrime solcavano il suo viso, contratto in una smorfia di rabbia e di dolore. Sentiva la ferita peggiorare, ma continuò ad avanzare, non doveva mollare. -Donnie! Da che parte è l'ospedale più vicino? Sbrigati!- ringhiò, mentre sentiva la gola bruciarli per le troppe urla
-E' a due isolati da qui.- rispose il genio, mentre teneva in braccio Klunk, sorpassando i fratelli, per farli strada
-Ti prego non morire, ti prego non morire!- ripeteva frenetico, Leonardo, disperato, la gamba ferita gli doleva, ma la sensazione che provava, ogni volta che voltava lo sguardo verso Mikey era una stretta al cuore più grande. Doveva farcela, per lui, per i suoi fratelli.
-Mikey, ti prego. Non lasciarci.- lo implorarono i tre, tra gli affanni

Finalmente arrivarono all'ospedale, entrando in tutta furia, chiedendo aiuto. Tutti i presenti si fermarono a guardarli, shockati per il loro aspetto, mentre un dottore, attirato dai rumori, li si avvicinò di corsa.
-Cos'è successo?- domandò, sconcertato alla vista di quei ragazzi e di come fossero ridotti 
-La prego, ci deve aiutare!- urlarono in coro, disperati. Il dottore li guardò, ed in fretta chiamò le infermiere con la barella, che, mentre lo trasportavano verso la sala operatoria, cercavano di far ripartire il suo cuore con il defibrillatore. Dopo che Donnie affidò il gatto nelle mani di un infermiera, seguì i fratelli affiancati alla barella, dove avevano adagiato Michelangelo, ma i medici gli impedirono di entrare nella sala, consigliandoli di farsi visitare nell'attesa, viste le loro condizioni. Tentennarono, ma alla fine, accettarono. Furono ore sofferenti, per loro. Mentre si lasciavano medicare, non riuscivano a non pensare, con rammarico al loro fratellino, e a come era ridotto. Si sentivano da schifo, lo avevano lasciato in balia di un mostro sadico; solo, di nuovo. 
Appena finirono di essere stati medicati tornarono, in tutta fretta, con la disapprovazione delle infermiere e dei dottori, dove avevano visto entrare Mikey, qualche ora fa. Chiesero informazioni, ma, a parte, sapere che fosse ancora lì dentro, nessuno gli disse altro; né come stesse, né se fosse ancora vivo.
Tra la rabbia, la frustrazione e il dolore, Raph si lasciò scivolare per terra, sopraffatto dall'angoscia e, sedendosi, con la schiena al muro, tenendosi la testa fra le mani. Donnie, invece fissava intensamente la porta dove avevano portato Mikey, continuando a piangere, disperato, temendo per la sua vita. Mentre Klunk, ripresosi; secondo il medico ed il veterinario, miracolosamente, con una fasciatura sulla schiena e sul petto, un po' zoppicando si andò a sedere vicino alla porta, in attesa del suo amato padrone. Al genio scappò un sorriso per quanto fosse leale, quel gatto.
-I-io, vado a chiamare nostro padre.. Sarà preoccupato.- sussurrò Leonardo a capo chino, interrompendo il silenzio, e avviandosi stancamente verso un posto isolato per parlare, mentre prendeva il suo cellulare, sopravvissuto a tutto l'accaduto.

Era quasi l'alba, nessuno aveva dato notizie di Mikey, e loro erano bilico; non sapevano se era vivo, se era in quarantena, o chissà cosa. Splinter era arrivato da tempo, preoccupato per le condizioni di Michelangelo, ma anche dei suoi figli, che tentò di confortare. Donnie lo aveva informato che Shredder era stato arrestato, spiegandoli che era riuscito a criptare i file della sua industria, inviando tutte le prove che lo incastravano alla polizia, ed il Sensei fu molto fiero di lui. 
Leonardo continuava a fare avanti e indietro tra i corridoi, stressato e incapace di restare fermo; Raph, invece non si era mosso, era ancora seduto nella stessa posizione da ore, troppo arrabbiato e angosciato. Splinter aveva provato a parlargli, ma non era servito a niente se non ad alterarlo di più, così aveva deciso di lasciarlo da solo, a pensare. Mentre Donnie, lui, era vuoto, dopo avergli parlato non aveva più detto niente, ed il padre, sospirò, angosciato da tutto ciò, prendendo in braccio il gatto e offrendogli del latte che aveva portato l'infermiera, per lui, in una ciotola. Sorrise, vedendo che almeno qualcuno, lì avesse fame 
Le ore continuarono a passare, si fece pomeriggio, erano stanchi, ma ancora nessuna notizia di Michelangelo. Ormai temevano solo il peggio. Leo, finalmente si era fermato da quell'andirivieni, accasciandosi al suolo, con la schiena appoggiata al muro, vicino a Raph. Anche Donnie si unì al duo, sedendosi e portandosi le ginocchia al petto, per poi avvolgerci le braccia, appoggiandoci sopra, il mento. Raphael alzò lo sguardo, posandolo sui fratelli che lo fissarono con un sorriso incoraggiante, mentre Leonardo appoggiò la sua mano sulla spalla del rosso, che ricambiò il gesto, ai due con un mezzo sorriso tremolante, in segno di gratitudine. Splinter si rallegrò, vedendo come continuassero ad essere uniti, anche in momenti tragici come quelli, poi volse lo sguardo alla porta, chiusa, e sospirò ancora. Ma proprio in quel momento, si aprì e tutti la guardarono speranzosi, alzandosi di scatto. Videro le infermiere portare Mikey in un'altra stanza, con tutta calma, mentre un medico si avvicinò alla famiglia.
-Sono il dottor House. Lei è il padre del ragazzo?- domandò il dottore, che si tolse la mascherina
-No.- rispose, Splinter con rammarico, per poi osservare i figli
-Però noi siamo i suoi fratelli!- affermò Leonardo avvicinandosi, seguito dagli altri. Il dottore li fissò diffidente e indeciso, ma poi parlò.
-Il ragazzo, aveva profonde lesioni fisiche, e delle emorragie traumatiche dovute a contusioni importanti della rottura di organi profondi. Ha perso molto sangue, ed il cuore si è fermato per tre minuti. Siamo riusciti a stabilizzarlo per miracolo, ma ha avuto molte ricadute.- spiegò, lasciandoli interdetti e con il fiato sospeso 
-M-Ma.. Ora, come sta?- osò chiedere Donnie, balbettando 
-E' in coma. Rimarrà in osservazione, ma le probabilità che si risvegli, nelle condizioni in cui è ora sono quasi nulle. E' consigliabile staccare la spina.- disse serio cercando di essere il più chiaro possibile, lasciandoli sconvolti. Era in coma, ed era quasi certo che non si sarebbe più risvegliato.
-No! Voi non staccherete un bel niente! Siete dottori? Beh, allora dimostratelo e curatelo!- urlò Raph adirato, preso dal panico
-Raphael!- lo richiamò il padre, che poi si rivolse al dottore -Lo predoni, siamo tutti sconvolti.- spiegò, mentre il diretto interessato annuì
-Non si preoccupi. Non staccheremo la spina, e penso di parlare a nome di tutti i dottori quando dico, che cercheremmo di fare del nostro meglio per fare in modo che si risvegli.- affermò, mentre i tre, e Splinter si guardarono sorridendo, più speranzosi
-Possiamo vederlo?- domandò, poi Splinter, il dottore accennò ad un sì e li fece strada
Si ritrovarono in una camera di ospedale dove, al centro c'era un letto con adagiato sopra il loro fratellino, che aveva attaccato al braccio delle flebo, mentre un macchinario monitorava i suoi parametri vitali, con frequenti "Bip". 
-Ehi..- sussurrò Donatello, ma si bloccò non sapendo, esattamente cosa dire, mentre gli accarezzò la mano, sembrava che stesse solo dormendo. Ad un tratto, Klunk, scese dalle braccia del Sensei e si andò a raggomitolare sul petto del suo padrone, che si alzava e abbassava ritmicamente
-Mikey, noi siamo qui. E attenderemo il tuo risveglio.. Perché noi siamo la tua casa, la tua famiglia. Spero solo, tu possa sentirci.- sussurrò Leo, sorridendo 
-Ti vogliamo bene.- disse Raph, facendo un sorriso forzato e sedendosi accanto a lui, immitato dagli altri che presero altre sedie, mentre Splinter venne condotto fuori dal dottore, per parlare di cosa era successo ai ragazzi, di chi avrebbe preso, in affido l'orfano, e di chi avrebbe pagato tutte le operazioni.

-Scusi, ma l'orario delle visite è finito, e i ragazzi devono tornare nelle loro stanze.- disse il dottore, che ormai sera, era entrato nella camera per avvisarli. Infatti, i fratelli sarebbero dovuti restare lì per una settimana, per degli accertamenti sulle loro condizioni fisiche
-Non potrebbero restare qui ancora un po'? Sa, non vogliono che al suo risveglio si ritrovasse da solo.- spiegò Splinter, volgendo, poi lo sguardo ai suoi figli, che stremati si erano finalmente addormentati 
-Va bene, se vuole può restare anche lei.- disse, gentile, osservando i fratelli
-Si, la ringrazio. Attenderemo qui il suo risveglio.- affermò deciso, osservandolo con gratitudine
-Allora, vi auguro buona notte.- augurò andandosene, e lasciandoli lì, chiudendo, piano la porta
Splinter sorrise, mentre accarezzava i capelli dei suoi figli. Era sicuro che Michelangelo si sarebbe svegliato presto, e dopo sarebbero stati una famiglia ancora più unita; perché lui sarebbe stato un Hamato.

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