Michelangelo

296 22 6
                                    

Il ragazzo si svegliò disteso su un divano marroncino, si guardò intorno e costatò di trovarsi in un soggiorno molto grande ed accogliente. Era circondato da tre ragazzi ed un signore; forse loro padre. Rimase sorpreso vedendo che gli avevano mostrato il loro volto, si erano cambiati.
Si alzò e d'istinto portò le mani sulla sua cintura per sfoderare i nunjaku ma rimase interdetto, scoprendo di non averla più e nemmeno i suoi quotidiani indumenti; infatti lo avevano cambiato mentre dormiva. Ora indossava dei jeans scuri ed una maglia rossa, un po' larga. Mentre comprendeva questo suo nuovo look, si ricordò di non essere più incappucciato. Sussultò intimorito; avevano visto il suo volto. Era un ragazzo dai capelli mossi, ribelli e gli occhi azzurri con una spruzzata di lentiggini sulle guance.
-Biondino, cercavi queste per caso?- domandò Raph mentre gli sventolò da sotto il naso, la sua cinta. Lì fissò confuso e spaventato ma subito si mise all'erta, pronto a lottare. Doveva riprendersi le sue armi. D'un tratto si ricordò di una cosa e, preoccupato iniziò ad osservare la stanza in cerca di qualcosa, mentre loro lo fissavano straniti, ma senza abbassare la guardia.
Ad un tratto li vide, poggiati su una sedia; i suoi vestiti. La raggiunse di corsa ed iniziò a frugare dentro i pantaloni della tuta, mentre i quattro rimasero sconcertati da quell'atteggiamento. Quando trovò quello che cercava, trasse un sospiro di sollievo.
-U.. Una bandana arancione? Dove l'hai presa?- chiese Donnie, sconvolto. Non poteva crederci; per lui era impossibile. Quel ragazzo non poteva essere suo fratello, scomparso otto anni or sono. Lo studiò meglio, ed un senso di felicità impregnò tutto il suo cuore, mentre un mezzo sorriso si fece largo sul suo volto. Qualcosa; la speranza, l'intuito, il cuore.. Tutti i suoi sensi, da ninja o meno gli stavano urlando contro, dicendogli che: sì, era lui.
-E' mia da quando avevo quattro anni, ha un significato molto importante.. E' un simbolo di famiglia.. P-Perché?- chiese timoroso, indietreggiando. Non sapeva esattamente perché gli e lo aveva detto ma, stranamente sentiva che poteva fidarsi. I tre ragazzi lo fissarono sconvolti e felici al tempo stesso mentre loro padre rimase incredulo.
-Come ti chiami?- gli chiese speranzoso, Leo con gli occhi blu che luccicarono, avvicinandosi imitato dagli altri due. Dire che erano al settimo cielo, era un eufemismo.
Il ragazzo però, approfittando di quel momento di distrazione; con uno scatto felino riuscì a riprendersi la cintura con le sue armi e di corsa si precipitò verso la prima finestra aperta che c'era, tuffandosi a capofitto. Usufruì della sua kusarigama, come rampino per raggiungere il tetto di un altro palazzo. Il suo sguardo ricade sulla finestra; lo stavano osservando ma, stranamente non lo seguirono. Non ci fece caso e tornò a saltare di palazzo in palazzo notando di sottecchi, il suo gatto che lo stava rincorrendo. Si tranquillizzò; era il suo unico amico ma adesso era meglio tornare alla sua dimora.

Leonardo era così confuso, fissò suo padre in cerca di una risposta che lui non trovava e temeva di conoscere. Non capiva davvero. Quel ragazzo era davvero Mikey? Se sì, significava che aveva vissuto tutti quegli anni da solo, abbandonato al suo destino senza di loro a proteggerlo. Costretto a rubare, a rischiare ogni giorno solo per sopravvivere. Ma se invece si fossero sbagliati? Se avessero tratto conclusioni affrettate? Continuò a domandarsi chinando il capo, rassegnato.
Tutti erano confusi, e Splinter non sapeva cosa dire per confortarli. Se quel ragazzo fosse davvero Michelangelo, la notizia avrebbe scosso tutti con rimorsi e sensi di colpa, sospirò affranto.
Raph fissava il vuoto, sconvolto, stringendo i pugni. Voleva e non voleva, che quel ragazzo fosse il loro Mikey. Scoprire che aveva vissuto tutti quegli anni in completa solitudine, in agonia.. Chissà quanto aveva sofferto.
Donatello guardava i vestiti di quel ragazzo. Continuava a sperare, doveva crederci. Così, con un colpo di genio, si precipitò con quegli indumenti nella sua camera seguito dalla sua famiglia. Si mise al computer, mentre uno strano macchinario analizzava il DNA di quei vestiti comparandolo con il suo e quello dei fratelli. Per poco non cadde dalla sedia, leggendo i risultati.
-Non posso crederci..- aveva sussurrato, esterrefatto mentre alcune lacrime di commozione sgorgarono dai suoi occhi
-Cosa Donnie?- domandò Leo, in ansia da tutti quei dati che non riusciva a decifrare e dalla nuova reazione del minore
-Quel ragazzo.. Lui è nostro fratello.- aveva balbettato sconvolto, riprese fiato e continuò:- Quel ragazzo è il nostro Michelangelo!- affermò alzandosi. I due rimasero con il fiato sospeso, sconvolti ma poi la felicità prese posto e si abbracciarono colmi di gioia mentre un senso di sollievo si faceva largo nei loro cuori alla notizia, alla nuova consapevolezza che lui fosse vivo.
-Lui è vivo! Michelangelo è vivo!- esultarono in coro, tra le lacrime, mentre loro padre sorrideva intenerito da quella scena unendosi all'abbraccio. Finalmente si calmarono ma erano ancora troppo felici ed euforici.
-Non posso crederci.. E' vivo.- aveva sussurrato Raph con un enorme sorriso, era così entusiasta
-Però questo significa che è sempre stato solo, costretto a vivere in strada.- disse Leo cupo, facendo ammutolire tutti e la felicità scomparve lasciando posto allo sconforto e ai timori che gli avevano assaliti poco tempo fa.
-Ma ora non lo sarà più!- affermò d'un tratto, Raph, stringendo i pugni, convinto
-Dobbiamo ritrovarlo!- propose Donnie deciso, facendo un passo avanti
-Figlioli calmatevi. Siete molto stanchi e sono sicuro che Michelangelo sia molto lontano ora. La città è immensa. Ci penseremo domani, ora andate a riposare.- disse Splinter con un sorriso forzato. I tre sospirarono e tutti insieme si diressero nelle loro stanze, sapendo che sarebbe stato difficile prendere sonno con la consapevolezza che Mikey fosse lì fuori, al freddo e, ancora, da solo.

Orphan LostDove le storie prendono vita. Scoprilo ora