Mostro

226 21 8
                                    

-Figlioli, è l'ora dell'allenamento.- disse Splinter tornando in soggiorno con in mano una scatola -Vuoi unirti a noi, Michelangelo?- chiese dolce, porgendogli la cinta con i suoi nunjaku
-Si, però non ho la mia tuta..- rispose prendendoli, infatti era ancora vestito con il pigiama; l'unico indumento della sua taglia.
-Non preoccuparti per questo, ho comprato una tuta della tua misura.- affermò dandogli la scatola dove dentro vi era una tuta da ninja verde e nera. I suoi occhi si illuminarono, felici e corse a provarla.
Appena tornò, euforico ringraziò il Sensei per poi raggiungere, insieme ai fratelli un dojo molto grande e spazioso. La prima ora la passarono a meditare, poi, mentre i fratelli combattevano a turni, il Sensei fece fare degli allenamenti base del ninjitsu a Michelangelo e non poté non notare la sua bravura.
-Sei più bravo di quanto credessi, e pensare che è la tua prima lezione.- disse Splinter pensieroso
-Grazie.- rispose Mikey, felice del complimento
-Te la senti di combattere contro i tuoi fratelli? Vorrei vederti all'opera.- affermò, poi mentre i tre si avvicinarono
I combattimenti si svolsero a due squadre; Raphael e Donatello contro Leonardo e Michelangelo.
Raphael partì all'attacco con i suoi Sai andando a scontrarsi con Leo che parò gli attacchi, facilmente con le sue katane, cercando di tenergli testa mentre il genio se la vedeva con Michelangelo che parava abilmente ogni suo attacco con le sue armi. Schivò di lato un calcio del maggiore, poi saltò facendo una capriola in aria e atterrando in piedi dietro le spalle di Donnie, attaccandolo con una giravolta in aria, di lato colpendolo con entrambi i piedi scaraventandolo a terra. Puntò la sua kusarigma alla gola del genio, facendo scorrere un rivolo di sangue sulla lama.
-Basta Michelangelo!- tuonò il Sensei battendo il bastone a terra, per poi correre in soccorso di Donnie insieme ai due fratelli che erano rimasti shockati da quell'atteggiamento da parte del più piccolo. Mikey si allontanò dal maggiore lasciando cadere la sua arma ai suoi piedi mentre le sue mani tremavano di paura ed alcune lacrime solcarono il suo viso; si sentì così in colpa. Gli era stato insegnato ad uccidere sempre e chiunque, ed ora quell'istinto lo stava portando a ferire mortalmente suo fratello, colui che gli era stato vicino da piccolo, che lo aveva curato e che gli voleva bene. Di certo ora non lo avrebbero più accettato, non lo avrebbero più voluto.
E con questi pensieri, raccogliendo in fretta i suoi nunjiaku si voltò, correndo nella sua stanza. Cercò di aprire la finestra ma era anch'ella sigillata. Quando sentì i passi del Sensei e dei suoi fratelli farsi più vicini, spinto dal panico e dalla paura iniziò a rompere il vetro con la sua arma, era molto resistente ma riuscì a spaccarlo, scappando. Anche se sarebbe stato punito non gli importava, non poteva restare lì. Temeva lo avrebbero ritenuto per ciò che era diventato, ciò che lui era da tempo; un mostro. Così tornò a casa.

Orphan LostDove le storie prendono vita. Scoprilo ora