Capitolo 8

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DRIIIIIIIN

Uh, come sempre sveglia alle 7 am.
Non mi ricordo bene come sia finita ieri sera, so solo di essermi ritrovata in qualche modo qui in stanza quindi tutto a posto.

Mi ci vogliono alcuni istanti in più per svegliarmi stamattina ma come se nulla fosse mi alzo dal letto percependo gli occhi delle altre puntati su di me. Li ignoro amorevolmente e mi avvio in bagno per prepararmi.

Dopo poco esco già pronta e vestita, oggi di femminile ho proprio poco. Indosso uno shorts di jeans e un felpone leggero ma enorme per me.

« Polly? Hai già abbandonato lo stile grazioso di ieri? » scherza Ann ignara del fatto che io sia ancora incazzata nera. Giro lo sguardo verso di lei per un istante e poi torno a guardare le mie cose senza degnarla di una minima risposta.

« Polly, ma che cazzo... » commenta Jen con un tono fin troppo infastidito. Lei infastidita? Ma che cazzo vuole? Non sono io ad essermi dimenticata dei diciotto anni di una delle mie più care amiche. Le lancio un'occhiataccia e recupero la roba di scuola uscendo poi successivamente dalla camera senza dire o ascoltare più nulla.


Ancora frastornata mi incammino verso scuola, senza far colazione.
Se prima era una brutta cosa il fatto che fino a pranzo non vedo nessuno dei miei 'amici', ora è un gran sollievo. Devo calmarmi o rischio veramente di picchiare qualcuno...


Purtroppo le lezioni passano tutte velocemente e noiosamente, non che io sia stata molto attenta, ho sentito solo qualche parola su una ricerca da fare, su Shakespeare o roba così.

È già ora di pranzo e io non ho tutta questa voglia di condividere il tavolo con loro. Non so se sto esagerando, ma me la sono legata al dito questa cosa. Per me era importante, ed ho il diritto di essere arrabbiata.

Quando arrivo al solito posto loro sono già tutti lì seduti, i ragazzi si girano a guardarmi e mi salutano, ma io fingo di non 'accorgermene' e tiro dritto verso un altro tavolo. In tempo record vedo Edo alzarsi e venire verso il mio tavolo, alzo gli occhi al cielo ma lui non indietreggia, anzi prosegue fino a sedersi sulla sedia davanti a me.

Io non parlo, sto fissando il telefono senza prestargli la più minima attenzione.

« mi spieghi che cosa ti prende? » mi chiede dopo qualche minuto di silenzio con tono pacato. Bene, stai iniziando bene. Alzo appena lo sguardo verso di lui per poi farlo ricadere nuovamente sullo schermo del telefono che intanto aveva emesso un suono.

« Polly, guardami cazzo, posa quel telefono e dimmi che ti prende » afferma sta volta con un tono leggermente più duro. Male, moooolto male.

Alzo lo sguardo nuovamente ma solo per vedere se per caso sta arrivando il cameriere, ma nulla perciò lo riporto sul display.

« ARIA POLLISBERK DAMMI QUEL CAZZO DI TELEFONO E UNA SPIEGAZIONE  » afferma questa volta con un tono altamente più deciso e prendendomi il telefono dalle mani.

COME HAI OSATO.

« ridammelo. » « no, non ti serve ora. Dimmi che cavolo ti prende da ieri sera » « dovresti saperlo che cazzo mi prende brutto idiota » sputo fuori velenosamente guardandolo con uno sguardo di sfida, cosa che stava facendo anche lui prima che io pronunciassi quelle parole.

« io? Perché dovrei saperlo? Ho fatto qualcosa di male? »passa all'autoesame con un tono leggermente ironico, « tutti voi avete fatto qualcosa di male, magari non ve ne frega nulla, ma per me era importante » affermo con tono deciso incrociando le braccia.

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