Capitolo 26

13 2 0
                                    

Mi sembrano passati i secoli da quando ho chiuso gli occhi, e ora riaprirli mi sembra quasi più impossibile di prima.

Trovo la forza di aprire leggermente le palpebre e tutto ciò che vedo intorno a me è una stanza di ospedale.

Merda, non di nuovo.

Cerco intorno a me qualcosa o qualcuno di famigliare, ma al momento la stanza è completamente vuota.

Contro la mia volontà do un'occhiata al ginocchio che attualmente non mi fa nemmeno tanto male. Ho delle bende tutto intorno ed è steccato in modo che io non possa muoverlo. Non so cosa mi abbiano fatto o quali siano le conseguenze ma vorrei avere informazioni il prima possibile. Sono sicura che saranno pessime, anzi catastrofiche ma almeno saprò cosa mi aspetta.

Nel tentativo di cercare dell'acqua noto un pezzo di carta sul mobile accanto a me. Ignoro il dolore ai muscoli che provo muovendomi ma riesco a raggiungerlo e ad accartocciarlo nella mia mano.

Una volta tornata ad una posizione consona lo scartoccio leggendo cosa vi era scritto sopra. Leggerlo mi riporta alla mente anche se in maniera confusa tutto ciò che mi è successo dalla caduta all'ospedale. Non so quanto sia passato ma ricordo perfettamente le parole di quei due uomini in giacca e cravatta.

Senza pensarci due volte farfuglio cercando il mio telefono e una volta trovato digito il numero sul display facendo partire la chiamata. 

Squilla due volte ma nessuna risposta. Riprovo.

Altri due squilli ma ancora nessuna risposta.

Improvvisamente la porta della mia stanza si spalanca permettendo così alla figura di Edoardo di farsi spazio per entrare.

- ehi sei sveglia - afferma una volta aver notato che ero seduta eretta sul letto in preda al panico.

- Edo non mi rispondono... lo sapevo avranno già cambiato idea... chi la vuole una come me... - mormoro sentendo le lacrime di nuovo raggiungere i miei occhi.

Edoardo viene a sedersi sul bordo del letto prendendomi una mano tra le sue - piccola siamo in Germania te lo ricordi si? - mi spiega parlando come si parla ad una bambina - è piena notte a New York, per questo non ti rispondono - conclude poi con un leggero sorriso sul volto causato probabilmente dalla mia stupidità.

QUANTO SONO IDIOTA.

- quindi non hanno cambiato idea? mi vogliono ancora - sussurro come se avessi paura che dicendolo troppo forte non possa essere vero, - si nana, nessuno ha cambiato idea. Non so ancora in che forma ma ti vogliono al 100% -.

Quelle parole riescono a strapparmi il primo sorriso della giornata, e purtroppo anche l'ultimo.

Pochi istanti dopo ci raggiungono in stanza due medici seguiti dai miei genitori.

I miei genitori? che diavolo ci fanno qua?

- non ti allarmare, li ho chiamati io prima che ti facessero l'intervento - mi spiega Edo che a quanto pare aveva letto i miei pensieri.

- okay signorina Pollisberk come ben saprà abbiamo delle notizie riguardanti il suo ginocchio e la sua salute futura - inizia a spiegare uno dei due medici senza molti giri di parole.

- me lo dica è basta, potrò ancora ballare a livello professionistico? - rispondo io stringendo la mia mano in quella di Edoardo.

I due medici si scambiano un'occhiata e poi tirano un sospiro dispiaciuto.

- ci dispiace doverle dire ciò ma no, non sarà più in grado di reggere lo sforzo che una carriera da ballerina professionista comporterebbe. Il suo ginocchio ha subito due lesioni molto gravi in meno di un anno e questo ha comportato un indebolimento permanente del menisco - conclude il medico cercando di restare impassibile; - come ha detto il mio collega siamo molto dispiaciuti ma è per il suo bene e per la sua salute - aggiunge l'altro lasciando poi la stanza insieme al compagno.

Per un minuto non riesco a dire o fare nulla.

Lo sapevo. Non mi aspettavo nulla di diverso. Il mio stomaco se lo sentiva fin da prima della gara. Non voglio crederci. Non posso crederci. Tutto quello che ho sempre sognato mi è stato portato via.

Avete presente quella frase che tutti ti dicono sempre? Never Say Never. Mai dire Mai. Come se la vita alla fine potesse sempre sorprenderti con qualcosa di positivo. Beh non è cosi. Sono tutte bugie. La vita è come un coltello appeso sulla tua testa, sempre pronto a trafiggerti il cranio quando meno te lo aspetti.

- la mia vita è finita - sussurro tutto un tratto.

Intorno a me tutti mi guardando, ma nessuno ha il coraggio di dire nulla.

Beh perché non c'è nulla da dire, questa è la mera verità.

Sono passate ormai alcune ore da quando mi hanno dato la notizia più brutta della mia vita, ma il mio umore non sembra migliorare.

Al momento in stanza ci siamo solo io e Edoardo, ma prima è passata a trovarmi Miss Kate e per quanto lo sguardo rassegnato nei suoi occhi sia stato peggio di una lama affilata, mi ha fatto piacere la sua visita.

- Edo, cosa farò adesso? La danza era il mio tutto, sono nulla senza di essa - sussurro improvvisamente dal mio letto richiamando l'attenzione di Edoardo che stava fissando fuori dalla finestra da almeno mezz'ora.

Lui si gira a guardarmi e accenna un sorriso che dovrebbe essere di conforto, - piccola una soluzione la troveremo okay? Forse non potrai ballare a livello professionistico è vero, ma ci sono tante altre cose che puoi fare nel mondo della danza - mi piega con tono calmo avvicinandosi al mio letto.

Io sospiro abbassando per un istante lo sguardo pronta a rispondere quando il suo del mio cellulare irrompe nella stanza.

Allungo una mano raggiungendo e quando leggo il nome sul display perdo un colpo rispondendo senza aspettare niente.

- pronto? si sono io, si si assolutamente la ascolto - affermo mettendosi seduta composta sul letto e maledicendomi mentalmente per essermi mossa cosi velocemente e aver causato un brivido di dolore in tutto il mio corpo.

- si certo capisco - affermo sentendo il mio tono di voce calare appena per la delusione - come prego? Sta dicendo sul serio? Certo che accetterei! In seduta stante! Oh dio la ringrazio, no davvero grazie mille! Passi una buona giornata arrivederci. - concludo chiudendo la chiamata e posando il telefono sulle mie gambe.

Edoardo non ha mai smesso di fissarmi nemmeno per un istante e il fatto che in questo momento io sia in silenzio a guardare un punto fisso lo rende ancora più nervoso.

- Chi era? Che ti ha detto? - mi chiede sedendosi sul bordo del letto cosi da potermi guardare in volto.

Sposto il mio sguardo dal muro di fronte a me ai suoi occhi e percepisco le lacrime venire a galla per l'ennesima volta e rigarmi le guance.

Un sorriso si fa spazio sul mio volto e dopo aver preso fiato apro la bocca per far uscire le parole che tanto avevo aspettato e ch enon credevo sarebbero mai arrivate

- mi vogliono Edo... vogliono che venga ad insegnare ai più giovani della compagnia - sussurro solamente guardando il ragazzo più bello del mondo seduto di fronte a me, - la mia vita non è finita edo la mia vita sta iniziando - concludo scoppiando in un pianto esasperato di gioia cadendo tra le braccia del mio fidanzato.

Edoardo non apre bocca, mi stringe semplicemente a se accarezzandomi la schiena e una volta che mi distanzio di poco da lui, raccoglie il mio viso tra le sue mani e si avvicina lentamente lasciando pochi centimentri tra le nostre labbra.

- sono cosi fiero di te - sussurra infine premendo poi con tutta la dolcezza che ha i corpo le nostre labbra insieme in un bacio che esprime tutte le emozioni che entrambi stiamo provando in questo momento.

E' fatta. La mia vita comincia da qui. Non so voi, ma io non vedo l'ora di scoprire cosa il futuro ha in serbo per me perchè alla fine dei conti, nonostante tutto, io ci credo al Never Say Never...

e voi?

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 07, 2018 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

E tu, credi nel Never Say Never?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora