Love is protecting your better half from world's evilness

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KILLIAN POV

Ero ancora indeciso se essere più arrabbiato o preoccupato mentre salivo le scale per raggiungere l'ufficio di Emma. Era ormai l'una e mezza passata, e due ore prima mi ero svegliato con un bigliettino ed un cornetto accanto al letto: "Devo fare un salto in ufficio, quindi non ti preoccupare, non sono scomparsa. Tornerò per pranzo, probabilmente prima che tu ti svegli, ma in caso ti lascio la colazione. Il caffè c'è, devi solo scaldarlo. Emma."
Innanzitutto si era sbagliata, non mi ero alzato all'ora di pranzo ma alle 11.30, dunque quella colazione mi aveva fatto comodo dato che la zia era uscita a fare la spesa, poi avevo cercato di avere pazienza approfittando della calma per fare delle cose, pur non approvando la sua decisione di andare a lavorare quando avrebbe dovuto riposarsi. In fondo cosa le costava passare una giornata tranquilla?! Non l'avrei costretta a stare a letto, non ne aveva bisogno, ma di un po' di pace sì: era pur sempre stata rapita da un pazzo maniaco che aveva cercato prima di violentarla e poi di congelarla viva, dannazione. Saremmo stati insieme ed avremmo giocato con la wii, cosa che adorava come me, e capitava spesso che facessimo le ore piccole senza accorgercene.
Alle 12.30 le avevo mandato un sms, per capire se iniziare a cucinare o meno; ovviamente non mi aveva risposto, quindi 20 minuti dopo avevo provato a chiamarla. Ancora senza risultati.
Avevo riprovato all'una e un quarto, e a quell'ennesimo tentativo fallito avevo iniziato davvero ad irritarmi. O preoccuparmi. Oppure un misto di entrambe le cose, non sapevo dirlo con esattezza.
La zia aveva tentato di rassicurarmi ricordandomi che Emma fosse adulta, ma dopo l'accaduto non me l'ero sentita di stare ad aspettare, quindi mi ero vestito velocemente e avevo preso la moto.
Arrivato al terzo piano, la prima cosa che notai fu la porta leggermente socchiusa, e preso dal panico non esitai prima di afferrare la maniglia ed irrompere nella stanza.
Se fossi più spaventato io o le ragazze fu difficile da stabilire, soprattutto la mora che fece un salto nel voltarsi verso di me.
-Killian! Cosa... che diavolo ci fai qui?!- esclamò invece Emma dopo un attimo ti esitazione, e mi raggiunse sorpresa, reazione che mi irritò ancora di più.
-Tu cosa ci fai qui!- feci quindi -Non dovevi tornare per l'ora di pranzo? E poi nemmeno dovresti essere in ufficio, saresti dovuta stare a riposo almeno oggi!
-Riposo? Stai male? Io non ne avevo idea, mi dispiace...- intervenne la giovane dietro di noi, con tono di rammarico. Certo che non lo sapeva, era chiaro che l'aveva chiamata ed Emma non era stata in grado di rifiutare quell'incontro.
-Certo che non sto male Lyla, tranquilla. È solo che questo qua non si fa i cavoli suoi! Fuori Jones, oppure ti ci sbatto io!- aggiunse carica di rabbia; era assurdo come riuscisse a far paura anche solo alzando leggermente la voce. Ma una volta tanto avevo ragione io, e non potevo dargliela vinta così, doveva iniziare a prendersi cura di sé stessa!
-No Swan, io...
-No?! Esci. Immediatamente. Sono con una cliente, quindi fuori di qui e non farmelo ripetere.
Avrei voluto controbattere ancora, ma quello sguardo che se avesse potuto mi avrebbe fulminato, mi fece capire che non non sarei mai riuscito ad avere la meglio.
Salutai quindi la cliente con un cenno della mano sotto lo sguardo furioso dell'altra, e lasciai la stanza, chiudendomi la porta dietro. Ma che colpa ne avevo io se prometteva cose e poi spariva senza neanche rispondere a un messaggio?! Non era possibile che fosse in colloquio da più di un'ora ormai, di che diavolo stavano discutendo?
-Carino il tuo ragazzo...
-Mai quanto irritante- furono le ultime parole che sentii, prima che le due tornassero probabilmente alla scrivania, lontano dalla porta dove non potevo sentirle.
Eppure, quel commento acido di Emma mi fece pervadere da uno strano moto di gioia: certo, mi trovava irritante, ma non aveva negato che fossi il suo ragazzo. Neanche con una perfetta sconosciuta. Quindi, in fondo, mi considerava il suo ragazzo. E lei era la mia ragazza.
Ovviamente non ne avrei fatto parola con lei, perché un po' mi vergognavo di quella reazione da quattordicenne sfigato che aveva appena trovato una ragazza. Tuttavia, quella consapevolezza non mi spense il sorriso, e mi poggiai contro la parete opposta a giocare col cellulare per far passare il tempo più in fretta.

Two Unusual Manhattan's Partners in Crime - The Lost Swan TrilogyWhere stories live. Discover now