Past and Present

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EMMA POV

Irruppi in casa di Killian gridando a gran voce il nome di Ruby: in quel momento poco mi importava che avrei svegliato tutti. Quei due grandissimi idioti stavano facendo una sciocchezza ed io me ne ero accorta troppo tardi. Ovviamente avevo chiamato subito l'FBI, a questo punto senza il loro aiuto dubitavo di riuscire a trovare una soluzione.
-Emma, cosa...- borbottò la mora uscendo dalla sua stanza, strofinandosi gli occhi -Perché stai urlando? E hai visto Liam?
-No Ruby! Quei due coglioni dei nostri ragazzi sono andati a trovare il paparino senza dirci niente! Killian mi ha lasciato un biglietto, guarda!- esclamai porgendoglielo, facendo il possibile per evitare di scoppiare in lacrime. Dovevo essere forte se volevo riuscire a trovare il mio uomo.
-No... no, no, no, no. No Emma, non può essere... LIAM!- gridò guardandosi intorno disperata, pur sapendo che non avrebbe ricevuto risposta. Ma potevo capirla perfettamente, in un primo momento non avevo voluto crederci neanch'io. Non avevo voluto credere che potesse essere così stupido.
-Invece può essere. L'hanno davvero fatto quei due... coglioni!
-No!- ripeté, prendendomi per le spalle con l'orrore nello sguardo -Tu non capisci Emma, Liam non può andarsene. Liam non può lasciarmi, non può morire, non può, io... io sono incinta, Emma!- gridò a piena voce, lasciandomi stravolta a guardarla negli occhi, a bocca aperta.
Ecco perché era stata così strana e silenziosa, il giorno precedente, era incinta e doveva averlo appena scoperto! Dio, non sapevo neanche cosa dire per far stare meglio la mia migliore amica. Quindi le offrii semplicemente la mia spalla per lasciare che sfogasse tutte le sue lacrime, e la strinsi forte per farle capire che ero lì per lei, e avrei fatto il possibile perché tutto fosse andato per il meglio.
Non riuscivo neanche lontanamente ad immaginare come dovesse sentirsi in quel momento.
-Tesoro... lui... lui lo sa?
-No... no lui non sa niente, lo so solo io e stavo cercando di capire come dirglielo, voglio dire, stiamo insieme da nemmeno un mese! Ma... se solo l'avessi fatto ora sarebbe qui con me... non ci avrebbe lasciati da soli!- esclamò, tra singhiozzi e lacrime sempre più copiose. Dal canto mio non dissi niente, non perché non la capissi, anch'io avrei agito come lei se mi fossi trovata nei suoi panni, ma perché non sapevo come confortarla. Aveva ragione. Ero certa che Liam non avrebbe mai lasciato la sua ragazza per affrontare quello psicopatico del padre se avesse saputo che fosse in attesa del loro bambino.
-Tornerà, Ruby. Lo troverò. Li troverò, te lo prometto... se pensano che me ne starò qui con le mani in mano si sbagliano di grosso. Aspetto solo che arrivi l'FBI, magari riescono a localizzarli e... beh, qualcosa ci inventeremo, vedrai.- le assicurai, nel tentativo di convincere anche me stessa. In fondo non c'era nessuna alternativa, li avrei trovati a qualsiasi costo: come avevo detto a Killian, non potevo perderlo, e non avrei permesso a nessuno di portarmelo via.
-Ragazze... cosa... che succede qui? I ragazzi stanno dormendo?
Mi voltai di scatto, per accorgermi che Ester e le altre tre ci avevano raggiunte.
Bastò uno sguardo per fargli capire che purtroppo i ragazzi non erano con noi.

***


KILLIAN POV

-Non riesco a credere che viva a meno due due ore a New York e nessuno sia riuscito a rintracciarlo...- borbottai, mentre mi incamminavo con Liam tra le strade deserte di Deagel, città fantasma vicino New Hope, tra lo stato del New Jersey e la Pennsylvania. Quel malato di mente doveva sicuramente aver visto al cinema "Città di Carta" per trovare un posto del genere.
Quando avevo ricevuto l'sms, il mio primo istinto era stato voltarmi verso Emma per dirglielo subito... ma era svenuta. E se si trovava in quello stato, la colpa era proprio di quella situazione ingestibile. Quindi avevo deciso di prendermi del tempo per riflettere sul da farsi; anche Liam era stato della stessa idea, così avevamo comunicato tramite messaggi per non far sospettare le ragazze.
Ancora non ero convinto della decisione che avevamo preso, ma era la migliore: Brennan era stato chiaro, se non fossimo andati da soli avrebbe ucciso Ingrid e poi tutti i nostri accompagnatori. Sapendo di cosa fosse capace, non avevamo voluto rischiare.
-E' difficile trovare qualcuno in un posto che praticamente non esiste. Siamo a due passi da New York ma è come se fossimo fuori dal mondo...- constatò, e dopotutto non aveva tutti i torti. Quella città probabilmente esisteva in un'unica cartina, se non solo nella sua testa.. Quando tornai con lo sguardo sullo strada rimasi a bocca aperta – dimenticando solo per un istante che forse non avrei mai più rivisto la mia Emma.
Davanti a noi si ergeva una villa enorme in un giardino altrettanto grande con un perimetro circondato per tre quarti da alberi. La casa aveva ben quattro piani, tanto che mi venne naturale chiedermi se l'avesse costruita da solo. Che senso aveva collocare un'abitazione del genere in un posto come quello? Ovviamente, però, non poteva essere stata portata a termine in meno di un mese.
Senza dire neanche una parola raggiungemmo il portone d'ingresso, e solo in quel momento ci guardammo negli occhi. Stavamo per entrare nella tana del lupo, che per ironia della sorte era nostro padre.
-Dovremmo... suonare?- borbottai, ma prima che Liam potesse rispondere la serratura scattò, e davanti a noi si presentò un sorridente Brennan Jones vestito di tutto punto, con tanto di cravatta.
-Benvenuti ragazzi miei, è bello avervi finalmente qui!
-Libera Ingrid e verremo a prendere un tè o qualsiasi diavolo di cosa tu voglia.- decisi di mettere subito in chiaro: se voleva che stessimo al suo maledetto gioco doveva darci qualcosa in cambio.
-Purtroppo non posso mandarla a casa, è parte di... diciamo dell'insieme. Ma non vi preoccupate, quando mi avete assicurato che sareste venuti l'ho liberata e medicata, sono un uomo di parola. Sarà anche lei a fare colazione insieme a noi.
-Colazione alle 6... una volta cenavi alle sei. Con un boccale di birra, dopo averne bevute a decine in giro per i locali.- commentò Liam, entrando per primo nel giardino della casa infernale seguito da me. L'idea non mi piaceva affatto, ma eravamo lì e non potevamo più tirarci indietro: speravo solo che tutto si sarebbe risolto per il meglio e che Emma non mi avrebbe detestato troppo. Lei aveva fatto già tanto per me, era ora che ricambiassi il favore e tornassi da lei senza più problemi, ma solo con promesse per il futuro. E il presente. Saremmo tornati ad essere partner come prima, avremmo risolto decine di casi pericolosi insieme... solo che sarebbero state situazioni che non avrebbero coinvolto i nostri parenti psicopatici e assassini.
Per quanto tentato, scelsi di non dare a quell'uomo la soddisfazione della mia curiosità, quindi mi limitai a seguirlo fino alla porta con lo sguardo puntato in avanti.
Solo una volta incrociai lo quello di mio fratello che si voltò a guardarmi, e il motivo era chiaro. Era preoccupato per me. Io avevo vissuto più pesantemente di lui ciò che era successi più di 20 anni fa, perché ero stato io ad assistere alla violenza e assassinio di mia madre. Ci avevo pensato, ovviamente. In macchina, mentre Liam guidava in direzione dell'incontro, i flash delle immagini degli ultimi momenti di mia madre non mi avevano dato tregua. Ma non avevo detto niente, non volevo preoccuparlo ulteriormente dato che non ce n'era bisogno. Nonostante tutto stavo bene e sapevo di poter gestire la situazione: non ero più un dodicenne, adesso ero un uomo.
-Eccoci qua!- esordì quando fummo tutti e tre finalmente dentro -Allora, che ve ne pare della nostra nuova casa? Non è bellissima?
-La nostra casa? E da quando in qua...- sbottai, dando una veloce occhiata in giro: tanto bastò per convincermi che fosse ancora più folle del previsto. Tutto quel lusso era qualcosa di assurdo, quella villa doveva costare più o meno quanto il palazzo della Regina d'Inghilterra: non potevano essergli bastati quei due milioni di dollari che aveva preso da me. Dovevano essergliene serviti minimo 5 volte di più – a meno che non se ne fosse appropriato illegalmente, cosa non da escludere.
-Da quando siamo di nuovo una famiglia. Casa mia è anche casa vostra, ma venite in cucina... vi spiegherò tutto davanti a pancake e cioccolata calda. Mi dispiace non aver invitato le signorine, ma prima di farle unire a noi volevo parlare coi miei figli.- spiegò allegramente, e percepii Liam gelare sul posto come me. Che storia era quella? Aveva promesso che se l'avessimo raggiunto non avrebbe toccato le ragazze.
-Emma, Ruby e le sorelle ne stanno fuori. Erano questi i patti!
-Per adesso. Ma non vi preoccupate, ragazzi... dopo la nostra chiacchierata credo sarete d'accordo con me. Forza, prima che la colazione si raffreddi!- taglio corto e ci condusse in cucina.
La tavola era imbandita per quattro, ma la donna non era seduta. Era poggiata contro il forno, la mano destra avvolta in una spessa fasciatura e il volto bianco come un lenzuolo incorniciato da biondi capelli spettinati. Dava l'impressione che sarebbe potuta svenire da un momento all'altro.
-Ingrid...
-Esatto. Cara, da' il benvenuto ai miei figlioli e siediti pure con noi, non hai una bella cera.
-E mi chiedo di chi sia la colpa!- esclamai, poi senza riuscirmi a contenere lo colpii dritto in faccia: vedere quella povera giovane donna ridotta in quel modo mi dava il voltastomaco. Chissà cos'altro le aveva fatto!
Purtroppo, però, il mio attimo di gloria durò pochi istanti; il vecchio in qualche modo riuscì a reagire, assestandomi un pugno nello stomaco, tanto forte da farmi perdere l'equilibrio.
-Brennan, fermati!- esclamò Ingrid, e in un attimo la sentii accorrere ai miei piedi, per poi poggiarmi un braccio dietro la schiena.
-Non provocarlo, per favore... ti senti bene?- mi domandò gentilmente, e quando il dolore iniziò a passare riuscii a metterla a fuoco. Se non avessi saputo come stessero le cose, avrei detto che fosse la madre naturale di Emma. Si somigliavano molto, a mio avviso.
-Sto bene, grazie. Non ti preoccupare... e... stanno bene anche loro- aggiunsi con uno sguardo d'intesa, in maniera tale che potesse capire a chi mi riferissi. Nonostante la stanchezza, il suo viso si illuminò e con la mano sana mi aiutò a tirarmi su.
Liam invece stava trattenendo mio padre, e lo vidi sospirare sollevato quando mi ritrovai in piedi.
-Basta litigare- fece quindi -Brennan, sei qui per parlarci.
-Preferirei "papà". Sono qui per parlarvi, ma tuo fratello deve ricordarsi di portare rispetto a suo padre... era solo un piccolo promemoria, spero tu stia bene figliolo.
-Certo- dissi a denti stretti, mordendomi la lingua per non aggiungere altro. Ammiravo da morire Ingrid per il sangue freddo che stava mantenendo nonostante la sua situazione: era una grande donna.
A quel punto ci sedemmo tutti a tavola, e pensai che pur avendo lo stomaco chiuso avrei perlomeno mangiato un pancake per fare in modo che la malcapitata non li avesse preparati per niente.
-Ingrid sembra piacervi, non è così ragazzi?
-Certo. È l'esatto contrario di te.- replicai, e mentre la donna tratteneva il fiato, Liam mi pestò un piede. Avevano ragione probabilmente, ma trattenermi si stava dimostrando troppo complicato.
-A te, Liam?
-La risposta di mio fratello vale anche per me.- disse, ma questa volta Brennan non sembrò arrabbiarsi: anzi, sorrise raggiante.
-Bene! So di non poter sostituire vostra madre... ma... sembra abbia scelto bene, dopotutto. Vedete? Possiamo ancora essere una splendida famiglia. Quando si uniranno anche le vostre bellissime ragazze insieme alle figlie della dolce Ingrid, sarà tutto perfetto.
Mi morsi la lingua per non rispondere: davvero ci aveva chiamati solo per quell'assurda proposta che ovviamente non avremmo potuto accettare mai e poi mai? Era così folle, o c'era qualcosa che avremmo potuto dargli perché sparisse dalle nostre una volta per tutte?
-Potresti tenerti i miei soldi, sai. Se... se ci lasci stare. Tutti.- azzardai quindi. Dei soldi non mi importava, non quanto avere una vita felice e mediamente tranquilla insieme ad Emma. In più, col nuovo libro sembrava sarei di nuovo riuscito a guadagnare un paio di milioni, e me li sarei fatti bastare senza problemi fino alla pubblicazione del prossimo.
-Oh figliolo, non sono i soldi che voglio! Ho usato tutto ciò che avevo per comprare questo piccolo paesino per noi, così da poter avere una vita tranquilla. Mi spiace per essere ricorso anche al tuo conto, tra l'altro, ma mi mancavano dei soldi per... sai, ringraziare chi si è occupato delle costruzioni e tutto il resto.
Mi scambiai un'occhiata con Liam e Ingrid, a quanto pare era davvero serio. Voleva davvero quell'assurda grande famiglia felice, con la povera donna a farci da matrigna o qualcosa del genere. Tra l'altro era più giovane di quanto non mi fosse sembrata in foto, doveva avere al massimo quarant'anni... praticamente avrebbe potuto essere mia sorella considerato che Liam ne aveva 38.
-Non puoi tenere fuori le ragazze? E lascia andare Ingrid... hai noi. Siamo noi la tua famiglia, non ti bastiamo?- intervenne Liam, con calma. Se fosse riuscito a convincerlo a liberarla, avremmo guadagnato del tempo. Era chiaro che non saremmo rimasti lì per sempre, ma avremmo trovato una soluzione senza che di mezzo ci fosse in palio la vita di altre persone.
-Oh, sciocchezze, non vi priverei mai delle donne che amate! Così come non potrei privare una madre delle sue figlie... loro non erano parte del piano, ma quando involontariamente le ha coinvolte mi ha ricordato che sarebbe stata una crudeltà. Forza, finiamo di fare colazione. Poi vi porterò a vedere le vostre stanze, le stanze dei bambini che avrete e tutto il resto... sarà una bella giornata! Poi ci organizzeremo per preparare una degna accoglienza alle altre... dopotutto se lo meritano, dico bene? Oh, e giusto perché sappiate... per favore, lasciate i telefoni spenti. Odierei fare di nuovo il duro.

Two Unusual Manhattan's Partners in Crime - The Lost Swan TrilogyWhere stories live. Discover now