Promise me I won't lose you

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KILLIAN POV

Questa volta, tuttavia, furono le labbra di Emma a spingermi con ferocia. Nonostante lo shock iniziale mi fu impossibile rimanere fermo ad indugiare, e ricambiai quel bacio con la stessa forza, la stessa passione. Fino a che entrambi non restammo senza fiato, e la ragazza poggiò le mani sul mio petto per prendere dei grandi e profondi respiri. Dio, era perfetta.
-Ti... ti ho fatto male? Scusa...- sussurrò ancora fiacca, riflettendo i suoi bellissimi occhi nei miei.
-Co... sa?- borbottai, leggermente confuso. Era pazza? Male?
-La testa, Killian.
-Ah... che? No, certo che no...- la rassicurai, cercando di riscuotermi.
-Sei bravo a farmi arrabbiare, lo sai? Ma sei altrettanto abile a farti perdonare...- ammise infine, abbassando lo sguardo; -Non sto dicendo che hai fatto bene a mentirmi, quindi non farlo mai più. Però... però hai ragione, se me l'avessi detto ora non saremmo qui.
-Lo so...- sussurrai, passando una mano tra i suoi capelli spettinati a causa del cappello che le era caduto durante il bacio -Tu porti sempre il peso del mondo sulle spalle... sei fatta così. Lo so bene, so in che guaio mi sono messo innamorandomi di te... ma per una singola volta ho avuto l'occasione di darti un attimo di tregua... e l'ho colta.
La giovane sorrise lievemente, quasi timidamente, e posò di nuovo le labbra sulle mie, solo questa volta con più leggerezza.
-Grazie. Io... non sono molto espansiva in queste cose ma... sei la cosa migliore che mi sia capitata.
Le lacrime che mi si erano posate sugli occhi mi impedirono di vedere chiaramente chi dei due fosse più emozionato, ed istintivamente la strinsi forte a me.
Era vero, non era espansiva, non passava le giornate a ripetermi parole dolci, ma proprio per questo, quando lo faceva, il mio cuore scoppiava di gioia.
-Spegni il telefono...- fece poi, sollevandosi nuovamente -Ti perdono, ma spegni il telefono. Ti godrai questo week end esattamente come me, senza preoccuparti di ricevere messaggi minatori...
-Sì, certo... lo faccio subito.- scossi la testa divertito, e presi quel povero iPhone che era di nuovo caduto a terra: era solo un miracolo che non si fosse ancora rotto.
-Ecco fatto! No, aspetta che stupido... volevi vedere le foto!
-Shh, frena. Le vedremo in un altro momento. Ora ho un'altra idea...- sussurrò suadente, e senza distogliere lo sguardo mi tirò giù la zip della giacca, per poi sfilarla e lanciarla sulla sedia lì accanto.
-E il tuo mal di testa? Credevo volessi riposare...- la provocai con un'alzata di sopracciglio, mentre riservava al suo cappotto la stessa sorte del mio.
-Me ne sono dimenticata... ma voglio ancora riposare. Solo, non vedo perché non possiamo farlo insieme... in quella comoda vasca idromassaggio che non vorremo di certo sprecare...
-Hai ragione. Non posso farti sprecare ciò per cui hai pagato... sarei una brutta persona- stetti ancora al gioco, e le feci cenno di sollevare le braccia per toglierle il maglione.
-Lo saresti- asserì, una volta rimasta con solo una canottiera bianca addosso ed un reggiseno rosso di cui si intravedevano le spalline.
Un momento.
-Swan. Ti sei messa... il mio regalo di Natale?
-Ti dispiace?- scosse le spalle con fare innocente, e non seppi quale forza riuscì a trattenermi dal saltarle addosso immediatamente.
Forse la voglia di fare le cose con calma, di godermi ogni istante senza fretta, e di farla mia nella maniera più intensa possibile.
-No, certo... ma devo proprio chiedertelo. Hai indossato questo completino sexy per sedurmi?
-Mmh... Volevo ricreare a modo mio quella scena di Charles e Leia che non ho letto... mi sono fermata giusto prima per poter... offrire allo scrittore la mia versione.- spiegò, e prima di lasciarmi rispondere si dedicò al mio maglione, lasciandomi a petto nudo.
Rimase quindi a guardarmi, e con l'indice iniziò a percorse i contorni dei miei pettorali e degli addominali, facendo rabbrividire ancora il mio corpo già ardente.
-Ti piace quel che vedi?
-Beh... c'è di peggio...- sorrise, lasciando scivolare il dito sempre più in basso, fino ad arrivare all'elastico dei pantaloni: se la sua intenzione era quella di uccidermi, ci stava riuscendo.
-Meglio del tipo dell'aeroporto che non poteva fare a meno di palparti?
-Ancora con questa storia? Sul serio?
Allora incrociai le braccia al petto, e lei alzò gli occhi al cielo; quando eravamo passati sotto il metal detector all'aeroporto di New York, quando era passata lei era suonato, e per i miei gusti il tipo della security l'aveva ispezionata un po' troppo.
-Muori dalla voglia di sentirtelo dire, vero? D'accordo... sei molto più affascinante tu. E sexy... e apprezzo il fatto che vada regolarmente in palestra.
Sorrisi compiaciuto, e lei scosse la testa divertita, prima di catturare le mie labbra per un ulteriore bacio. Sapeva essere violenta, ma anche tenera.
-Grazie Swan... lo ammetto, volevo sentirlo da te, sì.
-Lo so. Ora però sta' fermo e lasciati spogliare, non possiamo fare il bagno vestiti.
Sorrisi senza dire altro, e restai immobile a lasciarla finire: quando mi aveva accennato di saperci fare non stava affatto scherzando: com'era possibile che ogni volta che mi sfiorava il mio cuore iniziasse a battere forte e la mia pelle a rabbrividire?
Restai ad osservarla all'opera, e quando si chinò per slacciarmi le scarpe, il suo fondoschiena risaltò a meraviglia anche con i pantaloni ancora addosso.
Poi mi mozzò il fiato.
Concentrato com'ero sulle sue forme sode e perfette, non riuscii a prevedere la sua mano lungo la mia erezione mentre mi sfilava i boxer.
Poi, quando sostituì le mani con le labbra dovetti poggiarmi contro il muro: ero sconvolto.
-Emma...- sussurrai con la voce mozzata, cercando disperatamente un appiglio.
-Sh... è il mio turno.- sussurrò a voce molto bassa, per poi far di nuovo scorrere le labbra lungo la mia eccitazione.
Quando percepii la sua lingua calda, persi completamente la ragione.
Si muoveva leggera: su, giù, poi indugiava, e poi riprendeva, e io non potevo fare altro che gemere poggiato contro la parete di legno bollente. O forse ero io ad essere bollente.
Continuai a gemere, ansimare e gridare, ringraziando più volte il fatto che avessimo scelto una baita isolata e lontana da orecchie indiscrete
E poi sentii di non poter più resistere. Non potevo riuscirci, non potevo fermarmi se non si fosse fermata lei, neanche impiegando tutta la forza di volontà di cui ero in possesso.
-Emma... Emma.- mugugnai, allungando una mano per posarla sulla sua nuca.
-Fermati o non lo farò neanch'io. E non... voglio che finisca già... ti voglio ancora...
Per un attimo credetti che la mia voce estremamente bassa le avesse negato di sentirmi, ma quando sentii quelle labbra staccarsi tirai un sospiro di sollievo. Mi ci vollero diversi istanti per riassumere un po' di controllo. Per riaprire gli occhi.
Davanti mi ritrovai i suoi, sorridenti e allo stesso tempo in attesa di qualcosa... di qualcosa che non riuscivo a capire.
-Non l'avevo mai fatto. Questo.
-Co... cosa?
Si limitò a scuotere le spalle e ad accennare un leggero sorriso, poi abbassò la testa quasi timidamente, portando le mani sul mio petto.
-Emma Swan, sei la donna più piena di sorprese che io conosca- dissi soltanto, e qualcosa scattò in me: la liberai velocemente da canottiera, pantaloni e calze facendone un mucchietto disordinato per terra, poi la sollevai senza la minima fatica e lasciai che mi circondasse il bacino con le gambe e le spalle con le braccia.
-Audace, capitano, mi piaci.
-A me piace quando mi chiami capitano- sussurrai sulle sue labbra, prima di incollarle sulle sue e dirigermi verso la vasca che ora aveva un aspetto ancora più allettante. Entrai attentamente per non scivolare, ma non fu troppo difficile considerati i due scalini che mi aiutarono nel compito.
Quindi la feci sedere a bordo vasca, dalla parte della parete rocciosa in modo che potesse adagiarvi la schiena. Poi mi allontanai di qualche centimetro per guardarla: era una dea. Splendida.
-Beh... vuoi lasciarmi vestita?
-Tanto questo completino sarà da lavare in ogni caso...- sorrisi, e mi abbassai lentamente fino a ritrovarmi in ginocchio coperto dall'acqua fin poco sotto le spalle.
Per prima cosa le slacciai il reggiseno, e senza fretta lo lasciai scivolare lungo i suoi seni sodi, fino a che non li scoprì completamente: era possibile tanta bellezza in una sola persona?
Poi, per quanto mi piacesse quel reggiseno che col suo pizzo creava quell'effetto vedo-non vedo, glielo tolsi e lo lasciai da parte sulle scalette di legno.
-Sarò ripetitivo... ma non mi abituerò mai a tanta perfezione.
Stavolta non rispose con timidezza, ma sorrise a 32 denti e allargò le gambe lasciandomi intrappolato in mezzo, senza esitazione.
Allora, senza smettere di guardarla portai un dito su uno dei fini elastici che tenevano insieme quel sensuale perizoma rosso scuro: davanti la stoffa era più abbondante, ma i lati erano simili a quelli di un costume da bagno, solo che gli elastici erano cuciti ed erano di più.
Poi, così come aveva fatto lei, non le diedi alcun preavviso e lasciai scivolare l'indice sotto l'indumento, direttamente dentro di lei. La guardai sussultare e schiudere le labbra in un gemito, e neanche per un'istante distolsi lo sguardo da tanta meraviglia: stava godendo, ed era merito mio. Continuai a guardarla anche quando inserii il medio, e iniziai a muovermi, guardandola scomporsi ancora di più, tanto che si dovette aggrappare alle mie spalle. Andai avanti fino a che non decisi di ricambiare le sue premure e spostare le labbra sul centro del suo piacere, scostandole gli slip.
E allora gridò. Non fu troppo forte, ma fu un urlo acuto, strozzato, un urlo che per poco non mi fece mollare tutto per renderla mia.
La donna mi interruppe giusto il tempo di togliersi gli slip e lanciargli di lato, per poi schiudere le gambe lasciandomi tornare al mio lavoro.
Iniziai limitandomi a passare la lingua all'esterno, e solo quando la vidi iniziare ad abituarsi la penetrai, stupendola ancora una volta. Chiusi gli occhi per continuare, per lasciare che si contorcesse attorno a me. Mi lasciai poi andare ad un brivido, perché amavo far godere la mia donna, esattamente quanto amavo che lei facesse godere me.
-Basta, basta, ti prego...- singhiozzò con un filo di voce -Ti voglio, ti prego. Subito...
Non esitai ad accontentarla, quindi tornai velocemente sulle sue labbra, e la tirai per le braccia fino a che non arrivai a sedermi sul fondo della vasca, e la giovane scivolò lungo la mia erezione già pronta per lei. Gridammo insieme. La scossa che ci pervase fu così potente da obbligarci a stringerci l'uno all'altra per contenere i nostri corpi in fiamme.
Poi iniziò a muoversi sopra di me, senza fretta ma allo stesso tempo con un'intensità estrema: si alzava quasi fino a farmi uscire per poi scivolare di nuovo fino in fondo, e quando mi sincronizzai col suo ritmo non ci fu più nulla che potesse trattenerci. Ci eravamo fusi, mai come in quel momento mi ero sentito un tutt'uno con un'altra persona, e avrei voluto durasse per sempre. Volevo che quel piacere tanto vicino ad un orgasmo non avesse mai fine, ma accelerare ci venne automatico, soprattutto a lei, che affondava, e affondava con forza, decisione, fino a rendere quelle emozioni piacevolmente dolorose, diverse da tutto ciò che ero mai stato in grado di provare.
E poi ci lasciammo esplodere insieme. Nello stesso identico istante, come se quella fusione fosse avvenuta davvero. Come se fossimo un unico corpo.
Tanto durò quella sensazione che non seppi realmente dire quando finì: me ne accorsi solamente quando, ad un certo punto, la ragazza crollò contro il mio petto, con la testa nell'incavo della mia spalla sinistra.
Ebbi quasi paura di me stesso quando le mie mani, pur esauste, non si fermarono, e corsero lungo le sua natiche. Si irrigidì.
-Ehi, tranquilla...- mi affrettai a rassicurarla scosso, ancora con voce roca -Non voglio fare niente, solo toccarti, accarezzarti... perché sei mia, e ancora non ci credo.
-Non... non ti stavo dicendo di no...- fece a sorpresa, schiudendo gli occhi e sollevando la testa -Solo... fa' piano, ok? Sarebbe la mia prima volta senza litri di alcol in corpo...
-Ma cosa... sei sicura? Non sei stanca?- domandai ancora più sorpreso, e lei rise piano, felice, appagata.
-Perché, tu sei stanco?
-Certo che no... con te, potrei andare avanti tutta la notte.
-Bene. Perché... non credo di riuscire ad averne mai abbastanza... di questo. Di te. E non devi avere paura di... farmi male, o... altro. Voglio tutto di te. Voglio tutto... con te.
-Bene- sorrisi anch'io, portandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio -Per me vale lo stesso... e quando saremo stanchi, ti porterò a letto e ti riempirò di coccole fino a che non ti addormenterai.
-Affare fatto... mi piacciono le coccole. Mi farai anche i grattini?
-Certo. So bene quanto ti piacciono... mi offendi.
-Scusa...- ridacchiò ancora, poggiando la fronte sulla mia -Ok capitano, sono pronta per il secondo round. Vacci piano... ma non troppo!

Two Unusual Manhattan's Partners in Crime - The Lost Swan TrilogyWhere stories live. Discover now