Capitolo 3
Ci sono quegli incontri che ti cambiano la vita. Alcuni te la migliorano e ti fanno pensare che chiunque abbia tracciato il tuo destino non fosse totalmente fatto o ubriaco in quel momento. Altri incontri..bhe non lo puoi sapere in quel momento ma sono destinati a lasciarti segni indelebili nell'anima, nel cuore e sul corpo. Marzia si è spesso chiesta se sarebbe cambiato qualcosa se quel giorno avesse deciso di starsene a casa invece di andare al Roma Store per una sessione di foto ed autografi con due dei giocatori simbolo della squadra, Francesco Totti e Daniele De Rossi.
Lei era sempre stata una grande tifosa..amante di quei due colori che negli anni le avevano regalato gioie e dolori, lacrime e braccia alzate al cielo...
Marzia aveva sempre seguito la squadra e non i calciatori..certo essendo una ragazza non disdegnava di rifarsi gli occhi e nel tempo vari giocatori le erano entrati nel cuore sia come giocatori che come ragazzi. Niente di...oddio adesso muoio se me lo vedo davanti eh...ma comunque le aveva fatto piacere fare una foto con loro ad alcuni eventi organizzati dalla Roma. Quel giorno per lei era una giornata come le altre..conobbe alcuni ragazzi fra cui uno a cui non diede importanza. In fondo non era manco il suo tipo. Basso, fisico normale, occhi castani e capelli rasati. Non uno a cui dare una seconda occhiata. Non uno a cui sbavare dietro. Non uno che avresti presentato di corsa a mamma e papà per la sua aria perennemente strafottente. Non uno con cui avresti pensato di passare 6 anni della tua vita, facendo due figli e condividendo la tua quotidianità. Invece la vita a volte mette sulla tua strada delle persona destinate a scombussolarti quella che fino a quel momento era stata una vita fin troppo piatta e preordinata. Forse c'è la voglia per una volta di prendere una decisione controcorrente, forse per una volta non sarai la cocca dei tuoi genitori...forse sai già di star facendo una cazzata enorme ma tiri dritto lo stesso. Forse semplicemente al destino...quel cazzo di destino infame..non puoi opporti. Poche parole..e gli ingranaggi si mettono in moto...
Voi credete al destino? Marzia ha sempre voluto credere che uno il destino se lo costruisce da solo..non crede agli oroscopi.. né a quello che dicono le cartomanti..per lei le linee sulla sua mano non vogliono dire nulla. I fondi di caffè sono solo fondi di caffè. I gatti neri non portano sfiga e neanche passare sotto le scale. Marzia crede solo nel lavoro quotidiano di ognuno di noi per costruirsi il suo futuro. Chi la vede da fuori la giudica sicura di sé, studiosa e diligente, sempre preparata nei primi esami all'Università, sempre pronta ad aiutare gli altri non pretendendo nulla in cambio. Ma quello che le è sempre mancato, le manca ancora..quel piccolo tassello che la farebbe sentire completa.non c'è. E a volte si pensa di trovare il sole dove invece c'è solo oscurità, si pensa che forse la vita non ti regalerà mai quello che sogni ed allora è meglio accontentarsi. Farlo per 6 anni, annullandosi e morendo pian piano, però è come darla vinta al fottuto destino invece di combattere.Vedere le coppiette felici in giro mi metteva una gran tristezza ultimamente. All'Università speravo di entrare in un mondo nuovo, invece era solo una versione in scala maggiore del liceo. I gruppetti e le alleanze persistevano ed io che faticavo a destreggiarmi fra le varie tipologie rimanevo nel mezzo. Non ero fra quelle che andavano in Università vestite come se andassero alla Prima ma neanche fra quelle che sembravano pronte ad un "giro sulla Tiburtina" come si diceva a Roma.
Non ero nel gruppo delle sportive, né fra le metallare, non ero punk, rock o fashion victim. Ero solo io..alla ricerca perenne del mio posticino nel mondo. Non pretendevo di trovare un tappeto rosso che mi guidasse fino alla meta ma almeno speravo in qualche indizio. Invece ultimamente ero insofferente a qualsiasi cosa..non mi piacevano i luoghi affollati ma rifuggivo la solitudine... certi giorni non attaccavo bottone con nessuno, altri cercavo qualsiasi scusa per scambiare due parole con il malcapitato compagno di banco...non mi capivo e quindi non pretendevo che gli altri lo facessero. Ma speravo sempre che arrivasse quella persona che senza bisogno di sforzi assurdi mi comprendesse subito, che ci fosse quell'empatia immediata, che non mi guardasse sgranando gli occhi se commentato la partita del giorno prima..ma la ragazze parlavano solo di "oddio quanto era figo quel ragazzo che mi sono fatta ieri in discoteca", ragazze che si scopriva poi essere fidanzate con un altro.
Ma la cosa che odiavo di più erano le coppiette...lei immancabilmente bionda tinta, lui che la guardava adorante qualsiasi cosa dicesse...io che...in fondo era gelosa. Gelosa delle mani intrecciate e dei baci scambiati, gelosa del pranzo che lui le offriva e delle mille attenzioni che le riservava. Il sogno era sempre quello...che da qualche parte ci fosse qualcuno che sognava le mie stesse cose e non aveva ancora trovato la persona giusta.
Quando a Luglio 2005 incontrai lui, ero in un periodo da " perché tutte hanno accanto qualcuno ed io no?". Non mi piacque all'istante, non era il figo allucinante che degni di occhiate infinite cercando di immaginare come starebbe con il tuo abbigliamento preferito, nel mio caso jeans, maglietta e scarpe da ginnastica. Non era il tipo su cui fantasticare giornate intere. Pensavo che sarebbe rimasto uno delle tante persone di passaggio nella mia vita. Dopo quel giorno andammo a Trigoria qualche volta e andai a fare una gita al mare con lui a Fregene. Non avevamo molte cose in comune se non la Roma ma si dimostrò essere quello che ogni ragazza sogna "colui che ti fa sentire importante"... pagava i pranzi, lasciava parlare me standomi a sentire per ore mentre gli spiegavo per filo e per segno quali erano i miei sogni. Gli stavo servendo su un piatto d'argento tutti gli elementi che gli servivano per conquistarmi. E quando ad Agosto mi scrisse " mi sono innamorato di te"...bhe capitolai. Lui non ebbe bisogno di esibire chissà quali effetti speciali per farmi dire "anche io". Ero innamorata? No, non credo. Semplicemente mi ero arresa all'evidenza che quello perfetto per me probabilmente non esisteva, lui mi amava e allora... perché no? Le farfalle non svolazzavano nel mio stomaco minacciando di soffocarmi, quando mi stringeva la mano non mi sentivo la ragazza più fortunata sulla faccia della terra...ma forse quella sensazione era solo prerogativa delle eroine romantiche dei libri e dei film.
Mi presentò ai suoi, io lo presentai ai miei...sembrava la storia se non perfetta, abbastanza giusta per me in quel momento. Dopo due mesi però la doccia fredda.
"Marzia..quello che ti ha raccontato sono tutte cazzate" a dirmi questa frase sua madre. Scoprii che lui non lavorava come mi aveva invece detto, che passava le giornate fra bar e case di amici, che ogni cosa che mi aveva raccontato di lui era solo una gran stronzata ad uso e consumo mio. Io gli avevo detto che non amavo chi mi stava troppo addosso e lui non lo faceva, non amavo però anche chi mi dava per scontata e lui allora non perdeva occasione per scrivermi quanto mi amasse e adorasse. Aprii gli occhi ma lui iniziò a mostrarsi per quello che realmente era.
"È finita" glielo urlai in un parchetto poco distante dall'Università. Era ottobre inoltrato, il 22 sarebbe stato il suo compleanno e lui all'inizio pensava che volessi parlargli dei miei progetti per quella giornata. Quando me ne uscii con quelle parole mi fissò con un'espressione che non gli avevo mai visto.
"Stai scherzando"
"Tua mamma mi ha detto tutto.."
"Mia mamma non sa proprio un cazzo"
"Credo che tu invece non abbia capito proprio un cazzo di me. Odio chi dice cazzate..odio chi mente..odio le persone che si fanno belle solo perché vogliono ottenere qualcosa..me in questo caso. Quindi non me ne frega un cazzo se tua mamma ha detto la verità al 100% oppure no..per me finisce qua"
"Io ti amo"
"Non me ne frega un cazzo manco di quello"
"Ti prego..." a quel punto mi alzai dalla panchina e me ne andai o almeno cercai di andarmene. Lui mi afferrò per il polso e strinse "Lasciami" strattonai il braccio cercando di divicolarmi ma lui non mollava la presa "Mi fai male" ma la sua espressione non cambiò. Non ero una ragazza incline alla paura...ma in quel momento ebbi paura. Perché nel suo sguardo non vidi nulla se non il vuoto. Molto tempo dopo l'avrei descritto come il "vuoto dell'anima". In quel momento mi paralizzai e non riuscii a dire nulla se non un debole "Ti prego". Negli anni avrei ripetuto all'infinito quelle due parole. Sarebbero diventate il mio mantra...anche se in realtà io ad un Dio superiore non credevo. Avrei pregato silenziosamente che la smettesse..che mi lasciasse in pace..che semplicemente mi lasciasse libera di andare.
Quando quel giorno lui mi lasciò il polso..indietreggiai e lo massaggiai. Il segno della sua mano era visibile come nel tempo furono visibili i segni del suo amore malato. Ma in quel momento sottovalutai tutti i segnali e annuii. A cosa non lo sapevo neanche io. Annuii al mio destino forse..lo accettai come si accetta quello che si pensa di non poter cambiare.
Lui si avvicinò e mi abbracciò " Mi dispiace.. ti prometto che non succederà più" e quando le sue labbra trovarono le mie soffocai un singhiozzo e per la prima volta non vidi il mio futuro come una lunga strada luminosa ma come una tortuosa strada scura..
STAI LEGGENDO
Love me like you do
FanfictionMarzia ha 31 anni, due figli, un ex della peggior specie. Stephan ha 8 anni in meno, fa il calciatore e potrebbe avere tutte le ragazze che vuole... Torno a trattare il tema della violenza sulle donne in una ff che è molto autobiografica... Perché n...