CAPITOLO 28

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Capitolo 28

Un corso d'acqua senza il mare non può stare, non può esistere il sole senza il cielo azzurro a fargli da sfondo. Non può esserci il giorno senza la notte, la mattina senza il pomeriggio, il corso di una giornata non può mutare. Le ore saranno sempre 24, i giorni della settimana 7, i mesi dell'anno 12, esisteranno sempre le 4 stagioni. Natale, Capodanno, Ferragosto saranno sempre lì a ricordarci che ogni anno invecchieremo...inesorabilmente e senza possibilità di farci nulla. Ci sono delle cose che non potremo mai cambiare, ci saranno sempre dei punti fermi nella nostra vita che non potremo né probabilmente vorremo cambiare. Quelle abitudini che ci porteremo sempre dietro. Quelle piccole manie che in un modo o nell'altro ci distingueranno dal resto del mondo. Bere il caffè amaro o dolce, preferire il cioccolato fondente o quello al latte, amare le scarpe da ginnastica o vivere perennemente in tacchi a spillo. Poi ci sono quelle cose che impariamo a conoscere nel corso della nostra vita e di cui non possiamo fare a meno. Un oggetto o una persona che diventa per noi fondamentale e che se ci viene tolta porta con sé qualcosa.
Avevo sempre pensato di dover vivere contando solo su me stessa. Stavo bene da sola, trovavo dentro di me la forza per sconfiggere quotidianamente i miei demoni personali. Poi era arrivato lui. Che mi aveva fatto capire che ognuno di noi ha bisogno del suo pezzo mancante accanto a sé. Perché per quanto stessi bene da sola, con lui stavo meglio. Perché ormai mi ero abituata alla vita di coppia e ritornare ad essere un pezzo singolo, dopo essere stata un parte di qualcosa con lui, sarebbe stato difficilissimo.
Durante la notte avevo già accatastato in due scatoloni molte cose che avevo raccattato in cucina ed in sala. Quando Stephan comparve in cucina alle sette e cinquanta di quella mattina di metà gennaio ero seduta alla penisola della cucina. Lo guardai di sottecchi mentre girava attorno alla sedia per andare a prendere il suo solito succo di frutta nel frigorifero. Mi alzai per andare verso la macchinetta del caffè ma lui mi bloccò "Faccio io..." allora indietreggiai e misi una certa distanza fra lui e me. Sapevo che serviva soprattutto a lui...la sua rabbia mi arrivava in ondate, come se il suo corpo sprigionasse una sensazione potentissima che mi diceva "stai alla larga". Era un suo meccanismo di difesa e sapevo di meritarmelo. Non lo guardai, non cercai di parlargli, volevo solo scappare..
"Quando vai via?" la domanda mi colpì come un pugno nello stomaco e accusai il colpo sempre con la testa bassa "Oggi porto già qualcosa a casa"
"Perfetto" lui sbatté la tazzina sul tavolo e poi aprì il primo cassetto dove teneva qualche cacciavite per le emergenze casalinghe come le chiamavo io. Aprì la porta di casa e svitò in due minuti la targhetta che stava al centro, quella con i nostri due cognomi vicini. Quando la buttò nel cestino dopo aver sbattuto la porta d'ingresso sussultai "La butti?" chiesi ingenuamente. Ricordavo quando l'avevano appesa e poi lui mi aveva chiamata "Signora El Shaarawy" prima di baciarmi e di mettermi a sedere proprio su quel tavolo dove ora io stavo facendo andare ossessivamente avanti e indietro la mano.
"La tengo per ricordo? No grazie"
"Stephan..."
"Marzia...smettila...di fare qualunque cosa tu stia facendo.. sono stufo, veramente. E mi dò del coglione per essermi innamorato di te. E mi dò del deficiente perché anche adesso ti vorrei sbattere su quel divano"
"Ste..."
"E non chiamarmi così" se pensavo che la sua incazzatura sarebbe scemata con il sonno mi sbagliavo di grosso "C'entra il tuo ex per caso?"
"Chi? Ma no..cosa vuoi che c'entri?"
"Non è che t'ha fatto il lavaggio del cervello? Qualche strana menata che t'ha convinta ad allontanarti? Me lo puoi dire eh" sarebbe stato facile dirgli tutto, avrei potuto lasciare da parte le paure e buttarmi fra le sue braccia ..ma...il mio ex non era solo uno stronzo, era proprio un bastardo di prima categoria. Avrebbe fatto di tutto per mantenere la sua promessa di fargli del male e io non potevo permetterglielo. Mi allontanai e andai verso il divano ma mi ricordai di quello che aveva detto poco prima e mi bloccai "Ci pensi anche tu?"
"A cosa?"
"A tutto quello che è successo in questa casa"
"Tanto io me ne andrò fra poco"
"Già.. Io invece ci dovrò vivere..ripensando a tutto quanto. Lo dovevo sapere sai? In fondo avevano ragione Chiara e Gloria" quella fu una mazzata. Ripensai alla sera del suo compleanno quando alle insinuazioni delle sue due amiche avevamo risposto con una sveltina nella camera da letto e con una nottata in cui non avevamo chiuso occhio. Abbassai lo sguardo e poi cercai di uscire dalla stanza ma lui mi sbarrò la strada "La verità fa male..."
"Non avevano ragione"
"Ah no? Almeno non ti ho sposata oppure non ti ho messa incinta. Altrimenti il tuo piano era completo"
"Il mio piano? Io non avevo piani. Non li ho mai fatti con te...non ti ho mai mentito, non ti ho mai preso in giro..tutto quello che ho fatto era vero"
"Ma ora non mi ami più..fatico a credere che non mirassi solo ai soldi e a sfruttare la situazione"
"Non ho mai mirato ai soldi...non me n'è mai fregato nulla. Come cazzo fai a pensare una cosa del genere? Eh? Io ti ho amato in silenzio per due anni.."
"E ora il tuo amore è scomparso..spiegami perché non ce la faccio a capirlo"
"Non è scomparso..ma è meglio così...lascia perdere"
"Lascia perdere....dimmi come faccio. Te la ricordi la sera mio compleanno? Oppure quando siamo tornati dal "Tropicana"? Oppure a Natale? O l'altra sera? Ogni singolo angolo di questa cazzo di casa mi ricorda qualcosa. Non per forza qualcosa di erotico ma anche delle piccole cazzate. La tua tazza sbeccata della Roma, il modo in cui la mattina preparavamo la colazione assieme, quando provavo ad insegnarti a far da mangiare, tutto quello che stavamo costruendo. Mi spieghi come faccio a rinunciare alle notti passate abbracciato a te? A svegliarmi accanto a te? A litigare anche ma a fare la pace poi? Dammi un valido motivo"
"È finita.."
"Certo. Stanotte hai dimostrato quanto sia finita.."
"Non ho mai detto che non mi piaci più"
"L'ho sentito il " ti amo"...come ho sentito quando piangevi. Pensi che io sia cretino ma non lo sono per niente. Quindi cerca di farti un bell'esame di coscienza"
"Stephan è finita. Basta, finiscila. Tutte le storie finiscono e non serve farne un dramma"
"Non serve farne un dramma? Ma che cazzo dici? Ti senti mentre parli o lo fai solo per sparare cazzate? Io non so cosa pensare Marzia...non so neanche se quella che parla sei tu o una tua sosia stronza"
"Sono io...non ho sosia stronze..."
"Allora sono proprio io coglione che t'ho creduto per tutto sto tempo"
"Probabilmente si"
"Ma vaffanculo Marzia..." Stephan infilò velocemente una felpa, le scarpe e dopo aver preso le chiavi della macchina ed il cellulare uscì di casa sbattendo la porta. Io non potei far altro che sedermi di schianto sul divano prima di scoppiare a piangere...

Non avrei mai più voluto salire sulla mia Audi ma non avevo più la mia scassatissima auto e dovevo usare per forza quella per fare il trasloco al contrario. Avevo sempre amato la mia vecchia casa, la prima che avessi mai potuto considerare mia dopo che avevo mollato il mio ex. Avevo scelto i mobili contentissima di poter finalmente affermare di fare qualcosa solo per me stessa e per i miei figli. Era stato per anni il mio rifugio, quello in cui finalmente ero potuta essere me stessa, Marzia e la mamma di Sara e Cristian. Ma ora quelle quattro mura sembravano solo un involucro per il mio fallimento, che poi era sempre causato dalla stessa persona. Quella da cui pensavo di essere fuggita, pensavo ingenuamente di essermene finalmente liberata ma invece nulla, il mio passato continuava a tormentarmi, incessantemente e inesorabilmente.
Qual trasloco al contrario era una mazzata al cuore. Perché in fondo non potevo semplicemente riportare lì le cose mie e dei bimbi e sperare di poter cancellare gli ultimi mesi in un battito di ciglia. Ogni piccolo frammento della mia vita era indissolubilmente legato a Stephan adesso e vedermi, per forza di cose separata da lui, era qualcosa a cui non mi sarei mai potuta abituare. Era stato facile per me mischiare la mia vita con la sua. Certo, dopo la titubanza iniziale, lui aveva facilmente abbattuto i muri che mi ero costruita attorno negli anni ed ora senza di lui cosa ero?
Quella casa era vuota...era una fila ininterrotta di oggetti posti uno vicino all'altro ma senza senso. Io non avevo un senso...nessun mio movimento aveva più senso..
Mi mancava l'aria e sapevo che quella notte avrei dovuto fare i conti con i miei incubi peggiori. Gli attacchi di panico e i brutti sogni si erano diradati fino a scomparire ma presto sarebbero tornati, più prepotenti di prima...perché colui che li aveva mandati via non sarebbe più stato accanto a me. Non avrei più sentito la sua risata smorzata quando facevo qualche cazzata in cucina e lui doveva rimediare, non l'avrei più svegliato la mattina con un bacio e con il caffè pronto, non gli avrei più preparato la borsa per gli allenamenti né avrei più potuto mettere nel borsone qualche mio regalino che l'avrebbe fatto sorridere. Non avrei più comprato un vestito, o un completino intimo pensando a lui, non avremmo più cenato assieme, a casa o al ristorante. Non ci sarebbero più stati eventi a cui partecipare, quelli che mi mettevano l'ansia ma che facevano parte della sua vita. Non avremmo più passato le serate davanti alla TV, lui a giocare alla play e io che lo distraevo, oppure io a leggere un libro e lui a distrarmi. Non avrei passato intere ore a guardarlo dormire, mentre fuori la notte lasciava il posto al nuovo giorno. Non sarei mai diventata sua moglie, e lui non sarebbe stato il padre dei miei figli. Non avrei più fatto nulla con lui, ma lui sarebbe sempre rimasto parte di me...o probabilmente io senza di lui non sarei stata nulla.

******
Sgommai immettendomi nella curva che portava a Trigoria, sorpassai i tifosi che attendevàno una foto o una autografo, quella mattina non ero proprioo dell'umore adatto. Superai il cancello e parcheggiai al mio posto. Sbattei la portiera e cercai di calmarmi.
"Hey, problemi in paradiso?"
"Radja non è il caso"
"Dai che è successo?" Radja si affiancò e cercò di tenere il mio passo ma io entrai di filato nel centro sportivo cercando di scansare tutti quelli che cercavano di fermarmi
"Ste dai...fermati..."
"M'ha mollato"
"Che? Ma stai scherzando?"
"Ti pare?"
"Fermati cazzo....mi vuoi spiegare?"
"Ma cosa devo spiegarti? Avevi ragione tu e tutti quelli che mi avevano detto che non era quella giusta per me. Scemo io che c'ho creduto per tutti sti mesi"
"Ma...motivazioni?"
"Non mi ama più"
"Ma non dire cazzate. Crederei più al Carpi che vince lo scudetto"
"Cosa devo dirti? Mi ha detto così e ha già inscatolato le sue cose. Probabilmente adesso starà già facendo il trasloco"
"E tu la lasci fare?"
"La lego al letto? C' ha trent'anni non tre...non posso obbligarla a stare con me se non vuole"
"Ma..."
"Niente ma....è finita. E per favore non nominarla più" mi lasciai dietro Radja e entrai nella sala comune. Non mi fermai fino a che arrivai negli spogliatoi e solo allora mi appoggiai all'armadietto e sfogai la rabbia tirando un calcio alla panca vicino. Quando aprii l'anta nella parte interna avevo attaccato una nostra foto e un foglietto che lei mi aveva scritto "Ti amerò sempre, ogni giorno un pò più di quello precedente e un pò meno del successivo...insomma ti amerò ogni giorno di più"
"Certo...proprio vero" strappai in mille pezzi quel foglio...la foto non ci riuscii proprio..perché l'amavo così tanto anche se mi aveva appena spezzato il cuore.

Ok, ok...siamo a gennaio 2016...sapete già che a marzo i due torneranno assieme ma in questi 60 giorni cosa succederà? E siamo così sicuri che quando Marzia e Stephan sembreranno di nuovo uniti non arriverà qualcuno a dividerli di nuovo? Il cattivo della favola che fine farà?

Love me like you doDove le storie prendono vita. Scoprilo ora