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24 giugno 2016, Coca-Cola Summer Festival

La mattina dei Coca-Cola Summer Festival era arrivata, e Benjamin e Federico erano molto emozionati all'idea di salire di nuovo su quel palco

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La mattina dei Coca-Cola Summer Festival era arrivata, e Benjamin e Federico erano molto emozionati all'idea di salire di nuovo su quel palco. Durante la giornata, non avevano fatto un granché; avevano girato a piedi per le vie storiche di Roma, visitato qualcosa e tornati infine all'hotel.
E ora, Federico si era appena infilato una canotta nera, leggermente trasparente, con una scritta in bianco al centro, mentre Benjamin si stava sistemando la maglietta maniche corte dei Nirvana, che metteva in risalto i suoi tatuaggi sulle braccia. Entrambi avevano optato per dei jeans chiari strappati.
"Che bello che siamo di nuovo qui," esclamò Benjamin emozionato. Le labbra di Federico si alzarono leggermente, non molto, e qualcosa si azionò dentro il petto del moro, dicendogli che qualcosa non andava.
Comunque, qualsiasi cosa stava turbando il biondino, Benjamin decise di non dire nulla a riguardo. Se ne voleva parlare con lui, lo avrebbe fatto.
"Sei pronto?" chiese Federico, nessuna traccia di emozione nel suo tono serio e neutro.
Benjamin annuì, e il ragazzo lasciò la stanza, lasciando aperta la porta per il moro.
Il ragazzo più grande fece una piccola smorfia; odiava vedere il biondino infastidito, ma la cosa che odiava di più era che non sapeva cosa lo infastidiva, e di conseguenza non poteva fare nulla a riguardo.
Benjamin scosse la testa, ripetendo a sé stesso che andava tutto bene o, che per lo meno, andrà tutto bene.
Si sistemerá tutto, prima o poi.

"Siete stati grandi," Yuri diede una piccola pacca sulla spalla di Federico, e lui accennò un sorriso sforzato, prima di scusarsi e recarsi in bagno.
Una volta soli, Yuri chiese al moro:"Ma che gli succede? È giù di morale,"
Benjamin sospirò. "Non ne ho idea. È questo il punto," borbottò, scossando la testa e fissando il posto vuoto in cui, pochi minuti prima, era seduto il biondino.
"Vado a prendere qualcosa da mangiare, tu e Fede venite con noi?" chiese il ragazzo, girandosi un'ultima volta verso il moro.
"No, sarà per la prossima volta, grazie," rispose. Yuri annuì. Benjamin sperava solo che capisse.

"Permesso," sussurrò, aprendo lentamente la porta del bagno. Federico era lì: le braccia aperte, le mani appoggiate sul lavandino e la testa rivolta verso il basso. Benjamin chiuse silenziosamente la porta di legno a chiave, e premette la sua schiena contro essa, aspettando un segno di vita dal ragazzo di fronte a lui.
Federico, tuttavia, restò immobile.
"Fede," lo chiamò, non muovendosi di un centimetro. Benjamin sospirò. "Stai bene?" chiese, provando a far parlare il ragazzo.
"C'è stato un momento," iniziò Federico. Si voltò verso il moro, e appoggiò la sua schiena contro il lavandino, le braccia conserte, sguardo perso nelle mattonelle pallide del pavimento. "C'è stato un momento questa mattina, quando mi sono svegliato, dove tutto andava bene. Io stavo bene, tu stavi bene, e mio padre era ancora vivo. Erano cinque secondi di normalità, per me. Cinque secondi che provo ad avere di nuovo, ma che non riesco ad ottenere," continuò, prima di sospirare. Alzò lo sguardo verso il moro, e i suoi occhi erano vuoti, spenti. "Questo lavoro non fa per me, Ben. Sono continuamente stressato da quello che la gente pensa di me. Ho paura di essere una delusione per tutti. Qualsiasi cosa faccia, non è mai abbastanza,"
Benjamin sospirò, prima di scossare il viso, facendo cadere qualche ciuffo di capelli davanti agli occhi. Con due passi lunghi, raggiunse il biondino, e circondò il suo viso con le sue mani, accarezzandogli le guance teneramente.
"Tu sei tutto, Fede. Potrai non essere abbastanza per qualcuno, potrai essere una delusione per una persona, ma per qualcuno sei tutto ciò di cui hanno bisogno, per qualcuno non sei una delusione ma una persona di cui andare fiera," affermò, accennando un piccolo sorriso. "Tuo padre era fiero di te e di ciò che sei diventato. Sei il figlio che ha sempre desiderato. Diventare un cantante era il tuo sogno, e ci sei riuscito. E scommetto che se lui fosse ancora vivo, qui con te, non ti direbbe di mollare così. Ti direbbe di resistere, perché nella vita, non si tratta di vivere; si tratta di sopravvivere, di riuscire nelle cose e superare gli ostacoli. E tuo padre vorrebbe che tu sopravvivessi, che superassi questo ostacolo. Lui vorrebbe che tu ce la mettessi tutta. Non ti arrendere proprio ora," finì, e una lacrima rigò il suo viso.
Per un secondo, la voglia di premere le sue labbra contro quelle gonfie e carnose del biondino era irrefrenabile. Ma riuscì a contenersi, e invece che premere le sue labbra contro quelle di Federico, le premette contro la sua pelle rosea della sua guancia.
"Vietato smettere di sognare, ricordi?" sussurrò contro il suo orecchio. Federico circondò la vita esile del moro, e lo attirò a sé, facendo scontrare i loro petti. Mise la sua faccia nel suo petto, sotto il suo mento, e in un sussuro rispose:"Vietato smettere di sognare."

paper airplanes; fenji {completa}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora