"Mia mamma mi ha telefonato,"
Federico entró nella stanza, interrompendo qualsiasi cosa stava facendo Benjamin. "Che ha detto?" chiese preoccupato. Il biondino si sedette di fianco al moro, posando una mano sul foglio del ragazzo.
"Mi ha chiesto come stavo, come andavamo con il nuovo album. Le solite cose. Io -- le ho detto che le devo dire una cosa molto importante. So che magari è troppo presto, ma io le voglio dire che tu sei il mio ragazzo," sospirò. Benjamin strinse le labbra e lasciò un sospiro, sedendosi a sua volta di fianco al biondino e lasciando la chitarra dietro di loro.
"Sai cosa stavo facendo ora?" gli chiese. Federico scosse la testa. "Stavo scrivendo. Non so se era una canzone o meno, ma stavo scrivendo. Scrivevo...qualcosa che mi ha fatto rilassare. Qualcosa che mi ha fatto riflettere," cominciò. "Penso che non sia mai troppo presto, Fede, per dire a una persona una certa cosa. Se tu desideri dirle la verità, allora dille tutto quello che vuoi. Se non ti senti pronto...allora aspetta il momento giusto. Io voglio quello che vuoi tu. Voglio solo che tu sia felice, e se questo vuol dire dirlo alla tua famiglia, bene, glielo diremo insieme se vuoi. Se invece vuoi aspettare, starò ad aspettare con te, se vuoi," concluse, prendendo la mano del ragazzo più piccolo e stringendola.
"Glielo voglio dire," affermò, annuendo con la testa.
"Ne sei sicuro?" domandò Benjamin.
Federico fece un cenno affermativo con il capo, e aggiunse,"Voglio dire alla mia famiglia chi amo veramente. Non mi importa quello che penseranno di me, so che non reagiranno male. Loro...mi hanno sempre supportato in qualsiasi cosa. Mi supporteranno anche in questa,"
Benjamin gli baciò tranquillamente la fronte, e annuì. "Va bene,"
"Però," sospirò Federico. "Voglio prima dirlo a una persona importante per me. E voglio che tu sia con me quando glielo dirò," aggiunse, e io moro sentì la preoccupazione nel suo tono di voce, forse anche un minimo di paura.
"Certo," rispose Benjamin, strofinando una mano su tutta la schiena del biondino, in segno di conforto.
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Federico apparcheggiò la macchina davanti a un albero. Il cielo era coperto da delle nuvole grigio chiaro, rendendo il momento un po' più unico, in qualche modo. Appena sceso dall'auto, sospirò. Benjamin, notando la sua paura, afferrò la sua mano, incrociando le loro dita, e la strinse forte. Doveva essere forte, e Benjamin, se era necesario, sarebbe stato forte per entrambi.
"Forza," lo incitò il moro, camminando piano. Mano nella mano, entrarono dentro al cimitero, e si diressero verso la tomba di suo padre, lentamente, senza fretta. Federico era venuto diverse volte a trovare Mirko, qualche volta da solo, qualche volta con la sua famiglia o solo sua madre. Non aveva mai pianto, perché doveva consolare la madre, mentre piangeva sopra i fiori ancora freschi e con una mano le strofinava la schiena, cercando di darle un minimo di consolazione.
"Va tutto bene," gli sussurrò Benjamin all'orecchio, non appena notò che i suoi occhi erano più lucidi del solito. Federico accennò un sorriso tremante, e proseguì.
"Mio babbo è lì," indicó il biondino, e solo allora il ragazzo più grande notò che Federico era sul punto di spaccatura. Gli prese la mano che tremava e si mise di fronte a lui, posando la sua fronte contro quella del ragazzo. Strinse le sue mani dentro le sue, e ai suoi occhi, le mani di Federico gli parevano così piccole confronto alle sue.
"Va tutto bene," mormorò. Il ragazzo più piccolo non aveva ancora incontrato il suo sguardo, e guardava per terra. "È okay lasciardi andare. Hai il diritto di lasciarti andare, Fede," aggiunse, mettendo l'indice sotto il suo mento, alzando il suo viso.
"Lui mi ha lasciato," pianse, e per non far notare le sue lacrime, infilò la testa nell'incavo del ragazzo più grande, nascondendo il suo viso e piangendo sulla sua spalla. Benjamin legò le sue braccia attorno alla sua vita, stringendolo forte a sé, e gli sussurrò parole confortevoli all'orecchio, cercando di calmare il suo pianto.
"Ricordi come ti chiamano le dreamers?" domandò Benjamin in un sussurro. Federico annuì lentamente, e i suoi pianti in qualche modo si calmarono, ma non cessarono del tutto. "Olaf," sussurrò il biondino.
"Tutti i pupazzi di neve si sciolgono, in un modo o nell'altro, e tu hai il diritto di sciogliere le tue barriere, per lasciarti andare. E lasciarsi andare, è completamente umano, Fede," mormorò e finalmente i singhiozzi del biondino diventarono piccole lacrime, e incontrò lo sguardo di Benjamin.
"Volevo dire, Olaf," scherzò il moro, lasciando un bacio sulla sua fronte e abbracciandolo di nuovo. Questa volta, dalle labbra di Federico uscì una risata, e non un singhiozzo, ed era la cosa più bella che il moro potesse sentire.
"Forza," lo incitò, prendendo di nuovo la sua mano. Si recarono davanti alla tomba di Mirko, dicendo nella mente una piccola preghiera, e con tutte le forze, Federico disse a suo padre che il ragazzo che in quel momento era di fianco a lui, era la persona che lo rendeva felice, che amava, e che avrebbe sempre amato, non importa cosa succede, o cosa succederà, Federico amerà sempre Benjamin.
A/N: belle pandine allora, in questo capitolo abbiamo avuto un momento toccante (lol forse) e spero solo che vi sia piaciuto. Ditemi qua sotto cosa ne pensate ♡
Baci e a presto♡
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paper airplanes; fenji {completa}
FanfictionIl cuore si innamora di chi gli pare, e a volte, può essere la cosa più bella che ci sia mai capitata. [Dalla storia; capitolo venticinque] "No," lo interruppe, serio. "Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata in tutta la mia vita. Quando sei...