Mise i pancake appena cotti in un piattino bianco di plastica, e lo appoggiò sul tavolo di legno davanti a lui.
"Buongiorno. Come mai sei sveglio?" Benjamin entrò in cucina, stropicciando gli occhi gonfi di sonno. Federico sobbalzò, non aspettandosi la presenza del moro così presto. Si sedette su uno sgabello, e iniziò a mangiare un boccone della sua colazione, anche se erano appena le quattro di mattina.
"Non riuscivo a dormire," borbottò, bevendo un sorso dell'acqua nel suo bicchiere, non incontrando lo sguardo del ragazzo più grande. Benjamin alzò un sopracciglio, sentendo qualcosa di negativo da parte del biondino. Fece finta di niente, e si avvicinò, sedendosi di fronte al ragazzo.
"Come mai? Qualcosa ti turba?" chiese, cercando un contatto visivo.
C'erano tante cose che in quel momento turbavano la testa di Federico, e desiderava che pensieri negativi non gli girassero per la mente. Fece una piccola smorfia, e per un secondo guardò verso l'alto, vedendo gli occhi preoccupati del moro, per poi abbassare di nuovo gli occhi verso il cibo. "No," mormorò a bassa voce.
"Sicuro? Sembri turbato e sembra che--"
"Ho detto che non mi turba niente!" esclamò, alzando la voce, sbattendo un pugno contro il tavolo. Benjamin sobbalzò sulla sedia, sorpreso dall'improvviso tono di voce di Federico. Non sentendo nessuna risposta, il biondino alzò finalmente lo sguardo e puntò i suoi occhi sul viso leggermente spaventato del suo ragazzo, sospirando. "Scusa, non volevo," si scusò, allungando una mano e afferrando quella timida di Benjamin.
"Non fa niente," lo perdonó, sorridendo un poco. "Tutti hanno dei giorni 'no', e magari oggi è il tuo giorno 'no'. Se tu non ne vuoi parlare lo rispetto, ma se decidi di parlarne, io sono qui."
"Grazie," lo ringraziò, accennando un sorriso.
"Oggi ti porto fuori al parco e a cena, ti va?" domandò, sorridendogli compiaciuto.
"Ben, non devi farlo per forza--"
"No," lo interruppe, serio. "Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata in tutta la mia vita. Quando sei entrato nella mia vita, io ero solo un ragazzo sotto la pioggia e le nuvole scure attorno, intrappolato in una tempesta senza fine. Ma poi sei entrato tu ed era come uscire...uscire da tutti i miei problemi. Ero in questo oceano senza fine, e quando sei entrato nella mia vita, era come uscirne, e tu sei il mio sole, il sole al centro del mio mondo -- e non so se dire ti amo possa essere abbastanza. Ma io ti amo, Fede, e sarai incastrato con me per molto tempo," disse, sorridendo alle sue ultime parole.
Il ragazzo più piccolo sorrise, e si alzò dal suo posto, sedendosi di fianco al moro. Mise entrambi le mani ai lati del suo viso, e lo baciò teneramente. "Ti amo anch'io," confessò, e con i polpastrelli gli accarezzò la pelle morbida delle sue guancie. Scosse la testa e lo baciò di nuovo, con un po' più di forza e pressione, questa volta. "Ti amo così tanto," ripetè, baciando la sua guancia, successivamente il naso, la fronte, e la sua mandibola.
"Fede," lo chiamò, ma non fece nulla per fermarlo. "Fede," sospirò, questa volta afferrando i suoi polsi e allontandolo dal suo corpo. "Che ti succede?" domandò preoccupato.
"Nulla," scosse la testa, sorridendo. "Non mi succede nulla," ripetè freneticamente. Cercò di nuovo a connettere le sue labbra con una parte del corpo del moro, ma lui lo fermò di nuovo. Passò una mano sul suo viso, spostando leggermente il suo ciuffo dalla sua fronte.
"Sei turbato e io lo vedo ma non so...non so per che cosa," mormorò, studiando il suo viso.
"Non succede nulla, te l'ho detto, sto bene."
Benjamin premette le sue labbra l'una contro l'altra. "Va bene," disse, poco convinto. Sapeva che non lo credeva, ma forse era meglio così; forse era meglio che Benjamin non sapesse nulla di quello che gli stava girando per la mente.
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"Bene, ti è piaciuta la cena? Era buona?" domandò, incrociando le sue dita con quelle del biondino.
"Ottimo, grazie," rispose, sorridendogli timidamente.
Camminarono sull'erba del parco, mano nella mano, e parlarono di tante cose e risero. Erano quei momenti, i momenti felici, dove ridevano e scherzavano insieme e tutto era giusto; quelli erano i momenti che Federico preferiva, e in quel momento era tutto quello di cui aveva bisogno.
"Ti va di andare a casa?" chiese Benjamin.
"Certo," sorrise il biondino. Non mancavano molti chilometri dalla loro casa, forse mancavano qualche centinaio di metri, ma per loro era poco. Camminarono fino a casa loro, i colori del sole sfumavano nel cielo; azzurro, arancione, rosa e rosso. Colori vivaci che portarono un sorriso su entrambi i loro visi.
Quel sorriso fece realizzare a Federico che non poteva più tenerselo dentro, doveva dirglielo; tenersi le cose dentro, gli disse suo padre, era la cosa più brutta del mondo, e quando tiravi tutto fuori, ti sentivi meglio. E in quel momento, Federico voleva solo sapere se quello che aveva detto era vero. "Ben," lo chiamò, fermando la loro camminata.
Benjamin annuì sorridendo, e aspettò che Federico continuò; ma egli scoppiò a piangere. "Hey," il moro abbracciò il ragazzo più piccolo, che in quel momento era così fragile, e passò una mano fra i suoi capelli. "Va tutto bene,"
"Non va tutto bene, Ben," pianse sulla sua spalla. "Mi dispiace, Ben, mi dispiace così tanto," continuò. Il moro era confuso, e si staccò dal ragazzo piangente.
"Fede, che succede?" chiese frenetico, con un pizzico di preoccupazione.
"Ti prego, non scappare da me," disse, e scosse la testa. In quel momento, Benjamin pensò la possibilità che Federico era andato a letto con un'altro. Ma lui sapeva bene che non sarebbe mai successo, si fidava di lui. O no?
"Non vado da nessuna parte, Fede,"
Federico annuì, e aprì la sua bocca, le labbra tremanti, e le parole che uscirono dalla sua bocca erano come pugnalate nel cuore del moro. "Sono malato, Benjamin. Sono malato e non te l'ho detto. Io ho il cancro -- ho un tumore al cervello al quarto stadio."
A/N: colpo di scenaaaa. Ditemi qua sotto cosa ne pensate e secondo voi cosa succederà nei prossimi capitoli. Baci ♡
P.s non manca tantissimo alla fine.
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paper airplanes; fenji {completa}
FanfictionIl cuore si innamora di chi gli pare, e a volte, può essere la cosa più bella che ci sia mai capitata. [Dalla storia; capitolo venticinque] "No," lo interruppe, serio. "Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata in tutta la mia vita. Quando sei...