quindici

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Si ricorda tutto.
Sospirò, mentre passò una mano tra i capelli scompigliati.
Si è ricordato ogni dettaglio, merda.
Si mise una mano davanti alle labbra tremanti, trattenendo un singhiozzo. Era questa la parte che temeva. Era di questo che aveva paura: che se ne andasse via, lontano da lui, e chissà quando ritornerà.
Aveva girato avanti indietro per la stanza, una mano sul fianco destro, l'altra che massaggiava la mascella contratta.
Benjamin aveva resistito a non dire nulla, e solo quando aveva provato a dire che gli dispiaceva, Federico alzò la mano che teneva su un fianco, le lunghe dita tremavano.
Aveva cercato di vedere il suo viso, le sue emozioni, se era arrabbiato oppure semplicemente deluso. Era sicuramente certo dei suoi sentimenti; era distrutto.
Non avrebbero dovuto mai fare sesso quella notte, se lo era ripetuto più e più volte, ma lui era fatto così: testardo e duro come una roccia.
Ha voluto fare di testa sua, e questo era il risultato. Ora ne doveva pagare le conseguenze.
Seduto sul divano disfatto di casa sua, mentre Federico era probabilmente steso nel suo dall'altra parte di Modena, piangeva quello che aveva rimasto delle sue lacrime.
Piangeva per aver perso forse il suo migliore amico. E se Federico era proprio la sua anima gemella? L'amore della sua vita?
Forse, non l'avrebbe mai saputo.
"Sono un idiota," farfugliò fra le lacrime, mentre buttò la sua faccia fra le sue mani, gomiti sulle ginocchia e schiena leggermente piegata in avanti.
E pianse.
Pianse finché non si sentì male.
Pianse finché il sole non scomparì dietro le colline della città.
Pianse finché non sentì qualcuno bussare alla porta, e finalmente, i suoi singhiozzi cessarono, i suoi occhi si spalancarono, e il suo labbro inferiore smise di tremare.
In un movimento veloce, si alzò dal divano, asciugò i residui delle sue lacrime con l'estremità della sua maglia, e quando si sentì pronto, aprì la porta.
E lui, era lì, davanti al moro.
Gli occhi stanchi circondati da piccole occhiaie, le braccia lunghe distese lungo i suoi fianchi.
Benjamin prese un respiro profondo, e si sentì inutile; non sapeva cosa fare, se abbracciarlo o no, se farlo entrare oppure lasciarlo fuori di casa sua.
Finalmente, Federico parlò.
"Ciao," disse con una voce debole e rauca. Forse stava piangendo anche lui?
"Ciao," ripetè Benjamin. Improvvisamente, guardarlo divenne più difficile, come se guardare i suoi occhi gli mostrasse tutti gli errori che aveva commesso in così poco tempo.
E lì, cadde.
Il singhiozzo che uscì dalle sue labbra lacerò il silenzio in mezzo ai due ragazzi, e Federico non seppe cosa fare.
Normalmente, avrebbe circondato la sua vita esile con le sue braccia toniche, sussurrandogli all'orecchio che andava bene.
Ma ora?
Questa non era una situazione normale.
"Ben," tentó, ma non appena provò ad allungare un braccio verso il moro, un altro singhiozzo uscì dalle sue labbra, più forte di prima. E questa volta, aveva lacerato il suo cuore.
Odiava vederlo così, in quello stato, sapendo benissimo che era colpa sua.
"Benjamin ti prego. Guardami," lo implorò, e questa volta si fece forza; distese il braccio verso di lui, e con la punta di due dita, alzò il mento del ragazzo più grande.
"Mi dispiace, Fede. Mi dispiace molto," riuscì a dire fra i singhiozzi.
"Non parlare," affermò, premendo il viso del moro contro il suo petto.
Le sue lacrime bagnavano la sua maglietta rosea, ma adesso non gli importava di niente.
"Respira come me," mormorò fra i suoi capelli lunghi.
Benjamin prese un respiro profondo, ascoltando il battito del cuore del biondino; calmo e lento, come una ninna nanna.
E così fece.
Il battito del moro rallentò, e finalmente le sue lacrime cessarono, così come i suoi singhiozzi e sussulti.
"Va tutto bene," disse dopo un momento, quando capì che Benjamin si era finalmente calmato e aveva smesso di piangere.
"No," soffió, staccandosi dal suo petto. "Non va tutto bene. Ora tu mi lascerai, perché tu non vorrai più essere mio amico e--"
"Ben," lo interruppe, posando una mano sulla sua guancia. "Perché non dovremmo più essere amici? Abbiamo commesso un errore, ma eravamo ubriachi. Non significava nulla," continuò.
Benjamin sbiancò. Voleva dire che non provava nulla? Forse stava solo cercando di proteggere la loro amicizia, e così, decise che forse era meglio così; proteggere la loro amicizia.
"Hai ragione," rispose, cercando di nascondere i suoi sentimenti.
"Amici?" chiese speranzoso Federico, dando segno a un piccolo sorriso.
Io ti amo. Voglio solo qualcosa di più.
"Amici."

paper airplanes; fenji {completa}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora