Frustrazione

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CAP.7


Era da un paio di ore che Stiles girava per la sua stanza, non sapeva se quello che aveva visto fosse reale. Un uomo non è capace di cambiare colore degli occhi a piacimento, forse era stato solo frutto della sua
mente, eppure gli erano sembrati così reali, nostalgici e familiari.

Piombare a casa sua per chiedergli di cambiare colore degli occhi lo avrebbe fatto passare per pazzo, ed era sicuro di non essere una visita gradita.

- Se non smetti di fare avanti e dietro dovrò far ricostruire il pavimento. –

Lo sceriffo era salito per avvisare che la cena era pronta, si era messo in testa che far mettere Stiles davanti a fornelli lo avrebbe fatto stancare e da quando era rientrato avevano deciso di fare almeno a turni.

- Si, ehm... scusa, riflettevo e non ti ho sentito chiamare. –

Stiles e lo sceriffo scesero per cenare, pasto che fu consumato in completa serenità, mentre i due Stilinski si raccontavano le loro giornate.

Da quando era rientrato, Stiles non aveva auto nessun disagio nel chiamare "papà" un uomo che aveva appena conosciuto, aveva sentito subito che fra loro c'era un legame. Quell'uomo gli sorrideva dolcemente, come se tutta la sua vita dipendesse da lui, aveva subito pensato "quello è uno sguardo che solo un padre può avere".

- Pà smetti di raccontare la storia di quando da bambino ti ho chiesto di arrestare l'uomo nero! Lo hai raccontato anche al professor Harris al primo anno! –

Allo sceriffo cadde la forchetta nel piatto, la sua bocca era rimasta aperta per lo stupore: Stiles aveva ricordato un altro tassello del puzzle della sua memoria. Lo sceriffo si era alzato e aveva abbracciato il figlio che per poco non si strozzò con il pezzo di carne che stava masticando, i suoi ricordi tornavano all'improvviso, nemmeno se ne rendeva conto.

Erano passati un paio di giorni da quando Derek e Stiles si erano incontrati, il lupo si era tenuto lontano nonostante Scott gli avesse detto che non si sarebbe opposto. Più volte aveva sentito come un bisogno di andare a controllare Stiles però tutte le volte lo aveva represso fino a cancellarlo.

Era ancora presto per avvicinarsi a lui, aveva capito che i suoi occhi erano l'ancora del ragazzo per chiudere la sua porta, però non era necessaria la sua presenza, lo aveva constato una notte andando a controllare come stesse il ragazzo: lo aveva trovato che dormiva serenamente. Aveva provato a non pensarci, si era ripetuto che per lui era la cosa migliore, però quando se lo ripeteva le parole stonavano terribilmente nella sua testa e un ringhio basso usciva dalla sua gola, senza una vera ragione per lui.

Quella mattina era uscito per i fatti suoi, aveva solo sentito il bisogno di aria. Aveva girato per tutta la città ed alla fine si era ritrovato davanti la scuola dei ragazzi. Impossibile fermare i ricordi che si erano costruiti negli ultimi anni: l'urlo di Scott per attirare l'alfa, per esempio. In realtà non era stato quello il ricordo a venirgli in mente per primo, solo che quello era collegato alla prima volta in cui Stiles lo aveva chiamato "Sourwolf".


Stiles aveva passato tutta la mattina a sbuffare annoiato e a giocare con un penna facendola passare fra le dita, Scott sapeva che quel gesto voleva dire che la sua testa stava formulando ipotesi a mille su un qualcosa che non aveva nulla a che fare con la scuola e solitamente con il mondo umano, solo che con la certezza che lui non ne fosse a conoscenza, il motivo poteva essere solo uno: Derek Hale.

Sapeva che doveva mettere da parte il suo essere protettivo nei suoi confronti, però non capiva come fosse possibile che, nonostante non ricordasse nulla, Stiles andasse sempre a finire con il pensiero al suo ex Alpha. Davvero i suoi sentimenti erano così grandi?

It's hard to forgetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora