Dimenticare

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CAP.2


Per Stiles fu un ennesimo pomeriggio di tortura. Il tempo sembrava essersi fermato, tutte le lancette sembravano non camminare e Stiles iniziava a chiedersi se le batterie non avessero deciso di fare qualche sciopero contro il loro uso prolungato. Continuava a guardare il volto di Derek e le lancette dell'orologio. Entrambi non volevano dare segno di vita.

Non si aspettava che Derek andasse a parlargli di sua spontanea volontà, certamente non quando l'argomento erano i suoi sentimenti nei confronti del lupo. Poteva capire che non era una cosa semplice da mandare giù, soprattutto quando è Derek Hale il soggetto.

La pressione, il nervosismo e la paura erano a mille. La gamba destra non cessava di muoversi, le unghie e le pellicine venivano torturate, la matita aveva già fatto una brutta fine. Non sopportava più quella situazione, non poteva far finta di nulla, non dopo che Derek lo aveva sentito "proclamare la sua cotta" in quel modo al suo migliore amico, non quando il suo oggetto dei desideri aveva chiaramente detto di far finta che nulla fosse accaduto, chiaramente aveva detto di non essere interessato a lui in quel senso. Un conto era darlo per scontato da solo, un altro era "non" sentirselo dire, archiviandolo come momento imbarazzante.

Stiles aveva raccolto le sue cose, aperto le porte del loft ed uscito in una velocità che aveva spiazzato i due lupi, che in quel momento si chiesero se Stiles fosse davvero umano o se anche lui nascondesse qualche natura soprannaturale come Lydia.

Derek fece cenno a Scott che sarebbe andato lui a parlare con Stiles, gli fece capire che era una cosa che riguardava loro due soltanto. Scott capì, fece cenno di sì con la testa e aspettò pazientemente che se la sbrigassero fra loro, Stiles gli aveva accennato a quello che l'ex alfa aveva ascoltato.

Era finalmente fuori da quell'appartamento. Nemmeno lui sapeva come ci fosse riuscito, stava respirando l'aria a pieni polmoni, si sentiva libero, leggero, ma durò poco perché Derek lo richiamò. La sua voce riportò tutte le ansie che aveva per un momento messo da parte.

- Che ti prende, Stiles? – Non era stata la domanda a far ribollire il sangue al ragazzo, ma il tono di voce, l'espressione del volto del lupo. Come faceva davvero a capire cosa non andasse?

- Avevo bisogno di aria. – se lui ignorava il problema, l'avrebbe fatto anche Stiles.

- Prendere aria non vuol dire scappare dalla stanza con tutte le tue cose dietro. –

- Non sono scappato. – Stiles stava stringendo lo zaino in una mano, l'altra era chiusa a pugno.

- È per quella cosa, vero? –

La terra sotto i piedi di Stiles sparì. La parola "quella cosa" girava nella sua testa, le nocche diventarono bianche. Quanto può essere brutto sentire chiamare i propri sentimenti "quella cosa"?

- Stiles è solo una stupida cotta da ragazzini del liceo, ti passerà, non l'ho nemmeno presa seriamente in considerazione. –

Nella testa del ragazzo rimbombarono le frasi: quella cosa, stupida cotta e nemmeno presa seriamente in considerazione.
Avevano creato un vortice che gli stava creando un dolore che iniziava dalla testa e finiva al petto. Gli occhi cominciarono a bruciargli, segno che le lacrime presto avrebbero cominciato a rigare il volto.

- La macchina l'ho lasciata dall'altra parte della strada. Dì a Scott che non mi sono sentito bene, vado a casa a far passare la mia inutile e non seria stupida cosa di una cotta. –

- Stiles io non... - A risentire le sue parole capì che non era stato molto giusto.

Stiles corse per attraversare la strada, però preso dall'accaduto non si accorse che un auto stava passando. L'uomo alla guida suonò il clacson, ma ormai era troppo tardi. Stiles si bloccò in mezzo alla strada dalla spavento, la paura non riusciva a farlo muovere. Il guidatore girò velocemente lo sterzo per evitare di prendere il ragazzo, ma non fece in tempo, anche se non con il muso dell'auto, la fiancata andò a sbattere contro

Stiles che fece un lungo volo, finendo con il sbattere la testa sull'asfalto.

Derek non fece in tempo a raggiungerlo per toglierlo dalla strada. Quando sentì il clacson e la frenata dell'auto, Stiles era già uscito dalla sua visuale. Quando era giunto sul posto il ragazzo era già a terra con la macchia di sangue sotto la testa.

La visione lo raggelò. Aveva visto un sacco di volte il ragazzo ferito, ma tutte le volte aveva la sicurezza che sarebbe sopravvissuto, che se la sarebbe cavata e che lo avrebbe rivisto sorridere. Avrebbe continuato ad ascoltare la sua voce. Le sue orecchie sarebbero state nuovamente riempite dalle sue mille parole. Ma in quel momento quelle certezze sparirono. Dovette fare un enorme respiro per concentrarsi sul battito debole dell'umano.

Un ambulanza arrivò subito, qualcuno dei presenti doveva averla chiamata, pensò Derek che presto fu affiancato da uno Scott spaventato.

Scott avvisò subito il padre del suo migliore amico.

Si ritrovarono tutti in una sala d'aspetto a fissare un porta bianca e una scritta rossa, che gli diceva che i medici in quel momento, stavano operando per salvare il loro amico.

Erano passate un paio d'ore da quando quelle porte erano state chiuse. Derek era seduto immobile, gli occhi chiusi e le orecchie concentrate su quello che accadeva lì dentro. Scott stava facendo la stessa cosa, ogni tanto si distraeva per rassicurare lo sceriffo. Il battito di Stiles era regolare, non più debole.

Finalmente un dottore uscì da quella sala operatoria, e lo sceriffo gli andò subito incontro per chiedere delle condizioni del figlio. In un primo momento il medico non disse nulla, guardò i presenti, poi fissò nuovamente gli occhi dello sceriffo.

- L'operazione è andata bene. Suo figlio è salvo, ma il colpo alla testa ha creato qualche difficoltà, ora dipende tutto da lui se risvegliarsi o meno. –

- Risvegliarsi? –

Tutti e tre i presenti sgranarono gli occhi, tre cuori in quella sala d'aspetto persero un battito.

- È in coma. –

Stiles era steso nel letto dell'ospedale. Lo sceriffo era seduto al suo fianco. Scott parlava con la madre per capire quanto grave fosse lo stato del coma di Stiles. Melissa lo rassicurò che per la lesione che aveva ricevuto Stiles, il coma era una sorta di stato che il corpo usava per guarire.

Derek era rimasto sula porta della stanza di Stiles. Lo guardava dormire. Ascoltare le parole della madre di Scott lo rincuorò, anche se non abbastanza. Il gelo nelle ossa non voleva andarsene. Da quando lo aveva visto steso a terra non aveva detto una parola. L'espressione del suo volto era dura, ma non con il mondo, con sè stesso. Parlare in quel modo a Stiles non era stata una mossa sveglia, non con quel ragazzo che lo aveva sempre salvato. La sua testa continuava a dirgli che molto probabilmente la sua non era una stupida cotta adolescenziale.

I giorni trascorrevano ma Stiles non voleva che saperne di risvegliarsi. Continuava a dormire beatamente nel suo letto d' ospedale. Ogni giorno che passava per Derek era una tortura, ogni volta che di notte andava a trovarlo sperava di rispecchiarsi negli occhi dorati del giovane e di ascoltarlo parlare.

Andava la notte, quando non c'era nessuno, quando era sicuro che sarebbero stati solo loro due e nessun'altro, perché solo in quei momenti poteva essere solo sè stesso e chiedere scusa a Stiles, perché se lui non lo avesse trattato in quel modo, non ci sarebbe stato il bisogno di scappare in quel modo.

Derek era seduto al suo fianco, continuava a fissare il petto di Stiles muoversi dai respiri regolari. Le braccia stese sul fianco, le mani immobili, le stesse mani che non riescono mai a stare ferme quando il ragazzo parla.

In quel momento Derek scattò sulla sedia, le dita cominciarono a fare piccoli movimenti, lo stesso gli occhi e dalle labbra uscirono mugolii indistinti.

- Stiles? – Derek provò a chiamarlo. – Stiles mi senti? – e finalmente accadde. Derek riuscì nuovamente a rispecchiarsi negli occhi ambrati del giovane. – Stiles ti sei svegliato finalmente. –

- Chi sei? – Stiles rimase calmo. Continuò a fissare quegli occhi verdi sgranati. Sa che dovrebbe conoscere la persona che sta guardando, ma non gli viene in mente nulla. Il vuoto più totale.

Fu la volta di Derek a sentirsi mancare la terra sotto i piedi, e a sprofondare in un abisso freddo e buio. 

It's hard to forgetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora