Domani

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CAP.19

A domani.

Quelle semplici parole racchiudevano qualcosa di grande e forte, capace di travolgerlo e trasportarlo su frontiere che non aveva mai conosciuto, non erano oscure, ma non erano nemmeno luminose come lui credeva, ne era spaventato eppure non poteva fare a meno di incamminarsi in quella direzione.

La prova era arrivata quando, solo guardando il ragazzo uscire da scuola, dentro di lui tutto si era calmato, rilassato, e questo lo aveva spaventato; ignorare quei fatti era impossibile persino per Derek.
Era appena rientrato nel suo loft, si era tolto la giacca e l'aveva gettata sul tavolo insieme alle chiavi. Incrociando le braccia, si appoggiò al tavolo e un sospiro uscì dalle sue labbra: se ogni passaggio fosse stato così, alla fine dei quindici giorni ne sarebbe uscito distrutto psicologicamente.

La situazione non gli era chiara, che cosa voleva ottenere Stiles con quei passaggi? Lui aveva ceduto più a se stesso che al ragazzo, stava usando l'influenza che il giovane aveva sul suo mostro? No, sapeva che qualcosa era cambiato da parte sua nei confronti del ragazzo.


Stiles era seduto nella sua stanza, la testa piegata sui libri di scuola, non si rese nemmeno conto che la sera fosse arrivata e che il padre fosse passato per dargli la buonanotte. Questo dettaglio fece sorridere il padre, era bello e giusto osservarlo comportarsi da liceale e guardare la sua mente impegnata formulare calcoli, a imparare formule o date storiche.

Quando finalmente decise che era arrivato il momento di staccarsi dai libri e di andare a dormire, il suo sguardo si bloccò sul calendario e un'imprecazione partì nella sua testa: il giorno dopo era Sabato e per due giorni non avrebbe avuto scuola. In passato avrebbe amato il fine settimana, ma non in quei giorni, in quelle settimane, non quando stava finalmente ottenendo qualcosa da parte di Derek. Controvoglia prese il telefono e compose un messaggio da inviare al lupo.

"Domani è Sabato, non abbiamo scuola e poi c'è la Domenica. Ci vediamo Lunedì?"

Dopo aver premuto invio, Stiles si chiese se il punto interrogativo fosse giusto. Forse non doveva fare una domanda, un'affermazione sarebbe stato meglio. Non ebbe nemmeno il tempo di completare le sue domande sul testo del messaggio che la risposta di Derek era arrivata.

"Va bene."

Stiles, guardando quelle parole, non poté fare a meno di chiedersi che cosa volesse dire esattamente quel "va bene" per Derek.

Andava bene non vederlo per due giorni?

Andava bene perché non lo avrebbe avuto in mezzo ai piedi per due giorni?

Andava bene perché non avrebbe avuto la seccatura di andare a prenderlo per due giorni?

Due giorni.

Stiles non riusciva a credere che un tempo così breve potesse sembrare enorme ai suoi occhi, come una distanza, era quello che c'era fra loro in fondo, una distanza che ogni giorno stavano percorrendo a piccoli passi e che stavano dimezzando, almeno era quello che sperava il ragazzo.


A svegliare Derek la mattina del sabato fu un sole caldo e luminoso. Era la prima volta dopo tanto tempo che apriva gli occhi a metà mattinata e che pigramente si rigirava nel letto. Si era svegliato presto, ma il ricordo del messaggio della sera prima lo aveva spinto a tornare a dormire e non ad alzarsi per qualche allenamento o altro.

Fu un momento, il tempo di realizzare che non sapeva che cosa fare, che avrebbe avuto due giorni senza nessun impegno, senza nulla che gli avrebbe riempito le giornate in modo tale da fargliele passare velocemente. Fu brutto rendersi conto quanto le sue giornate fossero vuote senza qualcuno che cercasse di ammazzarlo.

It's hard to forgetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora