Non sei lei

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CAP.21


Io non sono lei.

Derek era rimasto nella semi oscurità del suo loft, poteva sentire le parole di Stiles scorrergli sulla pelle. Vedere come quel ragazzo riuscisse sempre a leggergli dentro era sempre una sorpresa, e come tutte le sorprese era inaspettata ed il più delle volte spaventosa.

Stiles riusciva a leggere il silenzio dei suoi occhi, riusciva a scorgere paure che fino a qualche tempo prima credeva di aver nascosto bene, in profondità, in modo che nemmeno lui stesso riuscisse a vederle, così a fondo da poterle dimenticare, ma quel ragazzo in qualche modo riusciva a scovarle, portarle in superficie, dove lui poi avrebbe dovuto affrontarle, lottare con esse e riuscire a non essere sottomesso: in qualche modo sentiva di dover vincere per Stiles.

Paige era una costante di tutte quelle paure che aveva sotterrato, era marchiata a fuoco su ognuna delle sue paure e insicurezze, era una marchio rosso, caldo come il sangue che ancora sembrava ricoprire le sue mani.

Dopo quella sera in cui quel piccolo discorso era riuscito ad alleggerirlo, poteva sentire le mani meno sporche ed al posto del calore del sangue vi era una leggera freschezza, come se dell'acqua stesse scorrendo su quel rosso portando via un po' per volta quelle colpe. Conosceva la causa di quella freschezza, della leggerezza e del desiderio di vivere un giorno ancora.

Come ogni sera nelle ultime settimane, Derek andava a dormire con il cuore più leggero, per poi aprire gli occhi il giorno dopo senza nessuna fatica, senza nessun un odio per il giorno che era arrivato.


Stiles non era da meno, la sua mente non smetteva di riproporgli il pomeriggio trascorso insieme a Derek, nonostante fosse seduto sul divano insieme al padre e quella fosse la serata dedicata al loro rapporto, i suoi pensieri erano altrove, erano in un loft e facevano compagnia ad un lupo.

Era stato un pomeriggio perfetto, eppure aveva avuto la sensazione che non fossero soli, poteva sempre sentire la presenza di Paige fra loro, poteva chiaramente vederla negli occhi di Derek, insieme alla paura ed al senso di colpa che si portava dietro.

Quando aveva aperto il discorso, aveva temuto che il lupo lo cacciasse fuori, che gli urlasse contro e si allontanasse nuovamente. Per fortuna non era stato così, Stiles aveva avuto il bisogno di chiarire che lui non fosse Paige, che la storia non si sarebbe ripetuta, aveva sentito la necessità di distaccarsi da quel paragone che Derek inconsciamente faceva ogni volta che lo guardava.

Un altro giorno era passato, la notte era calata sulla città, le luci lentamente si spegnevano nelle case, Stiles sbadigliando aveva salutato il padre e pigramente aveva salito le scale per dirigersi nella sua camera. Dalla stanza proveniva una luce debole, quella di un computer lasciato acceso per via di una decisione presa all'improvviso nel pomeriggio. Sorridendo, il giovane lo spense e si mise a letto.


Il primo giorno della settimana era sempre quello il più duro e difficile da trascorrere, i professori sembravano carichi di idee e della voglia di torturare gli alunni, al contrario, i ragazzi sembravano esausti per i due giorni trascorsi a divertirsi con gli amici.

Scott e Stiles sembravano fare eccezione, il primo raccontava di come si fosse fatto avanti con la nuova arrivata, di come avessero passato due giorni a parlare di qualsiasi cosa passasse loro per la testa, il secondo ascoltava e rideva, non avrebbe raccontato al suo migliore amico i due giorni passati con Derek, non per cattiveria o superstizione, preferiva custodirli come se fossero fatti di una materiale fragile, prezioso ed unico.

Un'altra peculiarità del lunedì mattina era il tempo congelato, l'orologio nell'aula non accennava mai ad avanzare, i professori non smettevano mai di parlare o scrivere sulla lavagna, i compiti in classe non accennavano minimamente a eseguirsi e ad arrivare ad un risultato che soddisfi alunni e professore, tutto sembrava andare a rilento.

It's hard to forgetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora