Proteggiti

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CAP.13



Derek aspettava una risposta, un qualsiasi cenno che gli facesse capire se quello che aveva detto fosse servito a qualcosa, ma il ragazzo davanti a lui lo guardava con gli occhi sgranati e le lebbra semiaperte come se stesse per parlare.

Era quello che Derek stava aspettando, che il ragazzo parlasse: temeva che la sua risposta fosse stata fuori luogo, considerando che era una frase che aveva detto qualche volta Stiles.

Stiles. La sua mente stava elaborando mille azioni e mille frasi da dire, però una parola sembrava urlare nella sua mente: proteggiti!

- Mi hai lasciato senza parole sourwolf! E' bello che tu ricordi le mie frasi senza senso. – Stiles si era alzato dalla sedia, stare fermo in quel momento gli risultava difficile, aveva bisogno di camminare o almeno di stare alzato.

- Hanno un loro senso se messe in un contesto del genere. – Derek lo aveva osservato per tutto il tempo, per un momento credeva di aver detto l'ennesima frase sbagliata, di averlo nuovamente ferito per il suo mancato tatto o la sua negazione di interagire con chi aveva intorno.

- Immagino di sì. – il ragazzo si era seduto sul letto e aveva iniziato a torturare le mani facendole incrociare e guardandosele, era diventato improvvisamente nervoso.

A Derek non era sfuggito quel cambiamento. Chiedendosi se la causa fosse lui, aveva fatto qualche passo per raggiungerlo e si era piegato in avanti per guardare il ragazzo dritto negli occhi.

- Ora che sai cosa sono. – i suoi occhi cambiarono colore. Il suo volto aveva cambiato aspetto. – Come ti comporterai Stiles? Scapperai questa volta? –Stiles aveva ricordato che loro erano lupi mannari, non ricordava però l'aspetto o come avvenisse la trasformazione.

Derek aveva bisogno di sapere che cosa sarebbe accaduto, qualcosa si era aperto in lui quella sera, non importava se l'avrebbe spaventato o altro, non importava se a essere ferito sarebbe stato lui. Doveva sapere.

- Io... Io... Sono molto stanco, vorrei riposare un po' prima che torni mio padre da lavoro. – Stiles aveva abbassato lo sguardo, le sue mani tremavano e i suoi occhi bruciavano. La parola "proteggiti" continuava a rimbalzare rumorosamente dentro la sua testa.

Derek stava per prendere le sue mani e stringerle, voleva fermare quel tremore causato da lui, ma quando vide che Stiles le aveva ritirate lasciò perdere e si avviò verso la finestra.

- Chiudi la finestra, questa notte pioverà. – Disse prima di andarsene.


Quando Stiles rimase solo, le lacrime cominciarono a scendere senza un perché preciso, o almeno così credeva il giovane.

Piangeva quasi come se il corpo avesse trattenuto quello sfogo per mesi, come se quelle lacrime fossero sempre state lì che aspettavano solo di essere liberate: un dolore vecchio e trattenuto stava cercando libertà.

La stanza si riempì di singhiozzi. Stiles si stese sul letto e provò a farli smettere soffocandoli con il cuscino, era quasi liberatorio sfogarsi in quel modo.

Non capiva il perché ma aveva avuto paura di Derek, non era stata la trasformazione, lo aveva trovato divertente per un secondo.

E nuovamente quella parola era apparsa nella sua testa "Proteggiti!"

Mentre dava libero sfogo alle lacrime si liberava, ogni goccia portava con sé un ricordo, quasi come se fossero stati rinchiusi lì dentro, cristallizzati nel tempo.

Una lacrima racchiudeva il ricordo di quando aveva confessato a Scott la verità sui sentimenti che provava per Derek, di come era esploso lasciando a bocca aperta il suo migliore amico, per un secondo sorrise al ricordo dell'espressione che aveva suscitato.

Una seconda lacrima racchiudeva il ricordo di come Derek aveva accidentalmente scoperto i suoi sentimenti ascoltando l'improvvisa confessione a Scott.

Una terza perla acquosa aveva completato la scena che tempo prima aveva sognato.

L'ultima lacrima aveva portato con sé tutto il dolore.

Proteggiti da lui.



Il tramonto era sparito, la città era stata quasi avvolta del tutto dal colore della sera, un piccolo vento fresco aveva iniziato ad accarezzare gli alberi e le strade della città. Derek non aveva voglia di tornare al loft, quell'atmosfera di solitudine sarebbe stata troppo pesante da reggere anche per lui.

Il vuoto dentro di lui sembrò crescere a dismisura. Dopo poco, controvoglia, rientrò a casa, le prime gocce avevano iniziato a scendere, picchiettando sul suo viso.

L'ultima volta che il suo viso si era bagnato era stato per Boyd.

Anche quel ricordo era legato a Stiles. Un sorriso amaro apparve su quel volto ancora bagnato dalla pioggia, ricordava perfettamente quanto quella piccola stretta lo avesse aiutato a rimanere a galla.

Era dentro e si guardava intorno: la sua scarsa mobilia, la poca illuminazione proveniva da fuori. Aveva evitato di accendere le luci, non voleva la luce, non ne aveva bisogno.

Nuovamente quel peso che tempo prima aveva provato si stava facendo risentire, l'aria gli mancava e la testa gli girava. Senza rifletterci due volte andò sul balcone per prendere aria, non importava se la pioggia aveva iniziato a scendere forte. "Meglio così" pensò, aveva bisogno di quel freddo, lui lo meritava.

Da quella sera tutto sarebbe cambiato, in qualche modo entrambi avevano smosso qualcosa nel loro rapporto, qualcuno aveva fatto un passo avanti, qualcun altro un passo dietro per proteggersi da un dolore di una vita che probabilmente non gli apparteneva più.

Stiles aveva evitato per quasi tutta la settimana di vacanza Scott e l'intero branco. Aveva ricordato anche quello, chi era cosa insomma, ma non aveva voglia di mettere una maschera e fingere di essere qualcuno che non era, il suo sarcasmo lo aveva abbandonato o semplicemente non ne aveva bisogno al momento.

Non ne aveva bisogno da quando aveva perso la memoria, però se fosse stato in un gioco avrebbe potuto dire che il suo completamento era circa all'ottanta percento: era così che stava calcolando la sua "guarigione", termine che usavano tutti.

Termine che lui odiava perché non era malato, aveva semplicemente dimenticato. Solo uno non glielo rinfacciava. Solo uno non lo compativa o biasimava.

Solo uno. E la sua mente gli urlava di proteggersi da lui.

Come può una persona essere la cura e il danno allo stesso tempo?

Il giorno dopo sarebbe ricominciata la scuola, da una parte Stiles ne era davvero felice, dall'altra avrebbe dovuto affrontare le domande degli amici e rispondere perché li aveva ignorati.

Come previsto, Stiles dovette giustificarsi con tutti i suoi amici, trovando scuse e arrampicandosi su qualche specchio era riuscito a convincerli di qualche bugia inventata sul momento, chiedendosi se era anche nello stile del vecchio Stiles fare queste cose.

- Che ci fa lui qua? – Stiles aveva intravisto Derek andare in segreteria.

- Forse non lo ricordi, anche se Isaac vive da me, legalmente la tutela è sua. –

- Non lo ricordavo. –

Derek era uscito dall'ufficio e si dirigeva verso i due ragazzi.

- Io ho dimenticato di chiedere alcune cose al professore, torno subito. –

Nell'osservare Stiles sparire dentro l'aula Derek ebbe la sua risposta alla domanda che una settimana prima gli aveva posto.

Sarebbe scappato da lui.


Quello sarebbe stato il loro rapporto? Un susseguirsi di fughe non appena l'altro appariva?


Continuava a ripetersi che era giusto così, che il ragazzo aveva fatto la sua scelta, ma i suoi pugni stretti nella tasche della giacca e la leggera nausea che saliva gli dicevano che lui non accettava tutto quello.

La prima volta avvenne nei corridoi della scuola.

La seconda volta fu casa di Scott, mentre i tre ragazzi ripassavano la lezione per il giorno dopo, Derek era passato per dare i documenti che aveva dovuto firmare per la scuola. Stiles, appena lo aveva visto entrare nell'abitazione McCall, con una scusa era uscito da lì per tornare a casa.

La terza fu nuovamente a scuola. Stiles aveva iniziato a chiedersi perché Derek fosse rimasto il tutore legale di Isaac, lui ora viveva con Melissa e Scott, perché non cambiare?

Ogni volta che Derek appariva, Stiles spariva.

L'umano si era ripetuto più volte di smettere di comportarsi così, però era automatico: quando Derek appariva la sua mente urlava "proteggiti" e lui scappava il più lontano possibile, era una paura irrazionale di un passato che non gli apparteneva più,ormai aveva voltato pagina.

Era a conoscenza di quei sentimenti, il lupo era anche stato chiaro, baciandolo, aveva detto chiaramente quello che ne pensava, lui non sarebbe mai stato capace di dargli quello che voleva.

Era sdraiato sul suo letto, con una mano dietro la testa e con l'altra tamburellava sulla sua pancia, i pensieri affollavano la sua mente, annoiata si era alzato dal letto, non appena i suoi piedi toccarono terra, anche quelli di qualcun altro toccarono lo stesso pavimento.

- Ora dove scapperai, Stiles? – Derek aveva fatto la sua entrata.

- Potrei chiudermi in bagno. – Stiles non aveva via di scampo, gli dava le spalle, non aveva la forza di guardarlo in faccia.

- Smettila di scappare da me. Non è questo quello che volevo. –

Se solo Stiles si fosse girato in quel momento, avrebbe potuto vedere degli occhi verdi senza più una luce ad illuminarli, spenti dal dolore dovuto a parole dette senza pensarci, a gesti compiuti per paura o per difesa.

- Non scappo da te. Mi proteggo da te. – Gli occhi cominciarono a bruciargli.

- Ti proteggi da me? –

Stiles si girò lentamente e i suoi occhi si posarono sulla figura di Derek davanti alla finestra. La luce esterna gli impediva di vedere chiaramente, ma con passi lenti si diresse verso Derek e con una mossa decisa lo afferrò dal colletto della giacca e fece unire le loro labbra.

Derek sgranò gli occhi per il gesto, quelle labbra sulle sue bruciavano come la prima volta. Qualcosa di familiare e nostalgico stava riempiendo quell'enorme vuoto che aveva dentro.

Per un breve momento sembrò che nella sua anima bruciata un filo di vita fosse ritornato a scorrere.

- Perché io voglio questo e tu non puoi darmelo. Ricordi? – Quando Stiles terminò il bacio, diede nuovamente le spalle al lupo – Io ricordo tutto quello che ci riguarda, Derek. - sussurrò prima di scendere sotto.


It's hard to forgetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora