In trappola

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CAP.18

Derek era in piedi dall'alba, aveva visto il sole prendere il posto della luna e per una volta, dopo tanto tempo, quella luce non gli sembrava sbagliata, non era troppo pura per essere ammirata da lui. Non sembrava fuori posto quando si posava sulla sua figura ed i suoi occhi non sembravano indegni di ammirare l'alba di un nuovo giorno.

"A domani"

Le parole di Stiles risuonarono nella sua testa. Il giorno era arrivato, lo aveva visto nascere e si era beato della sua bellezza. Da quando aveva visto il sole sorgere, il tempo si era bloccato, congelato, aveva smesso di scorrere sotto agli occhi di Derek che durante la notte aveva preso la decisione di andare all'appuntamento che Stiles gli aveva chiaramente dato.

Le ore non passavano, le domande aumentavano ed i dubbi crescevano, le incertezze prendevano il posto di quelle poche certezze che si erano fatte strada nella voragine del suo petto durante la notte, quell'ordine apparente che era finalmente riuscito a trovare era svanito, il caos regnava nuovamente nella sua testa.

Perché andare? Sentiva di voler andare, ma non sapeva il perché.

Durante la notte aveva trovato la risposta, che fine aveva fatto?

Si sentì perso. Continuava a guardare l'orologio, le lancette andavano a rilento, sembrava che si muovessero di un minuto ogni volta che lui guardava l'orologio convinto che fossero passate ore. Continuava a ripensare che cosa si fosse detto la notte, a ritrovare quell'appiglio che era riuscito a dargli forze, a cercare le parole che gli avevano trasmesso la giusta sicurezza, il coraggio di dormire e di andare da Stiles quella mattina.

Cosa si era detto per trovare la forza?

Solo quando l'orologio aveva segnato l'orario che si era prefissato per uscire e arrivare in tempo la soluzione era arrivata.

Il bacio.

Lui non si era detto nulla, nessuna parola era venuta in suo soccorso, nessun ragionamento era riuscito a fargli da salvagente nel mare delle sue parole, lui non aveva avuto nessun merito.

Il breve contatto che le loro labbra avevano avuto, il calore che le labbra del giovane gli lasciavano, il dolce sapore di un ricordo ormai antico nelle sue memorie che risultava quasi nostalgico, la fiducia in un sentimento che aveva rinchiuso in qualche gabbia nel suo petto con il mostro che aveva generato negli anni a fare da guardia.

Era stata la risposta che Stiles gli aveva dato prima di scendere dall'auto, quel piccolo bacio che lo aveva spiazzato si era fatto strada nel suo petto e gli aveva infuso la giusta dose di coraggio, e lo stava facendo anche in quel momento mentre guardava l'orologio e afferrava le chiavi della macchina per uscire ed andare davanti alla scuola.

Man mano che si avvicinava a scuola il nervosismo si faceva strada nella sua ossa, sentiva i muscoli tirare, le mani stringevano lo sterzo, però una parte del suo corpo dimostrava una certa impazienza, forse nemmeno lui si era reso conto del piede che premeva sull'acceleratore o della mente che studiava i sorpassi e le strade che potevano fungere da scorciatoie.

Era giunto davanti all'edificio. Scendendo dalla macchina si chiese se avesse preso la decisione giusta. Impaziente si appoggiò allo sportello, gli sembrava di sentire le ossa dolergli dal nervosismo, da quando non provava quelle sensazioni? I ricordi di Paige apparvero nella sua mente, portando le mille emozioni che aveva provato in quel breve periodo. Con lo sguardo rivolto verso una nuvola grigia che ricopriva il cielo azzurro, si chiese se fosse davvero pronto a provare nuovamente tutto quel vortice, ma non fece in tempo a continuare le sue riflessioni perché i ragazzi avevano iniziato ad uscire in gruppi dall'edificio.

It's hard to forgetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora