Un pomeriggio interessante

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Helena parcheggiò la macchina davanti al cancello di casa. Non aveva voglia di parcheggiarla in garage, l'avrebbe fatto più tardi. Era sabato pomeriggio inoltrato, aveva di nuovo fatto tardi. Il suo lavoro le portava via tantissimo tempo, ma lo amava. In ogni caso non sarebbe ritornata in ufficio prima di martedì.

Project Manager di una società di consulenza, doveva gestire i suoi collaboratori ma anche coccolare i suoi clienti.
Spense il motore del suv bianco ed appoggiò un attimo la testa sul sedile.

Davanti a lei, un camion di una ditta di trasporti, occupava i posti auto della casa non abitata, confinante con la sua.
La terza di cinque villette a schiera, era posizionata su una collina di Los Angeles, precisamente a Brentwood. La vista sulla città ed infine sull'oceano era mozzafiato. Presto, avrebbe avuto un nuovo vicino.

Fatto di poca importanza dato che non era mai a casa, sperava in ogni caso che questa novità non sarebbe stata un problema con suo padre.
Tolse le chiavi dal cruscotto, prese la borsa dal sedile del passeggero e scese. Guardando ancora un volta l'enorme montagna di scatoloni posizionati davanti alla porta d'ingresso entrò in giardino, superò il gatto di ceramica con la scritta Welcome posizionato nell'aiuola circondato da alberelli verde limone, ed entrò.

"Erik", chiamò, "sono a casa".
Posò le chiavi e la borsa sul tavolino dell'entrata e si avviò verso il corridoio. Superò la scala e notò subito il fuoco acceso del caminetto, installato a gas solo qualche mese prima nel gigante Open space, composto da sala e cucina.

"Non ci credo, ci sono 32º gradi e mi accendono il caminetto! Erik dove sei? Papà? Dove siete?"

Iniziava a preoccuparsi. Superata la zona soggiorno si avvicinò all'isola della cucina. Sul tavolo c'erano pacchi di carne e verdure tagliate. "Cosa cucinano di buono?", disse incominciando a sentire un buon profumino.

In quel momento sentì la risata di suo padre provenire dal giardino. Come risposta ricevette una risata ed un simpatico complimento alla battuta fatta. La voce era di un uomo ma non era quella di Erik.
Aprì le porte finestre ed uscì in giardino.

Mai e poi mai si sarebbe aspettata di vedere la scena che si era materializzata davanti ai suoi occhi. Dinanzi a lei, con un pinzone gigante da barbecue, c'era un perfetto sconosciuto che girava i spiedini e beveva una birra. Suo padre, seduto al tavolo posizionato lì vicino, sul terrazzino che dava sulla piscina, stava ancora ridendo.
"Helena mia cara, sei arrivata finalmente! Stiamo morendo di fame. Siediti, tuo fratello James sta finendo di grigliare gli spiedini".

Guardò prima suo padre, sembrava stesse bene fisicamente e poi guardò l'uomo. Un ragazzo sui trentacinque anni, castano, capelli corti perfetti e profondi occhi azzurri.
"Ciao Helena, la cena é pronta", disse semplicemente.
"Che cosa sta succedendo, chi sei?", chiese stupita.
"Ma come chi è?", rispose suo padre tutto infastidito "è James!"
"Si certo papà che stupida! Papà mentre aiuto James, tu prenderesti la salsa in frigo?"
"Certo bambina mia!"
Si alzò, posò una mano sulla spalla dei due giovani, disse che era felice perché aveva due figli stupendi, ed entrò in cucina.

I due giovani, appena lasciati soli, si guardarono.

"Piacere James, sono il vostro nuovo vicino".
"Piacere Helena, mio padre è malato. Ha il morbo di Alzheimer".
"Avevo capito che c'era qualcosa che non andava, non ho potuto fare altro che venire qui ed iniziare a grigliare!"

James non si aspettava davvero che il suo sabato pomeriggio finisse così, con questa bellissima ragazza davanti a lui.
Lunghi capelli mossi, pelle diafana e grandi occhi verdi. Aveva delle bellissime gambe, fasciate in una rigida gonna nera, sicuramente da ufficio, ed alte scarpe nere. Con la camicia azzurra sembrava proprio la segretaria dei suoi sogni, Hot.
"Certo, capisco!", lo guardò bene. Aveva un sorriso contagioso.
"Il camion parcheggiato qui fuori è per il trasloco?"
"Si, i ragazzi finiscono domani mattina, stasera avevo un impegno!", disse guardando la griglia, sorridendo.

"Come preferisci la bistecca, sorellina? Al sangue o ben cotta?", le fece l'occhiolino.
"Ben cotta, grazie e scusami ancora, non so come sdebitarmi".
"Tranquilla, non c'è nessun problema".

"Ragazzi ho preso la salsa!"

"Bene, allora si mangia", disse il ragazzo portando in tavola la cena.

Qualche ora più tardi Helena era nella sua stanza, al primo piano.
Avevano cenato tranquillamente come una normale famiglia, ma lei sapeva che era solo un sogno, un lontano ricordo.
Finita anche la partita di football suo papà si congedò e James tornò ai suoi scatoloni, con la promessa, fatta da Helena, di assaggiare al più presto i suoi pancake a colazione.

Uscì dal bagno, spense la luce e con la stanza illuminata solo dalla luna si avvicinò al lettone di pelle bianca.

In quel momento una luce, della casa di fronte, si accese.

Helena involontariamente si girò ed illuminato dalla luce della lampada vide, James, il suo nuovo vicino di casa, nudo con solo l'asciugamano intorno alla vita.

In quel momento il ragazzo guardò fuori dalla finestra ed Helena si buttò a terra sul tappeto.

"Oddio, mi ha visto!"

Alzò leggermente la testa e guardò di nuovo fuori. Il vicino era sparito dalla visuale. Qualcosa attirò la sua attenzione, un'anta di un armadio a specchio si mosse e nel riflesso rivide il ragazzo completamente nudo!
"Oh, my god!", disse Helena con la bocca asciutta.

Lo specchio rifletteva un corpo atletico, bagnato da doccia, con due natiche sode e muscoli in tensione scendevano lungo le cosce ed i polpacci, per non parlare del davanti!
"Oh my god!", esclamò di nuovo. Se James non avesse messo le tende in camera da letto, ne avrebbe visto delle belle!

In quel momento le squillò il telefono. Aveva ricevuto un sms. Gattonando raggiunse il comodino, era di James.

"Dannazione mi ha beccato!"

Ciao sono James, domani sera inauguro la casa, ti aspetto!

Helena si passò la lingua sulle labbra secche. Era rimasta folgorata da quel corpo.
La luce della stanza, posizionata esattamente a specchio, rispetto alla sua si spense. Si affacciò e non vide più nessun movimento. Aprì la finestra per far entrare un po' d'aria fresca perché sarebbe stata una lunga notte calda.

Spazio Autrice
Incontro particolare che cosa ne pensate?
Buona lettura
Helena

Ti odio ma ti voglio - (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora