L'alba

6.3K 332 12
                                    

L'orologio del salone batteva le 06:30 e da un'ora il vento si era placato.
James strinse più forte Helena che durante il sonno gli si era stretta addosso.
Le annusò i capelli, sapevano di qualche fiore esotico, gli piaceva. Avrebbe voluto svegliarsi tutte le mattine con il suo profumo, con lei addosso.

Guardò la luce penetrare dalle finestre della sala da pranzo. I raggi delicati del sole si facevano strada tra i vari mobili che Dmitry aveva posizionato davanti alle vetrate, per proteggere la sala interna.
Escludeva che fosse stato quest'ultimo a provare ad entrare nella stanza di Helena.
Passo pesante e disuguale. Helena gli aveva detto che non aveva sentito nessuno muoversi. Le porte della hall erano aperte e Dmitry si era assentato un bel po' dalla reception, cercando di aggiustare il guasto al generatore di emergenza, senza riuscirci.
Quando ci aveva colto di sorpresa nella hall stava portando della legna per il camino.
Aveva provato a bloccare la porta principale ma senza successo. Il vento era troppo forte. Di conseguenza potevano essere stati dei sciacalli, gente insensibile che sfrutta le calamità naturali e le sventure, per rubare.
Poteva essere un'ipotesi, una delle tante.

Se penso che qualcuno ti poteva far del male, io non so che cosa avrei potuto fargli.
Dobbiamo parlare Helena, ti devo parlare il prima possibile e chiarire questa situazione.
Ti racconterò tutto di Clarissa e capirai. Va bene, è vero lavoriamo insieme, ma sarò super professionale. Fuori dall'ufficio però è un'altra storia.
Hai detto che mi vuoi, e so che è così, che è vero. Il tuo corpo tradisce quello che il tuo cervello cerca di nascondere. Siamo fatti per stare insieme e così sarà. Non possiamo mentire al nostro cuore tanto a lungo.

L'oggetto dei suoi pensieri si mosse. Presto si sarebbero svegliati tutti e lui si sarebbe dovuto staccare da lei. Quel pensiero gli faceva dolere il petto.

***

Che notte da incubo, sono a pezzi pensò Helena. Aveva dormito sul divano ed al mattino si era risvegliata tra le sue braccia, tra le braccia di James, avvolta dal suo calore, dal suo profumo. Ora, immersa nell'acqua calda con la schiuma, si stava rilassando nel bagno del nuovo albergo, al Four Season Hotel, vicino al Financial District.

Con la mente ritornava ai fatti della notte precedente. I ricordi venivano visualizzati in sequenza, come un film dell'orrore, rivivendo con ansia quei momenti.
I rumori delle porte aperte e chiuse, nessun rumore di passi e poi la maniglia della sua stanza, la maniglia che girava.
Tutto il resto rimaneva sfocato, James, Grace e Dmitry. La notte sul divano, il camino ed il suo bacio. No, non tutto era sfocato... il bacio, quello se lo ricordava bene.

"Oh James, James, James, che cosa diavolo mi hai fatto! Mi hai stregato, con i tuoi occhioni azzurri".
Soffiò la schiuma dalle mani facendola volare per tutto il bagno.

"James, stasera parleremo. Siamo colleghi è vero, ma non riesco a non starti vicino, dannazione! Ti odio James, ti odio per questo, ma ti voglio!"
Si sciacquò, lavando via la schiuma.

"Ora però concentrati, hai un incontro a cui partecipare".

La giornata era volata via con il trasferimento da un albergo all'altro e l'uragano Lizzy, aveva letteralmente devastato la città di San Francisco. Case e capannoni sventrati, auto e bus distrutti, alberi abbattuti. Per fortuna non c'erano stati morti, ma allagamenti e sfollati sì.

Loro sarebbero rientrati a Los Angeles il giorno successivo, con il pullman.
Si infilò la gonna nera con la camicia bianca Burbery, tacco beige lucido e tablet in mano. Era pronta per l'incontro con il cliente. Prese la borsa e scese nella hall, erano le 17:30.

Si avvicinò al bar, Liam era lì seduto.
"Ciao Helena!"
"Ciao Liam, sei qui da solo?"
"Sì vuoi farmi compagnia?"
Helena si guardò intorno, non c'era ancora nessuno.
"Va bene. Che cosa fai qui, tutto solo?"
"Sto aspettando la mia futura paziente, forse!"
"Ma dai? è riuscita a venire qui a San Francisco, nonostante Lizzy?"
"In verità lei è qui già da un po', a casa della sorella. Oggi ci incontreremo. Vuoi un Martini?"
"No grazie, tra poco ho una riunione di lavoro e poi sono astemia. Prendo un ginseng, grazie" disse al barman.
Liam guardò l'orologio, "sono le 17:45, è ufficialmente in ritardo".
"Queste pazienti ti fanno disperare!"
"Non tutti, c'è gente normale, molto più esasperante", disse fissando l'uomo che uscì dell'ascensore.

Un uomo alto, castano, muscoloso, occhi di ghiaccio ed elegantemente vestito con un completo grigio scuro si stava avvicinando al bar.

Dio quanto sei sexy pensò ma dalle sue labbra uscirono, fortunatamente, altre parole "Hey James, siamo qui. Vuoi un caffè?"

"Ciao", disse fulminando Liam, "no grazie. Helena per favore ti dovrei parlare un secondo. Puoi?"
"Sì certo, per la riunione è già tutto pronto".
"Ne sono più che sicuro", le disse prendendo la sua mano.
"Vieni entriamo un attimo nella sala riunione".
Chiuse la porta dietro di lei e la fissò negli occhi verdi.

"Ascoltami, fino alla fine", le disse guardandole le labbra rosa lucide.
"Hai messo il rossetto?", disse spalancando la bocca.
"Sì, ma cosa c'entra ora?"
James distolse lo sguardo e dall'agitazione si passò una mano nei capelli.
"No niente, ma è la prima volta che ti vedo e se già di solito non riesco a fare una frase decente con te davanti, figurati in questo momento con il lucida labbra che mi dice provami!".

Helena a quelle parole poté solo sorridere.
Che cucciolone che sei in realtà! Dietro quell'aria da arrogante e prepotente, in realtà, sei un orsetto. Mi piace.
"Ti ringrazio per il complimento James, ma tra poco arriverà George ed il cliente. Dobbiamo uscire di qui e parlare dopo".
"Ascoltami, un secondo", le prese la mano e fissò le sue scarpe.

"Mi sono totalmente perso per te, non riesco più a ragionare lucidamente, sei sempre una costante in tutto quello che faccio, in tutto quello che penso", le guardò gli occhi verdi.

Ad Helena mancò il respiro ed il suo cuore iniziò a pulsare velocemente. Avrebbe voluto dirgli qualcosa ma rimase scioccata, non si aspettava quella specie di dichiarazione, non si aspettava un James impacciato.

"Gli faccio davvero questo effetto?"
"Io voglio raccontarti di Clarissa, ma ti prego di ascoltami fino alla fine".
"Va bene, voglio sentire tutto e ti ascolterò fino alla fine", gli strinse più forte la mano.
"Ma ora dobbiamo andare".
"Si è vero, ma aspetta".
"Io sono sposato, da due anni ormai va avanti questa storia. Matt può confermarti tutto"

Alla parola sposato il suo cuore ebbe una scossa di dolore. Sentirlo dire così fa male pensò e dalle sue labbra scomparve il sorriso.
"Si è così, ma è stato un inganno. Clarissa mi ha teso una trappola, io non ero d'accordo, non ero lucido".
I suoi occhi e la sua bocca si spalancarono.
Non eri lucido, non eri d'accordo..ma come è possibile?

"Vedo l'incredulità nei tuoi occhi. Eravamo colleghi di lavoro e lei era sexy ed io molto stupido. Ho ceduto e mi sono lasciato coinvolgere in una storia di sesso. Ho capito quasi subito l'errore. Mai con una collega e ho deciso di stroncare questa relazione".
Sospira pesantemente "con te però è diverso. Ti ho conosciuto come mia vicina di casa e non è solo sesso per me!"

Gli occhi di Helena si illuminarono ed il suo cuore capì che quelle parole le aveva desiderate.
"Non ho voluto sposare Clarissa, non sapevo neanche cosa stesse succedendo. È così, io sono stato..."

Il quel momento il cellulare squillò.
Sobbalzarono dallo spavento ma rimasero ancora più increduli a sentire la voce di George, dietro alla porta della sala.
"Mi avrà sentito?"
Helena prese in mano la situazione ed aprendo la porta uscì seguita da James.
"George siamo qui, abbiamo controllato la sala. È tutto pronto. Ciao Grace".
"Ciao mia cara".
"Perfetto ragazzi siamo pronti, loro sono arrivati".
"Liam", disse Grace, "qui tutto solo?"
"La mia paziente mi ha abbandonato!", disse avvicinandosi al gruppo e porgendo il braccio a Grace. "Non importa, ho una deliziosa fanciulla qui da intrattenere! Spero che George non sia geloso!"
"Non di te, mio caro ragazzo", cinguettò.

In quel momento il signor Brent entrò nella hall dell'hotel, seguito dai suoi due assistenti, Jennifer e Richard.
Si incontrarono con George e la sua squadra facendo le dovute presentazioni.
Richard era il classico collaboratore, occhiali e cartellina in mano, niente a che vedere con James.
Jennifer, assistente e segretaria era una bella ragazza alta, rossa di capelli e dalla pelle abbronzata. Il sorriso rosso Dior si focalizzò su James. Un James insensibile al fascino della rossa.
Un sorriso si materializzò sulle sue labbra.
Sorriso che durò pochi istanti, perché Helena, come tutti gli altri presenti sentì un gelido ed inquietante appellativo, "Bastardo, sei qui!"

Tutti si girarono ed osservarono due donne, molto simili, una della sua età e l'altra un po' più grande.
Occhi di fuoco e collerici mandavano lampi di ira verso una specifica persona. James.

Con ansia ed angoscia Helena fissò Clarissa mentre si toglieva il foular e si avvicinava a loro.
Occhi marroni, iniettati di sangue, in occhi verdi, esterrefatti.

Spazio Autrice
Oh no Clarissa! 😭😁😁😁😳😳😳😳

Ti odio ma ti voglio - (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora