Stringimi

4.9K 271 7
                                    

L'ora di pranzo scoccò e finalmente James guardò uno ad uno i dipendenti alzarsi ed uscire dall'ufficio. I due ristoranti italiano e cinese, al piano terra dello stabile, erano un richiamo irresistibile.

Guardò di nuovo l'orologio e salutò Matt, declinando il suo invito di aggiungersi a loro per il pranzo. Aveva ben altro da fare che mangiare.
L'ultimo dipendente uscì e lui si sfiondò a bussare alla porta, dell'ufficio di Helena.

Sentì solo dei mormorii provenire dall'interno e decide di entrare.
Si ritrovò davanti a due gambe lunghe, infilate in eleganti tacchi beige, uscire da un armadio.
"Helena" disse ingoiando la saliva.

Gli occhietti vispi uscirono dall'armadio e con in bocca una lunga matita nera ed argento, ed ingombranti dossier tra le mani, si tirò a forza fuori dall'armadio.
Il nostro cavaliere si tuffò in soccorso e prendendo i dossier, le tolse il peso da addosso ridando al suo corpo l'equilibrio.

"Grazmiemm" cercò di dirgli.
"Hai l'abitudine di mangiarti le matite?" le disse guardandola con un sorriso malizioso.
"Si perché?" parlò con la bocca libera.
"No niente, vorrei essere la tua matita" mormorò inchiodandola con gli occhi.

Si girò e la bloccò tra la scrivania ed il suo corpo. La guardò nei profondi occhi verdi e poi passò sulle sue rosee labbra.
Helena percependo le sue intenzioni, gli posò le mani sul petto per allontanarlo.
Tolse lo sguardo dal suo viso, dai suoi occhioni azzurri, dalle sue labbra, inumidite con la lingua.

"James, ti prego" mormorò.
"Ascoltami"
"No no, non ti voglio ascoltare" gli disse togliendosi dal suo abbraccio, dal suo calore.
Si allontanò da lui, dalla quella tentazione così dolorosa. Incrociò le braccia intorno al petto, cercando conforto, un sostegno per non cedere alla tentazione.

James si sedette sulla scrivania e guardò per la prima volta il suo ufficio.
Superata la grande scrivania di legno con la postazione di lavoro, l'ufficio si apre su enormi vetrate con tanto di piante verdi in giganti vasi bianchi. Mini giardini con sabbia e pietre arredavano i mobili insieme a lanterne e candele.
Sui muri, Audrey Hepburn lo guardava ammiccando ma in mezzo alla stanza, un enorme tappeto verde con margherite bianche e cuscini colorati, era il vero protagonista.

Prese in mano una pallina da calcio ed iniziò a giocarci, come un'antistress.
"Non pensavo di certo di trovarci un tappeto così qui dentro" disse sorridendo.
"Si lo so. È strano, ma quando devo riflettere e creare le pubblicità, mi ci sdraio e riesco a concentrarmi".
Il sorriso tirato non era da lei, ma non poteva lasciarsi andare. Non poteva avvicinarsi a lui.
"Non è strano" disse alzandosi ed avvicinandosi.
"È da te, da Helena" iniziò a girare intorno al tappeto sorridendo.
"Dimmi che non ci hai mai fatto niente di sconcio su questo tappeto".
"Certo che no!Ma che domande! È un ufficio questo! Perché?" gli disse indignata.

"Perché vorrei prenderti io tra queste margherite giganti" scoppiò a ridere.
"James, ti prego" gli disse guardandolo cercando di camminare dalla parte opposta alla sua direzione.
"Cosa?" la sua voce era poco più che un lamento.
"Lo sai benissimo. Non posso avvicinarmi a te e tu a me. I patti sono questi" la sua voce era impastata dalla sofferenza.
Guardò le sue scarpe perché sentiva le lacrime pungerle gli occhi.
Non voleva farsi vedere piangere da lui, non voleva piangere per colpa di quella maledetta.
Si morse il labbro con forza ed espirò il magone accumulato alla base della gola e dello stomaco.

Le sue obiezioni non furono ascoltate e si ritrovò stretta nel suo caldo abbraccio. Era di nuovo tra quelle possenti braccia e cercando di liberarsi lo guardò.

Errore, grave errore.

I suoi occhi azzurri esprimevano emozioni contrastanti. Erano splendenti dalla passione che lo stava per travolgere e malinconici dalla tristezza che lo logorava.
Si, lo sconforto di non poter toccarla, abbracciarla o baciarla, lo stava letteralmente consumando.

"Sto male Helena. Non riesco a dormire sapendoti lontana e sono frustrato al mattino quando mi sveglio e nel letto non ci sei tu" la sua voce era roca e calda.
Le annusò i capelli, la fronte, il collo chiudendo gli occhi e cercando di imprimerlo sulla sua pelle.

"James ti prego" disse perdendo il respiro.
"Già è dura stare senza di te, se poi mi assalì così, di sicuro impazzirò" si leccò le labbra ormai secche.
Sentendo il tocco delicato e caldo delle sue grandi mani, le ritornarono in mente i suoi baci, le sue carezze.
Le sue guance si colorarono di rosso, cambiamento notato da James.

"Helena?" Le prese il viso tra le mani.
"Mmh" rispose chiudendo gli occhi.
"Tutto bene?" le baciò le labbra delicatamente.
"Si perché?"
"Perché sei rossa come un peperone!" scoppiò a ridere.
"Smettila James" disse con il respiro accelerato e si staccò da lui.

Anzi, pensava di potersi staccare da lui, ma non fu così.
James le afferrò il braccio e con poca forza fermò la sua fuga.
La strinse forte contro il suo corpo eccitato, schiacciandolo contro l'armadio e con delicatezza le fece aprire gli occhi.
"Guardami amore mio"
"No"
"Helena, guardami" le sussurrò nell'orecchio leccandoglielo maliziosamente.
"Cosa vuoi James?" gli disse fulminandolo con lo sguardo.
"Voglio solo il bacio che mi spetta" i suoi occhi luccicarono dell'estasi che avrebbe provato tra pochi minuti.
Il suo corpo reagì all'istante e la pressione ai lombi fu potente.

"Qui? adesso?" lo guardò stupita.
"Si, qui, adesso. Spider man vuole il suo bacio"
"Ma non sei a testa in giù!"

La sua gioiosa risata risuonò nella stanza.
"Si, Helena, adesso e non importa la posizione. Basta baciarti!"
Si avvicinò alle labbra rosee e gustandosi già il suo sapore posò le sue labbra sorridenti su quelle di lei.

I loro fiati si scontrarono, le loro lingue si toccarono, le loro labbra si assaporarono ed in meno di un minuto i loro corpi si incendiarono.
Mormorii di piacere uscirono dalle loro bocche mentre la pelle si scaldava.
La voglia di James era prepotente contro le sue cosce mentre le sue mutandine si stavano già bagnando.
La calda e vogliosa lingua di quel ragazzo super sexy le toccò il lobo dell'orecchio e scese lungo il collo, per poi mordere la tenera carne con i denti.

"Ok vampiro, ora basta. Altro che Spider man" riuscì a dire tra un gemito e l'altro.
"È ora di pranzo James, vai a mangiare qualcosa" cercò di staccarlo da sè.
"Si hai ragione ho fame" disse alzando lo sguardo.
"Bene" gli rispose staccandosi e andando verso la sua scrivania.
"Ma ho fame solo di te" e l'agguantò di nuovo schiacciandola contro la scrivania di mogano.

La baciò con ardore e zittì le sue deboli proteste. Il suo corpo e la sua voglia risposerò immediatamente al suo richiamo.
La fece sedere sulla scrivania ed abbassandosi le afferrò il piede, elegantemente infilato in quei tacchi da capogiro.
Le baciò la caviglia e risalendo piano piano lasciò una scia umida di baci sul polpaccio, sul ginocchio per poi arrivare, accompagnato dai gemiti di Helena, all'interno coscia.
Sentì le dita infilarsi fra i suoi capelli, stringendoli forti.

"James, non possiamo, vieni sù!"
Si alzò ma solo per abbracciarla forte contro il suo petto, con dolcezza le afferrò i capelli e la fece stendere sul tavolo.
Gli occhioni sgranati di Helena erano infuocati, un misto di desiderio e paura.

Le tiro su il vestito leggero liberando le lunghe gambe che lo strinsero forte.
Con mani tremanti spostò il vestito e sentì sotto le labbra il petto voluminoso.
Leccò e baciò ogni centimetro di pelle libera infilando le dita sotto gli slip di tulle e pizzo bianco.
Ogni volta che James la toccava sentiva un fuoco accendersi dentro e divorarla tutta. Ad Helena però per sciogliersi bastava un suo semplice sguardo che già perdeva la testa.

Ora, sotto le sue dita, le sue labbra, la sua lingua, il suo corpo e la sua voglia gonfia,
Helena poté solo mordersi le labbra per non lasciarsi scappare un urlo di piacere estremo quando qualcuno bussò alla sua porta.

Un colpo preciso e potente. Subito potevano pensare di averlo immaginato ma al secondo colpo il terrore si impossessò di loro.
Qualcuno stava davvero bussando alla sua porta, qualcuno voleva davvero entrare nel suo ufficio.

Due occhi azzurri e due occhi verdi erano completamente pietrificati mentre, ancora sdraiati sulla scrivania, guardavano la maniglia della porta dell'ufficio di Helena abbassarsi.

Ti odio ma ti voglio - (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora