Ritorno a casa

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Iniziò a suonare il campanello di continuo ed Helena non poté far altro che aprire...
Poté solo seguire il suo cuore.

Ora erano l'uno di fronte all'altra. Si guardarono a lungo negli occhi, in occhi pieni di lacrime e rossi dal pianto. I loro cuori battevano agitati. Erano come legati, immobili nei loro corpi con un unico desiderio, toccarsi, anche se era proibito.
James alzò un dito e le sfiorò la fronte accarezzandole i capelli. Helena chiuse gli occhi e si godette quel contatto tanto agognato.

"Sei meravigliosa, anche con gli occhioni pieni di lacrime. Mi sei mancata e sono quasi impazzito oggi per poterti parlare", ansimò disperato.
"Scusami, ma ho paura. Per noi, per Josh, per mio padre", gli disse scoppiando di nuovo a piangere.
L'attirò tra le sue braccia e la strinse forte a sé, ed era felice. Era come se per tutto il giorno non avesse potuto respirare ed ora, finalmente l'ossigeno stava tornando di nuovo in circolazione.
"Hai paura per colpa di Clarissa, giusto?", chiese guardandola negli occhi.
"Come fai a saperlo?", gli baciò il petto.
"Ho ricevuto anch'io una lettera", sentenziò serio.
"Oddio James, lasciami, lasciami andare", cercò di slegarsi dal suo abbraccio e si staccò in fretta da lui, sentendo immediatamente il vuoto intorno a lei.
"Vattene di prego", gli disse andando in salotto per mettere una certa distanza tra di loro.
"Non cacciarmi Helena, ti prego. Parlami".
"Non c'è niente da dire. Non possiamo stare insieme, è pericoloso per troppe persone", gli urlò scossa.
"Quella pazza ti ha minacciato?", disse James raggiungendola in salotto colmo d'ira e odio.
"No, cioè si", borbottò non sapendo più cosa dire. Si fregava le mani e cercava di capire quale tattica utilizzare.
"Non mi mentire ti prego", le disse abbracciandola di nuovo.
Helena d'istinto si staccò ed azionando un tasto di un mini telecomando abbassò tutte le tende del salotto e della cucina. Attivò, inoltre, l'antifurto. Chiuse a chiave la porta finestra della cucina e James bloccò il portoncino.
Si guardarono ed il cellulare squillò.
"Rispondo io se è lei" disse James.
"Spero proprio di no...Non può avere di certo il mio numero di telefono privato", dissero correndo entrambi nella sua camera da letto, con il cuore in gola.

Era Josh.

Con sollievo rispose, "Pronto Josh, Tutto bene?", domando mantenendo lo sguardo fisso su James.
"Si Helena, tutto ok. Sono a casa, volevo sapere se era tutto tranquillo". Con mani tremanti guardò fuori dalla finestra.
"Si Josh tutto bene, ora mi faccio una doccia e poi vado a letto".
"Ok allora, ci sentiamo domani. Notte", le rispose il fratello.
"Notte Josh".

Chiuse il telefono, tirò le pesanti tende della finestra e si appoggiò sul letto.
"Mi ha minacciato, ha minacciato la mia famiglia", confessò singhiozzando.
"Maledetta, bastarda", esplose James colpendo il muro con un pugno.
"Stasera quando ho accompagnato mio padre in clinica, ho visto un'inserviente con i capelli rossi. Sono quasi impazzita dalla paura. Ti prego James, non dobbiamo più vederci. Ha minacciato di far del male a mio padre", a i alzò e prendendo la lettera dalla sua borsa gliela fece leggere.

"Dannata e maledetta", aggiunse pieno di rabbia.
"Ascoltami", si inginocchiò davanti a lei, posando il viso sulle sue gambe con il cuore in gola.
"possiamo farcela, se staremo uniti. Possiamo vincere noi. Lei non ci farà del male, te l'ho prometto".
Helena gli infilò le mani fra i capelli ed accarezzò quel viso così bello e sexy.
Il suo angelo sceso dal cielo; ma che prezzo aveva la felicità?
"Sei un bravo ragazzo James, davvero. Magari se non ci vedessimo più lei ci lascerebbe stare", disse mentre un lacrima scendeva sul bel viso.
"Secondo te io riesco a stare lontano da te? Tu sei per me come il miele per le api".
Helena non rispose non sapeva che cosa dire. Si alzò dal letto.
"Ti prego James, vai via. Per me non è lo stesso", disse guardando il muro e trattenendo il respiro.
"Lo so che stai mentendo", le disse nell'orecchio posando le mani sulle sue braccia nude.
"Puoi anche dire delle assurdità con la tua voce, ma il tuo corpo ti tradisce Helena. Lo so che mi vuoi. Ed anch'io ti voglio, ti prego ascolta il tuo cuore. Non respingermi, troveremo una soluzione", le sussurrò sulla pelle calda baciandole il collo e la spalla.
"Ti prego James, no", cercò di girarsi, ma lui con dolce forza l'appoggio alla porta bianca del bagno.
Le alzò le braccia bloccandogli i polsi con una mano mentre le bloccò il corpo con il proprio. Baciandole l'orecchio iniziò ad accarezzarla nell'interno coscia salendo su e sfiorandole i slip con le dita.
"Sembra pizzo e sono di sicuro nere, so già che ti stanno d'incanto", le bisbigliò vicino al lobo dell'orecchio. La sentì gemere sotto le sue mani. Helena non poteva vincere contro di lui, contro il desiderio di toccarlo, di amarlo e di essere amata.

Quel dediderio era troppo forte.

Si staccò da lei, si tolse la maglia e le scarpe. Con ancora un barlume di lucidità e senza il suo contatto addosso si girò appoggiando la schiena alla porta.
"No, ti prego James sarà sempre più difficile fare la scelta giusta".
"È questa la scelta giusta", la bloccò di nuovo con il suo corpo, ma Helena girò la maniglia della porta e si ritrovarono in bagno.
James vide le candele, l'incenso e sentì la musica. "Mi stavi aspettando?", le sorrise maliziosamente.
"No, volevo farmi una doccia per rilassarmi", gli rispose sfidandolo. "Se te ne vai forse ci riesco".
"Vuoi farti una doccia? vuoi rilassarti? Ti accontento subito, ogni tuo desiderio è un ordine per me", si aprì la cerniera dei jeans che caddero a terra insieme ai boxer neri.
"No James!" gli disse guardando la sua voglia gonfia.
L'afferrò ed entrarono nella doccia aprendo il getto dell'acqua. Le proteste di Helena furono azzittite dall'acqua.
Si ritrovò con la schiena contro le piastrelle di marmo nero e la lingua di James dentro la sua bocca.
Baciare le labbra e succhiare la lingua era per entrambi qualcosa di peccaminoso. Un dolore di voglia estrema si impossessò dei loro corpi, dei loro punti più sensibili.
Il corpo di Helena bruciava nonostante l'acqua appena tiepida ed il freddo dei mattoncini di mosaico grigio-neri.
"Ti desidero, sei mia", le disse sulle labbra, sul collo, sui seni, sul ventre. Si inginocchiò davanti a lei e con estrema lentezza le tolse i pantaloncini.
"Ecco, il perizoma nero di pizzo. Avevo ragione, ti sta d'incanto", la baciò.
Si sentì afferrare i capelli e la sentì gemere.
"Qui puoi urlare dal piacere, non ci sente nessuno", si alzò e se la posizionò a cavalcioni su di sè.
Le diede un bacio sulle labbra e spostandole il tanga la penetrò.
Si spinse dentro di lei con dolcezza sentendo la sua amata avvinghiarsi a lui con le gambe e con le unghie.
"Ti amo Helena e ti desidero, mi fai questo effetto", la penetrò più forte ricordandosi la giornata di ansia e le sue parole cattive.
"Guardarmi", le fece aprire gli occhi e si fermò ricevendo dei gemiti di protesta.
"Guardarmi amore mio, dimmi che mi ami, dimmi che mi vuoi", la doccia scendeva sui loro corpi sudati ed al limite dell'orgasmo.
"Ti voglio James e ti amo", lo baciò per scacciare tutta l'angoscia e la sua mancanza di quella triste giornata.
"Confessa, erano cazzate quelle che hai detto prima", le disse abbracciandola.
"Si James, è vero scusa ti ho mentito", balbettò mentre lo stringeva forte a sé.
"Lo so amore mio e sai il perché era amore quello che abbiamo fatto ieri e non sesso?".
"No, perché?" gli chiese baciandogli il petto.
"Perché il sesso non l'ho ancora fatto con te, ma visto che mi hai provocato, ora verrai punita", le disse togliendole la canotta ed accarezzandole i seni bagnati.
Perse tempo a succhiarle i capezzoli mentre le afferrava le natiche e giocava con il filo nero.
La portò di nuovo all'estremo del piacere, della voglia e della lussuria.
"Ti prego James, ti prego", ansimò Helena, torturava dalle sue carezze.
"Dimmelo allora", le disse nell'orecchio girandola verso il muro.
"Dimmelo", le afferrò il ventre e le sciolse la coda.
"Ti voglio James, ti voglio, ti desidero".
"Allora se é cos, mi avrai come io non desidero altro che avere te", le appoggiò le mani contro il muro e mordendole la pelle scese lungo la schiena. Ogni morso corrispondeva ad un gemito, una muta richiesta di penetrazione.
Le allargò leggermente le gambe e con le entrambe le mani si avvolse il delicato filo nero tra le dita.
"Sono indeciso se toglierlo o strapparlo?", lo guardò bene e non ricevendo una risposta comprensibile decise lui.
"Mmmh visto che vuoi il sesso e sei stata monella, ti meriti questo".
James utilizzò un millesimo di quella forza che i suoi bicipiti gonfi possedevano e strappò la stoffa. Pezzi di pizzo nero caddero nella doccia accompagnati dalle loro grida di eccitazione.
"Mi fai morire così James", gli disse respirando a fatica. Era persa nell'oblio del desiderio.
"Tu mi fai morire Helena, ed adesso moriremo insieme, di piacere", le rispose leccandole l'orecchio, la bocca e la lingua.
Scese di nuovo sulla schiena, le afferrò le natiche, e le accarezzò la sua voglia.
Quando i gemiti si trasformarono in grida le aprì la tenera carne delle cosce e la penetrò.

Spingendo, spingendo e spingendo; penetrandola fino a quando insieme non godettero l'uno dell'altro, cancellando tutte le loro paure e la disperazione vissuta, causata dalla loro lontananza.

Cancellando, infine, le loro lacrime.

Ti odio ma ti voglio - (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora