Manipolatrice psicopatica

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Strizzò il petto tra le braccia in modo da far vedere la mercanzia, per eccitarlo. Anche se l'unico ad eccitarsi visibilmente era il barman.
Dannazione.
"Ascoltami bene, facciamo un gioco. Baciami e ti dirò perché sono qui" lo guardò in quei occhi così azzurri. Occhi che l'avevano perseguitata.
Il volto di James era livido e teso mentre tutta una serie di colori scuri lo illuminavano. Con la camicia azzurra, leggermente sbottonata, era un dio sceso in terra e lei lo voleva. Lo voleva a tutti i costi.
Era suo e nessun'altra l'avrebbe avuto.
"Non ti bacio Clarissa e adesso basta, bere. Dove alloggi?" le prese il bicchiere.
Ancora ti ubriachi e mi accusi di violenza sessuale, di nuovo.
"Allora non dirò perché sono qui! Mmh vuoi venire a casa con me?" rise.
"No, ti ci mando in taxi e tanto lo so perché sei qui, per tormentarmi" scoppiò a riderle in faccia "ma non ci riuscirai, Clarissa. Mi sei totalmente indifferente".
La guardò in viso. La mascella si contrasse mentre le labbra si unirono mordendosi. Gli occhi diventarono due fessure, mentre il corpo di irrigidì.
Ecco la carta vincente. L'avrebbe disillusa, l'avrebbe umiliata fino a costringerla ad annientarsi da sola.
Forse solo così in questo modo avrebbe capito che lui non sarebbe mai più tornato da lei, anche se Helena non lo voleva più.
Avrebbe fatto volentieri a botte con qualcuno, per far sbollire la rabbia, provata guardando quella foto.
Ora però si doveva concentrare, forse aveva trovato il modo di distruggere Clarissa.
In passato ogni volta che se l'era ritrovata davanti aveva sempre cercato di aiutarla, di farla ragionare.
Di spiegargli che loro due non erano fatti per stare insieme e che quella schifezza che ingoiava le avrebbe fatto solo del male.
Ora era giunto il momento di mettere davvero le cose in chiaro, nero su bianco.
"Non mi baci? Bene facciamo un altro scambio allora".
Un sorriso sinistro ritornò su quelle labbra rosse. Con una mano cercava di riprendere il bicchiere, allontanato da James, mentre infilando l'altra mano sotto la gonna tirò forte.
Ridendo con gli occhi lucidi di euforia si sfilò da in mezzo le gambe un filo nero di pizzo, umido. Clarissa cercò di infilare dentro il bordo dei jeans di James, il tanga nero. Quest'ultimo notando quell'orrore e capendo le sue intenzioni posò il bicchiere e le afferrò il braccio, strattonandola.
Piegandole il polso la obbligò a far cadere quell'indumento e con un ruggito le disse "tu sei malata, hai capito, sei malata".
Continuò a scuoterle il braccio mentre lei rideva.
Si guardò intorno, nessuno aveva fatto caso a quel gesto, tranne che per il barman.
"Ehi amico, lasciala andare".
James si girò e guardò il ragazzo, leggendo la targhetta. "Jhonny" disse a denti stretti mentre Clarissa apprezzava quell'intrusione.
Il ragazzino la stava difendendo? Tanto meglio pensò. Adorava essere al centro dell'attenzione. Mordendosi le labbra e mettendo bene in mostra il seno, gli fece l'occhiolino.
"Cerca di farti i cazzi tuoi e vedrai che andrà tutto bene". L'unica cosa che James non voleva, era far entrare nella vita di quel ragazzo, quella pazza psicopatica.
"È tutto apposto" disse Clarissa riuscendo a sfilare il braccio dalla stretta di James. "È solo colpa mia, mi piacciono le pratiche sadomaso" concluse leccandosi il labbro.
Il ragazzino sgranò gli occhi, visibilmente eccitato mentre alzando le mani in segno di scuse, ritornò al suo lavoro.
Cristo santo pensò James passandosi una mano sul viso e sospirando pesantemente.
"Vieni andiamo" le disse prendendola di forza, dirigendosi verso i privè.
Attraversò la pista da ballo con una Clarissa euforica ed eccitata.
Trovò una stanzetta libera, la scaraventò contro il divanetto e chiuse la pensate tenda di velluto nero.
"Ehi che modi" disse guardandolo "mi eccitano". Si sistemò meglio sul divanetto.
"Ascoltami Clarissa, ascoltami bene, perché non ripeterò più quello che sto per dirti".
Lei fece il broncio e toccandosi la collana di finte perle nere, fece cenno con la testa.
"Ti ascolto, ma vieni più vicino, non ti sento bene".
La musica infatti era sempre alta. James si avvicinò un po' di più a lei, mantenendo comunque una distanza di sicurezza.
"Clarissa che cosa ti è successo, sembri davvero una pazza psicopatica e per di più linfomane".
Lei scoppiò a ridere e aprendo leggermente le gambe si iniziò ad accarezzarsi il corpo.
"Smettila per favore, non mi ecciti".
Lei in tutta risposta allargò bene le gambe mostrandogli la sua voglia, umida ed aperta. Si iniziò a masturbare davanti a lui mentre con l'altra mano si sposò il vestito, scoprendo i due capezzoli turgidi.
James distolse lo sguardo e passandosi la mano tra i capelli, inspirò profondamente.
"Non ti voglio Clarissa, non ti desidero, lo capisci? Smettila, cerca di rifarti una vita" le disse guardandola negli occhi.
Occhi che iniziavano a mandare lampi di odio e furia.
Si sedette di colpo "perché non mi vuoi James? Perché?" sbattè le mani sul divanetto.
"Ascoltami Clarissa" gli disse avvicinandosi. Le risistemò il vestito facendo bene attenzione a non toccarla.
"Sei una bellissima donna, ma non fraintendermi" disse notando il sorriso di lei.
"Io e te non possiamo stare insieme. Io non ti amo, ma vedrai che tu troverai sicuramente l'uomo giusto per te".
"Ma io voglio te, James, ti ho sempre amato".
"Io no Clarissa, io no" la guardò bene negli occhi, dall'alto della sua statura.
"Mi dispiace Clarissa, è sempre stato così, non ti ho mai amato. È sempre stato solo sesso e tu lo sapevi, lo sapevi bene".
Si alzò in piedi di scatto, andando contro di lui con tutta la forza che aveva, sbattendolo contro la paretina nera.
"Ma cosa stai facendo" gridò James controllando la stabilità di quella sottile parete, di cartongesso, dipinta di nero ed argento.
Clarissa si infilò fra le sue braccia schiacciando il corpo contro il suo
"Va bene, non amarmi, ma facciamo sesso come allora, ti piaceva sbattermi sulla tua scrivania".
Gli leccò la labbra infilandogli la mano nei capelli mentre con l'altra mano libera gli iniziò a masturbare il pene.
"Scopami James, scopami" gli prese la mani e le posizionò sul suo seno nudo.
"Basta Clarissa" le urlò spingendola via verso il divanetto.
"Cosa è cambiato da allora?" gli urlò "perché se è solo sesso adesso non mi vuoi?".
Urlava, si tirava i capelli ed iniziò a strappare la stoffa nera, dei cuscini.
Urla e piume volavano per la stanza. Aveva gli occhi di fuori, le dita con le lunghe unghie rosse posizionate come artigli.
"Calmati Clarissa. Non c'è un motivo".
"È per via di Helena, è solo colpa sua".
Staccò un quadretto che incorniciava una scena porno e glielo lanciò contro.
Lanciò che fortunatamente James intercettò. Non fu così per gli altri due.
"Lascia stare Helena, lei non c'entra niente, non mi ama più ed io non amo lei" lanciò i quadretti sul divano.
"Fine della discussione. Lasciami in pace Clarissa. Non starei con te neanche se fossi l'ultima donna sulla faccia della terra" disse con tutto l'odio che aveva mai provato in vita sua.
Spostò leggermente la tenda e guardandola piangere nell'angolo le disse "Addio" con il disprezzo che poteva provare per lei.
Chiuse la tenda e lasciò la discoteca.

Maledetta troia pensò Clarissa. Me l'ha rubato, l'ha stregato, è sotto un malefico sortilegio.
Si asciugò le finte lacrime e si sistemò i boccoli insieme al vestito. Lo specchio rimandava il riflesso di una splendida donna sicura di sè.
I grandi occhi marroni diventarono due piccole fessure.

"È tutta colpa tua, Helena".

Ripassò il rossetto sulle labbra.

"James sarà di nuovo mio, una volta eliminato il problema".

Ti odio ma ti voglio - (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora