Clarissa Rasenwood

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"Finalmente ci rivediamo" gli disse avvicinandosi a lui ma posizionandosi ad un metro di distanza. La luce al neon viola illuminava il suo volto, avvolgendola in un alone di oscurità, creato anche dal nero del trucco.
Sapeva che quel momento sarebbe arrivato, lo sentiva da diversi giorni. Il suo istinto non sbagliava mai.
La luce ritornò per un momento e James riuscì a guardarla bene in viso. Era lei, con un viso un po' più maturo ma scavato. Lo sguardo era lo stesso, grandi occhi marroni, ma accesi di una strana luce.
Il sorriso modificava le sue labbra, ma non era più quello che una volta, di tanto tempo fa. Di quando era ancora una semplice ragazza, una ragazza normale.
"Non avevo di certo, tutta questa fretta" le rispose, sfidandola.
"È sempre un piacere rivederti, James" gli rise in faccia.
"Non per me Clarissa, né farei volentieri a meno" affermò osservando i corpi ballare intorno a loro.
"Oh, siamo di cattivo umore, no no, non va bene" rispose avvicinandosi a lui.
James fece un passo indietro e lei alzò le mani "non ti faccio niente, tesoro, stai tranquillo" gli si avvicinò ancora ed iniziò a ballargli davanti. I lunghi capelli ondeggiavano lungo il corpo.
James rimase immobile, nonostante il corpo di Clarissa gli si strusciava contro, mostrandogli una liscia e nuda schiena.
L'afferrò per un gomito, per girarla, ed afferrandole entrambe le braccia la costrinse a fermarsi.
Guardò quel viso, quei occhi da serpe che aveva ed a denti stretti le disse "smettila Clarissa, che diavolo ci fai qui?".
"Piano stallone, così mi fai male" uscì dalla sua stretta e strinse le mani intorno al suo collo, facendo combaciare i loro due bacini.
"Sono qui di passaggio, è stata una fortuna incontrarci" gli sussurrò all'orecchio leccandoglielo. Una lunga lingua umida gli toccò il lobo per poi risalire.
Il disgusto si impossessò di lui "non mi prendere in giro, stronza" disse allontanando il viso.

Una risata diabolica uscì da quelle labbra "nessuno ti prende in giro, James, è il destino" cercò di baciarlo, ma James si girò in tempo.
"Che diavolo vuoi da me?" un conato di vomito si stava impossessando di lui.
"Ho saputo che la tua fidanzatina ti ha lasciato! Non te la prendere non era quella giusta. Povera piccola Helena " si girò di nuovo e muovendosi a tempo di musica, strofinò il fondoschiena contro le sue gambe, per poi risalire verso la cintura, assumendo una posizione del kamasutra.
"Come osi parlare di lei, dopo tutto il male che le hai fatto?".
Le afferrò i capelli, per farle del male, ed avvicinando la bocca al suo orecchio le sussurrò in mezzo ai denti "non sporcare il suo nome con la tua lurida lingua".
Lei come unica risposta si schiacciò ancora di più contro di lui, ansimando con le labbra aperte "mmh, mi ricordo bene la tua passione".
Si appoggiò al suo bacino "tirami ancora i capelli, mi ecciti" scoppiò a ridere.
Il nervoso stava aumentando a dismisura e James non sapeva come muoversi, come giocare e vincere contro una pazza psicopatica.
Ringraziava comunque il cielo che Clarissa fosse lì con lui e non con Helena. Non voleva neanche immaginare un possibile scontro tra loro due.
"Sei solo una cagna" le disse lasciandole i capelli come se gli stessero bruciando la mano.
Lei si girò e con occhi pieni di desiderio, pazzia e qualcosa di indefinito lo guardò stringendosi a lui "si, lo so... ma sono la tua cagna" e lo leccò sul viso.
James la spostò subito con ripugnanza.

Due sono le cose o la uccidi o cerchi un modo per farla ragionare.

La prima soluzione non era fattibile anche se gli prudevano le mani dalla voglia di prenderla a sberle. In ogni caso non voleva ulteriormente rovinarsi la vita per colpa sua. Inoltre, era un uomo per bene, non avrebbe mai alzato le mani su una donna, nonostante la pazzia.
In entrambi i casi, doveva bere qualcosa di forte, perché non poteva sostenere una normale conversazione con quella psicopatica, da lucido. Si allontanò dalla pista pulendosi la saliva con la manica della camicia.
Si appoggiò al bancone "un rum e pera, per favore" chiese alla barista, notando che l'aveva seguito.
"Vattene, non abbiamo niente da dirci".
"Invece ti sbagli, abbiamo molto da recuperare" si sedette sullo sgabello vicino a lui, aprendo le gambe, per circondarlo. Chiese un Martini mentre lo osservava attentamente.
"Sei invecchiato, ma rimani comunque un bell'uomo".
"Perché non mi dici come mai sei qui?" scolò il liquore ambrato ed il succo di pera.
"Te l'ho detto tesoro, sono qui di passaggio" lo guardò leccando l'oliva verde, pinzata nel sottile bastoncino, di plastica trasparente.

Una forte repulsione, ecco quello che provava per quella donna, solo una genuina repulsione. Sarebbe scappato a gambe levate, ma doveva sapere, voleva informazioni.
"Non mi prendere per stupido Clarissa? Chi ti ha mandato, chi ti ha dato una dritta?"
"Nessuno James, è stato solo il destino, ma parliamo di cose serie. Allora, sei di nuovo ritornato single. Helena si è già rifatta una vita?".
"Non lo so, dimmelo tu? Si è rifatta una vita? Io è da un bel po' di tempo che non la vedo" .
La vide sorridere.

Bastarda maledetta.

"Mmh ho sentito che si vede con un bellissimo dottore. Parker, mi sembra che si chiami. Tu lo conosci?".
"Di vista, comunque non mi interessa" il liquore gli bruciava la gola.
"Bene, è quello che volevo sentire" scese con una gamba dallo sgabello, strofinando l'interno coscia contro la sua gamba.
"Sono contento, ma non ti illudere, non mi interessi neanche tu" prese il cellulare e mandò un sms a Matt, ignorandola.
"Parker, aspetta un momento, non è il psicanalista?" la fulminò con lo sguardo.
"No, James, ti sbagli, non sono in cura da nessun dottore" scolò il Martini ingoiando rumorosamente.
"Mi manca ingoiare il tuo sperma" disse imbronciando le labbra. Il barista davanti a loro lì fissò sorridendo, ed ammiccando a James.
Idiota pensò lui.
"Se la conoscessi non rideresti" gli disse mentre Clarissa, sorridendo al giovane ragazzo, gli ordinava un Manhattan. "Non gli credere, è il mio ex" gli fece l'occhiolino.
"Non devi prendere delle medicine?" disse fulminando il barman. Ci mancava pure questo che la incitava.
Cercava in tutti i modi di ferirla, di far cedere quella calma, quella sicurezza che ostentava.

Scoppiò a ridergli come risposta "tranquillo, posso bere tranquillamente. Reggo benissimo l'alcol e posso giocare con te anche tutta la notte".
Si spostò i lunghi capelli dietro il collo lasciando libero il collo e la scollatura.

Nella sua mente si materializzò un incubo, doveva far qualcosa, ed anche alla svelta.
"Dove lavori adesso?"
"Un po' qui, un po' là" succhiò lo spicchio di arancia.
"Facciamo così, ti propongo uno scambio" gli disse leccando le ultime gocce di drink, dal bordo del bicchiere e dalle dita.
"Sei in calore, Clarissa? O ti sei solo bevuta il cervello?" disse con un tono sprezzante.
"Sono solo in calore per te" scese dallo sgabello ed incominciò a giocare con la sua cintura.
"Mi farei scopare anche qui, sul bancone, davanti a tutti, pur di sentirti di nuovo dentro di me" gli sussurrò all'orecchio cercando di eccitarlo.

Sei pur sempre un uomo, dannazione.
Si stava innervosendo, sembrava fosse diventato sterile.
Tutta colpa di quella stronza.

"Ho tanto da offrirti" si passò la lingua sulle labbra umide e con un movimento studiato del corpo, fece uscire dal vestito scollato una parte importante del seno. La punta rosa del
capezzolo aveva faceva capire che non indossava il reggiseno.
A James, però le sue moine non interessavano e neanche il suo corpo, per quanto sodo e provocante fosse.

Ti odio ma ti voglio - (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora