Agguato

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L'aria notturna le aveva rinfrescato il viso, il corpo riscaldato. Apprendere i piani di George, relativi a James, senza preavviso le aveva procurato un dolore acuto. Aveva ingoiato il vino che stava bevendo e con una scusa banalissima si era alzata dal tavolo. Si era allontanata da quel tavolo, da quella sala, in pochissimi secondi.
Notando solo all'ultimo la terrazza, decise di rifugiarsi lì.

Non capiva quella stupida angoscia, quel senso di soffocamento. Aveva deciso con tutto il suo essere di non guardare mai più James con gli dell'amore ed ogni suo movimento o gesto non l'avrebbe più riguardata. Non si aspettava, però, un'altra lontananza forzata. Era passato più di un mese dall'ultima volta che l'aveva visto, che le sue labbra l'avevo baciato.
Quei ricordi non erano spariti, erano ancora lì, facevano parte di lei.

Aveva chiuso gli occhi ed inspirato l'aria fresca. Il suo cuore si era ormai abituato alla sua assenza, si era addormentato. Non produceva più alcun rumore. Aveva smesso di battere.
Si era anestetizzato, contro tutta quella sofferenza provata.
La sofferenza prodotta dalla perdita di un'amore puro, dalla perdita della felicità, trattenuta troppo poco tempo tra le dita.
Sentire il suo nome o ricevere notizie così la scuotevano ancora. Non sapeva il perché e non sapeva come fare.

Il momento di smarrimento arrivò poco dopo con una foto ricevuta da un numero sconosciuto.
La foto ritraeva James, in mezzo ad una pista da ballo, mentre ballava con una biondina.

Il telefono le era caduto dalle mani mentre un mancamento le aveva divorato i suoi sensi.
Helena? Tutto bene? le aveva chiesto Liam correndo verso di lei per sostenerla.
Delicate mani si erano incatenate alle sue mentre i suoi polmoni cercavano di risalire, dall'oceano di acqua, in cui stavano annegando. Successivamente tutto avvenne troppo velocemente ed in maniera ovattata.
Uno strano movimento dietro il vetro oscurato della terrazza e la dichiarazione di Liam.

Anche se adesso mi stai rifiutando, io proverò a conquistarti, Helena, a tutti i costi.

La serata con George e Grace si era conclusa velocemente mentre ora, tra le braccia di Josh, sentiva ancora i polmoni annegare in quei mare di dispiaceri.
Le dispiaceva per Liam, le dispiaceva per James, le dispiaceva per se stessa.

"Fammi rivedere la foto, Helena" le chiese Josh prendendole dalle mani il cellulare.
Analizzò la scena. Un fiume di persone, illuminate da luci forti, in mezzo ad una pista da discoteca. James era lì, con il corpo ballava mentre lo sguardo fissava. Con il volto scuro e teso stava perlustrando la pista, stava controllando qualcosa.
"Non mi sembra che si stia divertendo molto, Helena. Ho come l'impressione che ci sia qualcosa che non quadra" le disse guardandola negli occhi, con sguardo dubbioso.
"Cosa non ti quadra, Josh? Le mani della bionda sul suo petto?" gli rispose entrando in cucina per prepararsi un caffè forte.

***

In quello stesso momento James, era davvero ancora in centro alla pista dell'On Brodway. Una biondina gli si era avvicinato, iniziando a strusciarsi, ma con estrema disinvoltura l'aveva rispedita al mittente. La musica era forte, le luci andavano e venivano lasciando lo spazio della pista ed i suoi occupanti, completamente al buio. Solo il colore bianco veniva amplificato. Era difficile distinguere qualcuno o qualcosa, in quel mare di corpi in totale movimento. Urla e risate si aggiungevano alla voce bassa del dj ed alle note della canzone che uscivano dalle casse, posizionate ovunque.
Neanche lo specchio posizionato sul soffitto aiutava James a capire bene che cosa stesse succedendo, perché costantemente ricoperto dal fumo bianco.

Dopo aver visto quella dannata foto si era scolato due Black Russian ed un B52. Voleva dimenticare, staccare la spina per un momento cercando di mantenere la calma, per non ammazzare di botte il dottor simpatia, il giorno dopo. Subito dopo aver messo piede nell'ospedale dove esercitava la professione.
Nonostante tutto era completamente lucido e sentiva, sentiva tutto. Il movimento dei corpi e quella strana sensazione di costante pedinamento. Si sentiva addosso lo sguardo di qualcuno, con quel costante brivido lungo la schiena. Faceva molto caldo ma lui aveva le mani ghiacciate.

Si sentiva braccato.

Questa volta però non sarebbe scappato, non avrebbe fatto finta di niente. Avrebbe aspettato, avrebbe giocato, avrebbe lottato.

"Bene stronza, vieni a prendermi" disse guardando oltre la pista da ballo, oltre quel muro di persone. Osservò tutte le postazioni, rialzate, occupate dalle cubiste.
Le osservò una ad una fino a posare il suo sguardo freddo su una donna, di spalle. La pelle abbronzata era lucida ed il corpo slanciato su alti tacchi neri. La minigonna non copriva niente mentre la schiena era nuda.
James ingoiò la saliva, sapeva già il colore di quei lunghi capelli.

Rossi.

Il respiro di James divenne molto pesante ed infausto. Una valanga di emozioni e ricordi lo colpì in pieno. La ragazza si girò e guardando volutamente verso la pista, incatenò i suoi occhi marroni a quelli azzurri di James.

Clarissa.

Un sorriso accattivante, rosso giungla, si dipinse su quel viso abbronzato, trasformandosi in una risata compiaciuta.
Avvicinò la mano alle labbra e con estrema lentezza e seduzione gli mandò un bacio, stile Marilyn.

Sei mio, James pensò ridendo.
Vieni giù stronza psicopatica pensò lui.

James la guardò con sguardo glaciale ed alzando la mano le fece un semplice gesto, con due dita. Lei si mosse all'istante, neanche gli avesse promesso amore eterno.
James si guardò intorno. L'unica via d'uscita erano le scale dalle quali stava arrivando lei mentre alla fine della pista, diversi privè erano liberi.
Ragiona James, ragiona. Cosa diavolo posso fare pensò guardandola arrivare.

Non c'era piu tempo, la resa dei conti era arrivata. Avrebbe lottato, avrebbe giocato con il diavolo e tutto questo per lei.

Per Helena.

Ti odio ma ti voglio - (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora