In arrivo

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Il pomeriggio passò tra una telefonata di lavoro e l'altra. George organizzò, insieme al cliente, la riunione di presentazione per la mattina successiva mentre Helena controllò tutti i lavori in esecuzione, in ufficio, tramite Katy e Matt. James studiava la strategia migliore da utilizzare. Solo Grace era totalmente in vacanza con uno scopo ben preciso; passò tutto il pomeriggio a scoprire i piani di lavoro del dottor Parker.

Il tempo non prometteva niente di buono e l'hotel era davvero vuoto, il loro aereo era stato l'ultimo a poter decollare mentre per i clienti che dovevano lasciare l'albero, erano stati messe a disposizione delle navette gratuite, per raggiungere treni e bus.
L'intera linea aerea di San Francisco, in entrata ed in uscita, era stata sospesa.

Durante la cena George scherzava sul tempo, forse per non far spaventare Grace. Ad Helena la situazione la lasciava un po' perplessa. Non ci poteva credere, un uragano non poteva comparire così dal nulla. Da piccola aveva sempre avuto paura di quelle tempeste di vento, ma sua madre le ricordava sempre che lì non potevano crearsi. Avevano bisogno delle lunghe ed immense praterie del centro degli Stati Uniti, per generarsi.

Alzò lo sguardo dal tablet e guardò il mare, agitato e scuro. Si poteva perdere nelle gocce di pioggia contro la vetrata, nella prepotenza degli spruzzi del mare contro la spiaggia. Si strinse nella camicia leggera, l'unico capo con le maniche lunghe.
Una tazza di caffè fumante le venne messa davanti al viso.
"Ecco per te, hai freddo?"
"Grazie ci voleva proprio qualcosa di caldo. Certo che non mi aspettavo proprio di trovare questo tempo qui, così vicino al mare. Ho sbagliato proprio a far la valigia, mi sa che il costume non lo useremo, in piscina", disse ridendo.
"Se vuoi io ho delle giacche e dei maglioni".
"Ti ringrazio James ma sono sicura che domani farà di nuovo caldo".

In quel momento un lampo scatenò la sua furia sulla spiaggia, il tuono che ne seguì fu forte ed assordante.
"Hai paura?"

Lo guardò negli occhi, in quei suoi profondi occhi azzurri "No, anzi il mare in tempesta mi affascina", James non si aspettava quella risposta.
"Tu, hai paura?"
"Non credo che ci sarà un uragano, dai queste cose capitano solo nei film!"
"Sì, infatti è così", sorrise Helena.
"grazie per il caffè, mi sento meglio".

In quel momento le luci della sala si spensero per poi accendersi di nuovo.
"Ok, questo un po' è inquietante", riuscì a dire in un soffio di voce.
"Se hai paura puoi dormire con me, abbiamo la camera allo stesso piano".
"Grazie, ma riuscirò di sicuro a dormire da sola.. sai dormo senza la luce accesa!"
James scoppiò a ridere, ldai lasciati almeno accompagnare in camera, devono chiudere la sala".

Helena raccolse tutti i documenti e seguì James che chiese alla reception di impostargli il servizio sveglia.
George e Grace avevano lasciato presto la sala da pranzo mentre il dottor Parker li seguì poco dopo; avrebbe visto la sua potenziale paziente il giorno successivo.

Fecero tutti i scalini, uno ad uno, dei quattro piani dell'albergo dato che l'ascensore era stato bloccato per precauzione, raccontandosi i momenti più paurosi vissuti da bambini.

Ora, giunti al piano James studiò la piantina dell'hotel e controllò che cosa c'era nel ripostiglio.
"Curiosone!"
"Si curiosa sempre negli hotel, comunque mi piace sapere dove dormo e che cosa mi circonda".
"Va bene agente MacGyver!"
"Lo guardavi anche tu? Io ne ero affascinato, volevo diventare anch'io un agente come lui, soprattutto quando mio padre lasciò mia madre".

Gli occhi verdi di Helena lo guardarono.
Abbandonato dal padre, che tristezza, come si può abbandonare un figlio, si fissò le scarpe.
"Perdere un genitore è davvero una cosa orribile, mi dispiace".
"Tua madre è morta?"

Quelle parole le bloccarono il fiato.
"Scusami, io non dovevo, non ho pensato prima di parlare".

"Si è morta due anni fa e d'allora mio padre è davvero peggiorato".
"Mi dispiace Helena, per tua madre".
"A me per te, dev'essere stato difficile crescere senza di lui".
"Tanto. Mia madre lavorava ed io sono cresciuto con i miei nonni, da solo. Ogni tanto lui ritornava per poi andarsene. Quando compii tredici anni lui sparì completamente. Questo fece meno male del vederlo ogni tanto. Da allora non l'ho più visto".
"Mi spiace, davvero".
"Non importa è passato tanto tempo per fortuna!"

Davanti alla porta della sua stanza, Helena non sapeva più cosa fissare, pur di non guardarlo negli occhi. In quei meravigliosi occhi e magari vederci il bambino infelice di un tempo, abbandonato dal padre.

"Sei sicura di voler dormire da sola?"
Helena guardò la porta della sua stanza e la porta di quella di James, due stanze più avanti.
"Sì ti ringrazio, riuscirò a dormire anche da sola", gli fissò le labbra.
"Va bene, ma per qualsiasi cosa chiamami, ok?", le fissò le labbra.
"Buona notte James", occhi verdi in occhi azzurri.
"Buona notte Helena", occhi
azzurri in occhi verdi.

***

L'orologio della stanza segnava l'ora, le 23:13, mentre la televisione trasmetteva le immagini della tempesta in arrivo. Ormai non parlava neanche più la giornalista, le immagini si alternavano con le indicazioni da seguire. Non uscire, rimanere in casa, chiudere tutte le porte e le finestre in attesa che la tempesta passi. L'uragano di categoria tre si stava davvero avvicinando.

Il telefono squillò.
"Buongiorno capo anzi buona notte come stai?"
"Ciao Katy tutto bene sono in camera e c'è un po' di vento", rispose ridendo "Che ci fai ancora sveglia?"
"Noi invece siamo un po' preoccupati per voi dalle notizie che ci giungono, non siete messi tanto bene!"
"A grazie per il conforto assistente!"
"Dai non volevo dire così, lo sai".
"Tranquilla qui ancora tutto bene c'è solo veramente un po' di vento e nient'altro. Tu e Matt? Va bene poi ne parleremo!"
"Ma non c'è niente, non c'è niente da dire.."
"Katy, Katy mi senti?"
"Helena, Helena?!"
"Ti sento Katy, ascoltami la linea è disturbata ci sentiamo domani mattina".

La linea cadde ed il telefono non prendeva più il segnale.
Pazienza la sentirò domani mattina appena magari questo vento si fermerà!

Si infilò sotto le coperte ma non riuscì a prendere sonno, il vento fuori da quella stanza ululava forte mentre numerosi rumori, provenienti dall'esterno non erano proprio riconoscibili.
Foglie, rami, sabbia ed altro ancora sbattevano contro le persiane mentre il rumore della pioggia si sentiva ovunque.
La luce della abat-jour tremò ed Helena decise di spegnerla.
Prese il telecomando e cerco un film, qualsiasi cosa da guardare per non pensare.

I colori dello schermo rendevano blu la stanza e coprendosi con il lenzuolo cercò di prender sonno. Nulla da fare, non ci riusciva, chissà se due porte più avanti James riusciva a dormire.

Fissò il soffitto, il comodino, l'armadio, la poltroncina, l'unico quadro, osceno, presente nella stanza e di nuovo il soffitto.
Sentì tra i vari rumori esterni come il cigolio di una porta che si apriva e si chiudeva, rumore alquanto inquietante. Essendo solo loro due al piano, doveva per forza essere James.
Si sedette sul lettone ed accese la lampada, fissando la porta.

"Giuro che se prova a farmi uno stupido scherzo, lo uccido con le mie mani, anzi gli spacco in testa l'abat-jour".

Sentì un'altra porta aprirsi e richiudersi.
Sarà andato al bar di sotto a prendersi un drink. Un'altra porta ancora.
È impazzito?"

Dannazione pensò.

Guardò il cellulare, era completamente morto. Prese la cornetta del telefono ed anche quello era fuori uso.
Si alzò dal letto, prese una delle due lampade e a piedi nudi, si avvicinò alla porta. Non c'era lo spioncino.

Cavolo!

Si abbassò a guardare nel buco della serratura ma non riusciva a vedere niente, qualche dettaglio del corridoio, illuminato dalla luce dei lampi, attraverso la finestra del piano.
Sentì un'altra porta aprirsi e con coraggio guardò di nuovo.
Qualcosa o qualcuno si era posizionato davanti alla sua porta, perché ora la sua visuale era totalmente oscurata. Si allontanò di scatto.

"Dannazione James" urlò.

In quel momento un potente tuono la fece saltare e si rannicchiò contro il muro e la scrivania.
Ma qualcosa di più spaventoso di un tuono, c'era.. qualcuno stava aprendo la porta della sua stanza.

Qualcuno stava abbassando la maniglia della porta della sua camera.

Spazio autrice
😱😱😱😱😱😱chi potrà mai essere? Panico.

Ti odio ma ti voglio - (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora