Capitolo Settimo

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 Ci guardiamo per pochi istanti. Vedo nei suoi occhi dei grandi punti interrogativi e non so come farli andare via.

Non posso dirgli le cose che penso, le sensazioni che provo.

Adesso è lui a fare dei passi verso di me e ho quasi paura che mi tocchi dopo la mia ultima frase.
"Tu pensi che io e Delly...cioè.." non sa come finire la frase, ma non mi interessa neanche sentirla, devo cavarmi fuori da questa situazione subito, prima che sia costretta a vuotare il sacco.
Scuoto, vigorosamente, il capo.

"No, non lo penso....solo che con qualcuno che non sia io tu sei - faccio un respiro cercando le parole giuste - te stesso".
Dirlo lo rende così vero, così reale.

Il problema di Peeta è con me, lui vede me come una minaccia, non Haymitch, non Effie, non qualunque altra persona che possa incontrare qua in giro per il Dodici. Loro hanno fatto tutto questo solo per dividerci, solo per portare via da me quel ragazzo cosi dolce che mi metteva prima della sua stessa vita. Sento gli occhi pungere ma non impedisco alle lacrime di scendere, sono spezzata e non posso più nasconderlo, non a Peeta. Mi lascio circondare dalle sua braccia,mi lascio proteggere da lui ancora una volta. Erano giorni che volevo farlo, che volevo piangere contro il suo petto e sentire quella sensazione di benessere che solo lui riesce a darmi. Ricambio l'abbraccio e mi lascio andare ad un pianto rumoroso. Lo sento stringermi, stringermi forte, eppure questa volta non passa, la paura non va via,non lo sento pronunciare quelle solite parole di conforto che in realtà hanno sempre fatto ben poco. Cosa vuol dire? Mi sta davvero allontanando da lui? Mi sta davvero spingendo via per sempre?

"Sei una stupida" sento dirgli, forse un po' troppo vicino al mio orecchio sano tanto che mi rimbombano nel cervello.

"Lo so" rispondo mandando giù quelle lacrime salaticce. "Non sei l'unica a soffrire, lo sai?" Faccio no con la testa. Non riesco a parlare, ho la bocca impastata. "Secondo te, toccarti e non poterlo fare fino in fondo non mi uccide?" Fa una pausa nella quale mi libera dalla sua stretta per potermi guardare in viso. "Baciarti e non poter essere me stesso fino in fondo è peggio che ricevere delle coltellate! Vederti così bella e non potermi perdere in te. Lo odio. Odio non poter mai perdere il controllo di me. Una delle cose che più adoravo dello starti vicino era perdere la cognizione del tempo, dello spazio, di me stesso e me lo hanno portato via. Giorno dopo giorno ho visto, coscientemente, ogni ricordo di te che mi veniva portato via!" La sua voce è rotta da lacrime che ricaccia indietro. Sentirle mi fa capire lentamente quello che si porta dentro, la croce che deve portarsi dietro ogni mattina quando apre gli occhi e chi lo sa se non anche nei suoi sogni. Non ho mai pensato che lui potesse vedere quei ricordi scivolargli via dalla mente senza poterli salvare; ho sempre pensato che una mattina, all'improvviso, si fosse svegliato cambiato, non ho mai voluto vedere la sua pena, ripetuta ogni giorno e lui me la sta sbattendo in faccia per farmi capire quanto stia male, mentre io faccio la sciocca, faccio l'offesa, faccio quella messa da parte. La promessa era di aiutarci a vicenda, ma come sempre è lui che aiuta me.
La vedo, quella lacrima solitaria scendergli giù sul viso per essere risucchiata dal collo della felpa. Non riesco a dire niente. L'unico pensiero è quello di stringerlo forte e fargli capire quanto tenga a lui, e lo faccio, istintivamente. Lo stringo e lo bacio.

Lui resiste, si tira indietro, ma io insisto e finalmente cede. Un bacio salato. Le nostre lacrime si mischiano alle nostre lingue ma nessuno dei due si ferma, continuiamo cosi senza prendere fiato. Sento le sue mani forti e sicure stringermi i fianchi, presa dalla foga, sotto il suo tocco mi sento bollire, fremere. Ecco che torna la fame e Peeta mi solleva prendendomi in braccio per poi lasciarmi sedere sul grande tavolo della stanza. Faccio cadere una sedia ma non ce ne curiamo. Peeta mi accarezza e io inizio a portare giù la zip della sua felpa quando sento la sua mano sulla mia. Si ferma e si allontana da me. "Non hai sentito cosa ho detto? Non posso lasciarmi andare con te!" Ma io non lo ascolto e continuo a tirare giù la lampo ottenendo solo l'effetto opposto da quello che desideravo. Lui si stacca completamente da me lasciandomi sola, seduta su quel tavolo che inizio già a sentire freddo. 

Scendo, vado dritta verso di lui e gli prendo il viso tra le mani. " Io non ho paura. Ho fiducia in te e so che puoi tornare. Sei più forte di loro" gli sussurro prima di tornare a posare, tremante, le mie labbra sulle sue con l'agghiacciante consapevolezza che potrebbe non ricambiare, ma lo fa.

E una lacrima scende.  

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