Capitolo Ottavo

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  Non ho chiuso occhio stanotte ma non per via degli incubi, no. Guardo Peeta dormire al mio fianco e mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, a quelle notti passate sul treno, durante il tour della vittoria, quando mi stringeva forte e faceva scivolare via i miei incubi.

Mi allontano un po' dal suo petto per guardarlo in viso; ha un'aria così beata, che il pensiero che anche lui stanotte non abbia avuto immagini contorte a fargli compagnia mi fa sentire più leggera.

Lo sento fremere e poi aprire lentamente quegli occhi color cielo. Gli sorrido e lui mi sorride di rimando. Si strofina gli occhi, ancora assonnati, con le dita e mi sussurra "Buongiorno" nell'orecchio.
"Niente incubi?" Chiedo curiosa.
"No, tu?"
"Neanche uno!" E inarca le labbra a formare una qualche smorfia soddisfatta per poi attirarmi ancora più vicino a sé, io mi rigiro sul fianco dandogli le spalle per farmi abbracciare più forte.
Mi posa il mento sulla spalla.

"Kat, mi dispiace per questa notte" dice d'un fiato; scuoto il capo e inizio a giocherellare con le sue dita. "No, hai fatto bene. Se non ti senti sicuro per me va bene, davvero". Sono stupita da me stessa per il modo in cui riesco a parlare con lui, quasi apertamente, di tutto, anche di questo, un taboo per noi, per me soprattutto. "Ma non è perché non voglia, davvero!" Si giustifica. Al solo pensiero di noi andare oltre mi sento avvampare le guance, ma infondo sono contenta che nonostante tutto, nonostante la mia pressante insistenza lui non abbia ceduto e si sia fermato, perché non credo di essere pronta, non so neanche cosa provo, cosa è per me tutto questo, questa novità che si sta insinuando dolce e bella tra di noi, ma non voglio avere fretta di scoprirla. Voglio godermi ogni secondo con il ragazzo del pane!

"Insomma, tu pensavi che tra me e Delly ci fosse del tenero?" Lo sento dire mentre si mette supino con una mano dietro la nuca. Lo guardo letteralmente sconvolta e lo vedo ridere.
- Mi sta prendendo in giro!-

Mi nascondo un po' sotto il lenzuolo e dico " uhm no" totalmente imbarazzata. Lo sento ridere di gusto.

Nel sentirla mi rendo conto di quanto fino ad ora lui non abbia mai riso davvero. È così calda e rumorosa e contagiosa che inizio a ridere anche io senza un vero motivo, solo perché lo sta facendo lui perché sono felice quando lo vedo tornare, quando non lo vedo tormentato.
- Questo è Peeta Mellark-

"Ammettilo, sei gelosa - dice togliendomi il lenzuolo da davanti il viso - di me!"
-Mai. Non ammetterò mai e poi mai questa cosa, vera o falsa che sia. -

"Ma proprio no! Tu puoi fare come vuoi!" Dico in modo poco convinto.

"Ammettilo!" Continua a dire con un ghigno divertito sul viso mentre inizia a farmi un po' di solletico.

Rido. Rido davvero. Serena.
"No! Mai!" Si arrende e si ferma, un po' bruscamente forse, ma non gli do peso.
"Te la lascio passare solo perché devo andare" dice trascinandosi la gamba fuori dal letto. Mi metto a sedere anche io.
"Dove devi andare?" "Haymitch mi aspetta, andiamo a vedere le condizioni della vecchia panetteria" "Ah si? Come mai?" Chiedo leggermente sorpresa dalla novità. 

"Diciamo che qualcuno mi ha aiutato a ragionare su cosa fare del mio dono di famiglia" dice muovendo le mani come se stesse impastando qualcosa per farmi capire e solo così realizzo che ha in mente di rimettere in piedi la vecchia attività di famiglia.

"Ah!" Non mi esce altro. Non perché mi dispiaccia, ma solo perché non ho mai pensato prima di suggerirglielo, lo avrebbe sicuramente impegnato molto tempo prima. I pensieri vengono interrotti dal lieve bacio che mi posa sul naso. "Ci vediamo più tardi!".

Lo vedo uscire, leggermente più zoppicante del solito, dalla stanza e resto ancora una volta sola con i miei pensieri. Mi stendo di nuovo sul letto e cerco di respirare un po' del suo profumo rimasto attaccato al lenzuolo quando mi torna alla mente il suo progetto. Mi rendo conto che io non ho più niente, tutti hanno trovato la loro strada, mia madre come guaritrice, Gale lotta per mantenere salva la libertà in cui tanto ha creduto, Peeta vuole riprendere l'attività di famiglia e persino Haymitch cerca di mantenersi più sobrio nella speranza di tenerci in vita in questo modo, ma a me cosa resta? Niente.
Questa consapevolezza mi gela le ossa facendo andare via tutto il calore lasciatomi addosso dal ragazzo del pane.

Il mio unico scopo non può essere aiutare Peeta nella sua guarigione, io ero quella che da sola manteneva sua madre e sua sorella, e adesso?
La mente bianca. Niente. Ma per ora va bene cosi. Voglio crogiolarmi ancora un po' nel mio dolore, nel mio lutto, nel mio abbandono.
Mi metto nuovamente a sedere e la vedo, anzi ne sento la pesantezza, sento il peso di quella porta oltre la quale c'era la stanza di Prim. Non entro là dentro da quando ho rimesso piede a casa e mi chiedo se mai riuscirò ad entrarci. Vado a sciacquare il viso nella speranza di rimandare indietro l'immagine del bombardamento che si è appena riaffacciata nella mia mente. Posso sentire chiare le urla. Scendo.

Sae sta entrando dalla porta principale e la saluto freddamente.
"Oh bambina sei già sveglia! - poi posa qualcosa sul tavolo - questa è per te, l'ho trovata nella buca delle lettere".

Mi avvicino e noto che è una lettere. Una busta bianca, la rigiro tra le mani e la riconosco. La scrittura è così familiare che sento l'aria mancare. Vedo tutto nero per un secondo o più.
-Perché Gale mi scrive una lettera?-

Cosa resta di noi?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora