Capitolo Ventiquattresimo

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"Ho sistemato la tua stanza perciò fai come se stessi a casa tua" le dico con un sorriso di circostanza mentre mi siedo sul letto o quel che ne resta, dal momento che è cosparso di vestiti. "Effie, devo dire che viaggi leggera per un weekend" ridacchio sotto i baffi alla sua occhiata torva. "Cara, noi donne non dobbiamo mai viaggiare senza essere pronte a qualsiasi situazione possibile" mi dice mostrandomi, di sfuggita, un paio di stivali da lavoro. "Io viaggio leggera!" Le dico senza distrarla dalla sua accurata analisi sul vestiario. 

"Tu hai molto da imparare, Katniss!". Continuo a fissarla fino a quando non pesca, finalmente, un vestito dalla marmaglia. "E tu? Mica verrai conciata cosi!", mi guarda inorridita ma non riesco a rimanere neanche stupita. Scuoto la testa. "No, io non verrò." Per poco non lascia cadere a terra il prescelto nel mettersi una mano davanti la bocca, scioccata.

"Tesoro, è successo qualcosa? Avete litigato? Avevo notato un'aria pesante stamattina ma voi siete Katniss e Peeta! Cosa mai può essere successo?" Continuo a sentirla tirare fuori mille domande, sempre uguali fino a che non viene a sedersi vicino a me, andando a sgualcire uno dei suoi abiti. "Avanti, racconta!" Resta lì, in attesa e io non so cosa dire, non so come spiegarle che la sera prima, Peeta, stava quasi per mandarmi all'altro mondo. Faccio l'unica cosa che mi riesce meglio, restare in silenzio. "No, non dirmi che...." non riesce neanche a cinguettare la fine della frase che torna a mettersi una mano alla bocca. Mi aspettavo qualche parola buttata a caso, una di quelle di circostanza dove mi si dice che non era in sé, che se ne renderà conto, invece mi abbraccia, muta e silenziosa.

"Quando tornerai stasera, mi racconterai tutto, nei minimi dettagli, va bene?". La mia voce esce triste.

Sono andati via tutti un paio d'ore fa, e l'unico mio pensiero è sperare che tutto fili liscio; ma lo farà di certo perché io sono qui ed essendo l'unico problema tutto andrà alla perfezione!

Mi tocco il foulard e tirandolo da un lembo faccio si che il nodo si scolga, lasciando cadere quel pezzo di stoffa colorato sulle mie gambe. Passo le mani la dove dovrebbero esserci i lividi; è caldo. In questo momento la risata di Snow mi risuona in testa come le filastrocche che da bambini si ripetono tutto il giorno. La posso sentire nelle mie orecchie, la sua soddisfazione; nonostante non ci sia più è ancora lui a vincere, è lui che continua a muovere i fili delle nostre vite, mie e di Peeta e di tutti gli altri sopravvissuti.

Qualche colpo di nocche alla porta di casa mi porta lontano dai miei pensieri. Svogliatamente mi trascino ad aprire; è Gale. Entra senza neanche essere invitato e si accomoda alla sedia come fosse di casa, ormai. "Non mi offri nulla?" Si sta prendendo gioco di me e in qualche modo lo sento, il mio vecchio amico che fa capolino nel modo di fare di questo giovane sconosciuto che ho davanti. "Ho solo del succo, se lo vuoi" "mmm...passo!". Il silenzio ci fa da compagno per un po', finché Gale non decide di prendere di nuovo parola. "Insomma, alla fine sei rimasta a casa" è semplicemente una costatazione, una di quelle stupide frasi quando si vuole iniziare a parlare e non si sa come farlo; e abbocco. "Già! Pensavo saresti andato anche tu" butto anche io una frase di circostanza per continuare perché, in questo momento, non ho voglia di stare sola. "Io? E perché sarei dovuto andare proprio ora che potevo stare solo con te". Sorride. Lo ha detto come se fosse stata la soluzione più logica, ma non lo era, non per me almeno. "Gale, pensavo avessimo chiarito questo punto". Sono nervosa. Mi alzo e inizio a camminare per la stanza. "Io non ho chiarito nulla".

Acqua. Ghiacciata. Addosso.

Si alza anche lui. "Katniss, tu pensi che io non sia la persona giusta per te ma, guardati" mi prende per mano e pianta le nostre figure magre e stanche davanti lo specchio. Mi passa delicatamente un dito sul collo, esattamente nel punto proibito. Un brivido cammina lungo la schiena tanto da farmi rizzare i peli. "Guardati adesso e dimmi chi non è la persona giusta per te".

Il suo modo di parlare non è burbero o prepotente, come lo ricordavo in quell'ultimo nostro incontro nei boschi ma calmo, proprio colui che sa che la ragione sta dalla sua.

Inorridisco nel vedere la mia immagine. Stanca, affaticata e soprattutto tormentata. A questa poco amabile immagine si aggiungono quei lividi mostruosi, che corrono la linea orizzontale del collo, ricordo di una serata che sarebbe meglio poter dimenticare. Come si fa ad amare una persona ridotta così? Come si può desiderare una persona, in questo stato?

"Gale" cerco di dire ma il fiato mi muore in gola. "Io non ti farei mai una cosa del genere, lo sai". Le sue parole si insinuano nel mio orecchio, come un soffio di vento. Girano vorticosamente nella mia testa, insinuando il dubbio dentro di me.

Posso sopportare tutto questo? Sono forte abbastanza? Potrò trovare sempre il buono in Peeta, anche quando i suoi occhi non sono più celesti e limpidi?

Sento le labbra di Gale posarsi sulla mia guancia e poi sulla mia bocca, non trovano ostacoli anzi, le mie labbra sono già dischiuse e pronte ad accogliere la sua lingua ma... non sono le labbra di Peeta. Non sono i baci di Peeta.

Mi allontano di scatto, facendo un balzo indietro. "Non posso, mi dispiace" sibilo sperando che mi abbia sentita. "Non è cambiato niente, vero? Neanche dopo ieri sera", scuoto la testa.

"Preferisci stare con uno che ha cercato di ucciderti? Katniss il tuo masochismo non ha limite!" "Non è masochismo, Gale. Si chiama amore e...fiducia!". Gale non mi capisce, non siamo più in sintonia, da parecchio tempo.

"È un amore malato, allora!". Gesticola e si agita ma non riesco a capirne il motivo, perché lui non riesce a vedere quello che vedo io o Haymitch o Effie? Perché?

Un rumore ovattato distoglie la mia attenzione da Gale, facendo segno di seguirmi mi muovo verso il corridoio, vuoto. La cucina è vuota eccetto per una busta e un piatto posati sul tavolo. Tremante mi avvicino. Sono dolci, pasticcini, varie leccornie e stuzzichini che so con certezza provenire dalla panetteria.

Peeta è stato qui.

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