Capitolo Quarto

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  Vado dritta su per le scale e mi lascio cadere senza forze sul letto.

- Perché insisto ad andare da Haymitch visto che ogni volta esco da casa sua di un umore peggiore di quello con cui sono entrata?-

Rimango a fissare il soffitto, a rigirarmi di fianco ma senza prendere sonno, senza riuscire ad impedire alla mia mente di vagare. Non è Delly a darmi fastidio, è amica di Peeta da una vita, ma è il fatto che qualcun'altro oltre me o Haymitch o qualsiasi altra persona che non ha condiviso con noi quello stesso destino possa aiutarlo con i suoi problemi. Questo rende il nostro legame non molto diverso da quello che si potrebbe avere con chiunque.

-Il nostro legame. Che legame abbiamo? Peeta è tuo amico, lo sai bene Kat! -
Eppure continuo a sentire lo stomaco ribollire.

Decido che rimanere così, buttata sul letto, è troppo massacrante così decido di andare a fare una camminata tra i boschi. Prendo l'arco e la faretra e i incammino verso il luogo dove prima passava la recinzione elettrica. Adesso l'ingresso ai boschi è facilitato e soprattutto non è proibito. Non devo più nascondermi per andare a cacciare, anche se adesso tutti sanno dove trovarmi quando invece ho bisogno di pensare. Ma infondo non si può avere tutto, questo l'ho imparato. Così ho deciso di rintanarmi in un posto specifico, dove nessuno sa che vado perché non l'ho mai fatto vedere a nessuno, a nessuno tranne che a Peeta.

Cammino a passo svelto senza curarmi di far rumore, la voglia di cacciare mi è passata non appena ho messo piede nell'erba fitta, adesso l'unica cosa che voglio e buttarmi su quella immensa distesa e contemplare l'acqua del lago mentre cerco di mandare via i nuovi demoni che si sono impossessati della mia mente.

Quando arrivo faccio per fare un sospiro di sollievo ma questo muore lungo il tragitto.
Peeta!

Avanzo senza parlare e tentando di essere delicata, per non farmi sentire. Ma forse devo aver perso il senno perché il mio apparire all'improvviso al suo fianco potrebbe far scattare qualche falso pensiero nella sua mente. Così aumento la pesantezza dei passi. Gli scarponi strisciano tra foglie e rami, ma lui non si muove. Solo quando mi avvicino noto che ha posato su un ginocchio un blocco da disegno.
- è venuto a disegnare -

Mi siedo ad suo fianco senza dire nulla e lui continua a non muoversi. Forse non mi ha sentito, ma credo fosse impossibile ignorare il fracasso voluto di pochi secondi fa.
"Spero non ti dia fastidio se sono venuto qui" dice continuando a guardare il lago e poi riportandone i riflessi sul foglio.

"Figurati!" Rispondo tenendo lo sguardo basso e giocando con l'erba tra le gambe.
"Sei venuto a pensare anche tu?" Chiedo interrompendo quel pesante silenzio tra noi.
- Forse è ancora un po' arrabbiato con me per la sparata di prima-
"Anche. Volevo mettere su carta la tranquillità di questo posto, magari guardarlo quando sono a casa può darmi la stessa calma e....aiutarmi un po' ".
Sarà stata un'idea di Delly!?
- Kat ma che diavolo dici? Stai perdendo il senno!-
Inspiro e espiro cercando di far tornare il mio battito regolare e fermare così i nervi e ci riesco, se non fosse che Peeta mi sta fissando, con il sopraciglio un po' inarcato. "Tu sei venuta qui per un motivo particolare?" Chiede.

Non so cosa rispondere così evito e scrollo le spalle. "Kat, che è successo oggi? Eri tranquilla e un momento dopo sei scoppiata. Se è per colpa mia io non vol..." ma lo interrompo. "Non è colpa tua. Sono io che, sai ho un po' di cose per la testa" cerco di tagliare corto nella speranza che colga la mia voglia infinita di cambiare discorso, ma lo vedo poggiare sull'erba il blocco dei disegni e prendermi una mano. Quel tocco così leggero e delicato, così premuroso, mi fa sussultare.
"Vuoi condividere qualcosa con me? Sai portare i pesi in due aiuta" dice fissando quegli occhi color mare nei miei e io non posso far altro che perdermici inesorabilmente dentro.
"Niente che valga la pena condividere, credimi. È una sciocchezza". Lo sento trascinarsi più vicino a me e mi prende il viso tra le mani.

-Se continua a guardarmi così in profondità capirà che gli sto mentendo-

Mi carezza la guancia con il dorso della mano e poi mi fissa un bacio sulle labbra.
Non è rude, ma delicato, dolce, impercettibile quanto il soffio del vento che sento smuovermi fili di capelli. Un bacio così tenero che non chiede altro, che non ne chiede un secondo, che non chiede di essere ricambiato; eppure io non riesco a resistere e rispondo, in modo impetuoso alla sua dolcezza indescrivibile. Peeta dischiude le sue labbra dopo un secondo di stupore e ricambia in modo tanto dolce quanto passionale. Ci baciamo così per un po', senza prendere fiato e perdendo completamente la cognizione del tempo, senza sapere più dove ci troviamo. Mi spinge dolcemente verso l'erba e con l'aiuto della sua mano mi adagia delicatamente sul verde prato. Continua a baciarmi sicuro e incerto su cosa sia meglio fare, allo stesso tempo, fin quando non si blocca bruscamente, allontanandosi da me un po' affannato. Mi tiro su leggermente e lo guardo senza capire cosa possa essere successo.
"Scusa io - senza finire la frase si mette in piedi a fatica - forse è meglio se andiamo, tra poco inizierà a fare buio".

Mi tende la mano per aiutarmi nella risalita ma la scosto con un gesto deciso e faccio da me. Torniamo verso le nostre case senza spiccicare parole, a malapena ci salutiamo con un cenno ed io mi fiondo in casa. Una volta chiusa la porta mi lascio scivolare sul pavimento.
Sulle labbra ancora il suo sapore e nelle narici ancora il suo odore misto a quello della verde erba umida.

Mi passo istintivamente le dita sulle labbra tracciandone i contorni.
- Avevo cosi fame di lui, cosi tanta come sulla spiaggia dell'arena-

Cosa resta di noi?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora