Avrei dovuto chiedere. Sarei dovuta essere preparata. Non riesco più a vedere lucidamente; forse adesso lui mi vede esattamente con uno di quegli sguardi piantati su quei dipinti.
"Basta! Non voglio più vederli" scoppio alla fine. Si prende un momento e poi abbassa la tela che aveva in mano. Lo vedo contrarsi e afferrare con forza i bordi del quadro. Tutto questo deve averlo stordito. Resto ferma e aspetto nella speranza che passi. E passa. È riuscito a controllarlo.
"Usciamo di qua, per favore". Non è una domanda, non è una richiesta. Usciamo e torniamo nella sua camera; mentre lui va a rinfrescarsi il viso io mi affaccio alla finestra. Ha piovuto stanotte. Le strade sono tutte fradice. La pioggia mi mette tristezza. Inizio ad essere stanca di averla come amica. "Con questo tempo non credo di poter iniziare la ristrutturazione" dice una volta tornato nella stanza, ancora con lo sguardo sconvolto. "Ehm credo di no. Da quando sei esperto di costruzioni?" Chiedo. "Non lo sono, ma l'edificio è uno di quei pochi rimasti in piedi, perciò si tratta di ripulire, pitturare e Haymitch ha detto che possiamo farlo da noi" "Ma, ce lo vedi tu Haymitch, mezzo ubriaco, in cima ad una scala?" Sorridiamo al pensiero. "Sarà meglio per lui! Dai però le sue oche sono ancora vive, magari c'è speranza".È vero. Da quando Haymitch ha deciso di allevare quelle quattro oche mantiene il livello dell'alcol nel suo corpo più basso, per i suoi standard ovviamente. "Sai, ogni tanto mi metto alla finestra a guardarlo mentre gli dice di tutto, è davvero divertente" dice ancora e il ricordo del nostro amico comune che urla dietro a quelle povere bestioline ogni malignità possibile perché non vogliono bere del buon liquore mi riaffiora simpaticamente alla mente. "Tu quando hai intenzione di iniziare a scrivere quel famoso libro per il quale ti sei anche fatta inviare il materiale?". Ah già! Il libro. Avevo quasi messo da parte questa follia.
"Un giorno. Ancora non mi sento pronta a rivivere tutto" dico con un filo di voce e lui afferra. "Lo capisco ma ti farebbe bene. Buttare via tutta la rabbia, la tristezza, il rancore" sorrido "A furia di parlare così spesso con il dottor Aurelius mi stai iniziando a fare lo psicologo?" "Dici? Magari se non funziona come fornaio potrei iniziare a pensare di intraprendere questa carriera" dice attirandomi a sé. I nostri occhi si cercano e si trovano. Si guardano per lunghi attimi fino a che le nostre bocche non iniziano a desiderarsi. Sempre di più. Sempre di più. Andiamo verso il letto e ci lasciamo cadere tra le lenzuola, traboccanti di passione.
Sono poggiata al suo petto e, a coprire i nostri corpi nudi, abbiamo solo il bianco lenzuolo. Peeta sta giocherellando con la mia schiena, fa piccoli disegni con le dita in modo così delicato da far venire i brividi lungo tutta la spina.
- Credo di aver appena fatto l'amore con Peeta Mellark -
Non so definire come mi sento in questo momento. Sono confusa, piena di emozioni, non so neanche se ero davvero pronta, solo che lo volevo così tanto. Sono ancora spezzata ma sembra che qualcuno si stia sforzando di raccogliere i pezzi e incollarli insieme. Non so cosa dire. Ma sono felice. Non so neanche se si dice qualcosa dopo. Ma sono contenta. Non so come ci si comporta, dopo. Non sono abituata. Ma neanche lui parla.
Sono nervosa.
- E se sta pensando che abbiamo commesso un errore? Se pensa di aver sbagliato? -Decido di fare il primo passo: mi avvicino al suo mento e lo bacio delicatamente. Lo vedo come tornare alla realtà e mi guarda, teneramente.
"Tutto bene?" Mi chiede. Annuisco. "Tu? Niente scatti di ira, visto?" "Per fortuna direi! Sono stato incosciente".
Faccio finta di non sentirlo, non ho voglia di ricominciare a parlare di tormenti e cose simili in questo momento.
"Kat?" "Mm" "Ci si può innamorare di qualcuno che già si ama, ancora di più? " mi chiede.Sta parlando di me?
Non so davvero cosa dire ma annuisco. Non voglio rovinare questo momento per nulla al mondo.
Tra le sue braccia non mi sento indifesa, non mi sento vulnerabile, mi sento forte e protetta.
- Sarà questo l'amore? Sarà che avevano tutti ragione? Io sono innamorata del ragazzo del pane? -
È una domanda a cui non voglio trovare una risposta, adesso. Mi stringo a lui ancora di più. "Non voglio andare via" dico mugugnando. "Perché, avevi in mente di farlo?" Mi chiede. "Tra un po' arriva Sae a casa, non voglio che inizi a farmi mille domande" mi posa un bacio sulla fronte e allenta il suo abbraccio. "Vai!".
Scendo dal letto, nuda, alla ricerca dei miei vestiti buttati sul pavimento e Peeta mi osserva.
Mi sento leggermente in imbarazzo ma la cosa non mi infastidisce.
Passo dal suo lato per raccogliere la maglietta, mi vesto e filo via veloce.Quando entro in casa Sae è gia lì, intenta a spolverare. "Eccola che torna! Dov'eri?" Mi chiede mentre mi sfilo la giacca. "A fare una passeggiata" "con questo tempo? - mi si avvicina e mi tocca la fronte - tesoro sei tutta rossa e bollente, non è che hai preso un po' di febbre?" Mi dice e istintivamente porto la mano sul viso. Vado a fuoco. Fingo stupore e stanchezza e vado a chiudermi nel bagno, sotto la doccia. L'acqua che mi scivola sul corpo mi ricorda gli attimi appena trascorsi con Peeta. Le sue mani che accarezzano il mio corpo delicate e sicure, i suoi baci infuocati. Per una volta l'acqua mi porta bei pensieri invece che macabri ricordi sull'arena. Sarà questo l'effetto che Peeta ha su di me? Permettermi di essere serena mandando sempre più in profondità quei ricordi oscuri e fastidiosi?
Adesso mi sento tremendamente in colpa per non aver condiviso con lui la lettera che Gale mi ha mandato. Devo prendere una decisione, alla svelta. Ma non è facile... Gale è Gale.
La sera a casa ho ospiti, Peeta e Haymitch. Mangiamo tranquillamente e il tempo sembra scorrere sereno.
"Ragazzo, il bianco è il colore per le panetterie, non puoi mica sbizzarrirti su quelle pareti" dice sorseggiando il suo bicchiere di vodka. "Si ma vorrei renderla un pochino più originale. Bianco e basta è triste". Mi alzo per sparecchiare, Peeta vorrebbe aiutarmi ma gli faccio capire che non c'è bisogno e torna alla sua discussione. Lo sento dire "fammi prendere foglio e matita e ti mostro la mia idea". Lo vedo eccitato all'idea di tuffarsi in questa nuovo avventura tanto famigliare per lui e sono contenta. Questo lo terrà occupato per un po' e potrebbe tornargli utile con gli episodi di depistaggio.
"Non sono riuscito a trovarli, facciamo che domani vengo da te e ne discutiamo con progetti in mano. Vorrei sbrigarmi ad iniziare questa cosa" "D'accordo! Allora io me la do! Le oche hanno bisogno di me. Notte ragazzi ed evitate di giocare troppo tra le lenzuola!" Ci urla mentre si dirige verso casa sua.Una volta finito di sistemare vedo che Peeta è ancora seduto al tavolo, un po' scuro in volto. Mi avvicino ma è lui a parlare per primo.
"Kat, tu non mi nasconderesti mai niente, vero o falso?".
Quel gioco. Era da molto che non lo usava. Il mio primo pensiero è che stia per avere uno dei suoi momenti.
"Vero" mi affretto a dire con una punta di preoccupazione nella mia voce. Lo vedo alzarsi e posare qualcosa sul tavolo.
La riconosco subito. La lettera di Gale. Deve aver cercato qualcosa su cui scrivere nel mobile e l'ha trovata. Non dice niente. Mi guarda solo. Deluso.
E io mi gelo.Non avevo mai visto quegli occhi cosi belli diventare due pozzi di ghiaccio.
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Cosa resta di noi?
FanfictionHo divorato i tre libri in tre giorni e quando sono arrivata alla fine mi sono resa conto di voler sapere di più sulla storia di Peeta e Katniss, cosi ho iniziato a fantasticarci sopra tanto da decidere di scriverci una fanfiction. Ovviamente la sto...