Capitolo Nono

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-Perché Gale mi scrive una lettera?-
Le mani tremano e gli occhi pungono, sembrano essersi riempiti di spilli.
Dopo quella famosa domanda "la bomba era quella che hai costruito tu?"  non ho più avuto contatti con lui. I sentimenti sono stati contrastanti fino a poco tempo fa. L'ho odiato così tanto che solo sentire il suo nome mi faceva rialzare le rosse vene del collo, tanto che, in mia presenza almeno, non è stato più pronunciato. Evito di andare oltre la porta di casa mia nella paura di incontrare Hazelle, non saprei cosa dirle, e non potrei mai chiederle di lui. 

"E' una cosa importante?" Mi chiede Sae costringendomi a staccare gli occhi da quella busta bianca. 

"Ehm no, può aspettare" le dico frettolosamente tossicchiando per nascondere l'emozione nella mia voce e la ripongo nel cassetto del mobile che si trova nel corridoio d'ingresso.

"Ho visto Peeta andare via mentre arrivavo, sai." Mi riporta alla realtà ancora una volta. "Ah si, ha in mente di sistemare la sua vecchia panetteria" e mentre parlo mi accorgo di non dare alle parole la giusta importanza. E mi sento un po' in colpa. "Mi sembra una gran bella idea! Quel ragazzo ha bisogno di concentrarsi su qualcosa di costruttivo per guarire, non sono un dottore, ma sicuramente so che lo aiuterebbe" continua mentre lava i piatti che avevamo lasciato sporchi la sera prima.
"Già". Non riesco proprio a concentrarmi sulla conversazione, Gale è riuscito a scombinarmi senza neanche essere presente.

"Perché non fai un salto in centro? Sai si stanno facendo grandi progressi con la ricostruzione!" Dice ancora entusiasta. Non capisco perché abbia tutta questa voglia di parlare con me, sa bene che non sono in vena di chiacchiere, sempre. "Ah si?" Ma rispondo per non sembrare troppo scortese. Mi ero dimenticata di tutto questo. Mi ero rinchiusa nella mia casa, nel piccolo villaggio dei vincitori, che porta ancora la sua insegna all'ingresso della strada; mi ero rinchiusa nel mio mondo fatto di tre case, tre persone, tanti incubi e tanto, immenso dolore ma soprattutto di fantasmi che avevo dimenticato che le persone tornate al 12 si stavano occupando di ricostruirlo. Le persone si stanno impegnando per creare un distretto migliore, un posto migliore in cui vivere, in cui crescere e in cui si può essere davvero felici. Dopo la rivolta Panem è cambiata. Ogni distretto continua nella sua attività principale ma il ricavato viene distribuito equamente per tutti fino ad arrivare a Capitol City, i collegamenti sono migliorati e ci si può spostare senza infrangere nessuna stupida legge. Ospedali e nuove tecnologie stanno arrivando anche la corrente è tornata in modo permanente in questo distretto che per così tanto era stato dimenticato persino da Dio.
"Si! Ieri, per esempio, è stato terminato il nuovo ospedale! Non è bellissimo?"
Sorrido per il suo entusiasmo, ma non posso non pensare che se Prim fosse sopravvissuta a quella maledetta rivolta avrebbe potuto lavorarci un giorno.
-Sarebbe stata un medico eccezionale-
Cerco di nascondere il velo di tristezza che si è posato suoi miei occhi.
"Vuoi che ti prepari qualcosa?" Mi chiede Sae in tono materno. "No, grazie. Farò da me" le rispondo e, dopo essersi congedata, resto sola. Sento il sibilo della lettere provenire dal cassetto, sento la sua forza magnetica che mi costringe a riprenderla in mano.
Mi siedo sul divano. Faccio un respiro profondo. La apro. Inizio a leggere.

Ciao Katniss,
Sono mesi che penso e ripenso continuamente a te, a come stai, a cosa fai, all'ultima volta che ci siamo visti. Avrei voluto telefonare ma ho pensato che non sarebbe stato opportuno, così ho deciso di scriverti una lettera. Non so neanche se la leggerai, ma mi è sembrato opportuno provare perché voglio chiederti scusa. Voglio dirti ancora una volta quanto mi dispiaccia. Se solo avessi saputo lo scopo per il quale sarebbe servita quella maledettissima bomba ti posso giurare su tutto ciò che ho di più caro che non l'avrei mai costruita. Prim era un po' anche una mia sorellina, l'ho vista crescere e ogni giorno ne sento la mancanza, ogni notte quella giornata mi tormenta. Non dico che tu debba perdonarmi, che tu debba smettere di odiarmi ma ti chiedo solo di darmi la possibilità di parlarti. Tra circa un mese sarò spedito al dodici, spero di poter avere la possibilità di incontrarti almeno una volta.
Gale.

Vedo delle grandi gocce cadere sulla carta e rovinare l'inchiostro. Un turbinio di emozioni si impossessa di me, del mio cervello. Odio, mancanza, affetto, sollievo si fanno strada ma non riesco a capire quale sia l'emozione giusta da provare in questo caso.

La ripiego velocemente.
- Non sono pronta per vedere Gale. Non so come potrei reagire vedendolo-
Mi affaccio alla finestra, voglio guardare le rose nel giardino.
-Prim. Mi manchi così tanto che a volte mi sembra di essere rinchiusa in un limbo-
Vedo entrare nella lunga strada del villaggio delle persone, subito il mio pensiero va a Peeta e ad Haymitch, ma mi rendo conto che non sono soli. Guardando meglio vedo che a chiacchierare al loro seguito si trova Delly. Li osservo muoversi. Haymitch e la ragazza sembrano parlare in modo animato, mentre Peeta resta lievemente più indietro, un po' scuro in volto.
Li sento salutare il nostro ex mentore che, una volta girati i tacchi, tira fuori la fiaschetta avvicinandosi alla porta di casa sua, mentre Delly resta sul portico a parlare ancora un po' con il ragazzo del pane fino a che non entrano entrambi.

Ho bisogno di sedermi. Pensavo di essermi liberata di tutto questo ieri sera e invece mi sbagliavo. 

Torno a posare gli occhi sulla lettera e, stringendola tra le mani, mi abbandono ancora una volta alle lacrime.

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