Capitolo 1: Samantha Ross

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Cammino frettolosamente attraverso le strade trafficate di New York maledicendomi interiormente per aver deciso di uscire a piedi piuttosto che chiedere un passaggio a Trevor. Grandi occhiali da sole, felpa di Abercrombie e un cappellino degli Yankees lasciato da Stacie sul letto della mia camera d'albergo stamattina, compongono il travestimento improvvisato che mi permette di uscire indisturbata per la Grande Mela senza dovermi preoccupare di essere inseguita da una folla. Times Square brulica di gente di tutte le nazionalità che fanno la cose più disparate: si scattano o si fanno scattare delle foto, ammirano la piazza contornata dalle luci a neon dei grandi cartelloni pubblicitari, entrano ed escono dai negozi, o semplicemente passeggiano sorseggiando del caffè americano. Osservo tutti con un velo di invidia sentendomi improvvisamente estranea a questo mondo. A volte mi sento come intrappolata in questa vita che mi ha sia dato che tolto tanto. Vorrei semplicemente riprendermi la mia età e godermi ogni singolo istante della mia adolescenza senza dovermi preoccupare del giudizio degli altri o dovermi continuamente sentir dire cosa devo o non devo fare. Mi piacerebbe vivere la mia vita come una semplice adolescente, infischiandomene se il mio aspetto o il mio modo di essere possa essere oggetto dei pettegolezzi di tutto il mondo. Oppure vorrei poter fare quello che mi va senza l'incombente paura di poter finire sulla prima pagina di una rivista patinata.

Indisturbata tra strade di New York mi sento una normale ragazza di vent' anni, che si mischia fra la folla, e per un attimo, mi sento parte integrante del mondo che mi circonda. Osservo i volti che assumono sempre sfumature nuove ed espressioni diverse, mi perdo nelle vetrine dei negozi, e lascio qualche mancia agli artisti di strada che animano le varie vie della città. Sono stata in molti posti, ma a volte mi sembra di non aver visto nulla. Sempre relegata in qualche stanza d'albergo a guardare la vita che scorre attraverso il vetro di una finestra. Compro un hot dog e lo divoro seduta su una panchina di Central Park sorseggiando una Dr. Pepper mentre gli scoiattoli si arrampicano da un lato all'altro dei grandi arbusti che decorano il parco. Osservo il paesaggio offerto dalla natura in contrasto con i grattacieli che quasi toccano il cielo, e mi perdo nell'osservare la moltitudine di persone diverse che percorrono lo viuzze del parco: turisti, newyorkesi, o gente di passaggio. Alcuni si siedono sul prato per la pausa pranzo, altri semplicemente si beano di questo squarcio di verde tra la east e la west side che rappresenta il cuore dell'isola di Manhattan, per riposarsi o fare jogging, altri ancora portano a passeggio il cane, altri invece immortalano i piccoli animaletti che popolano i grandi alberi. La cosa bella delle grandi mete turistiche è che puoi osservare ogni giorno qualcosa di nuovo, non solo visi diversi, ma anche abitudini, usanze, credenze che rendono New York una delle città più multiculturali al mondo. Decido di inoltrarmi sulla 5th Ave ad ammirare le vetrine dei grandi marchi senza però entrarci così da evitare il formarsi di una folla intorno a me che mi costringerebbero a correre nuovamente nella mia enorme ma opprimente stanza d'albergo. Mi fermo da Caffe Bene e mi beo delle delizie della casa accompagnate da un buon caffè americano per poi guardare l'ora sul mio orologio da polso firmato Cartier, decidendo infine che sia giunta l'ora di ritornare in albergo. Cammino per qualche metro prima di raggiungere il Plaza e mi avvio a grandi passi nella hall dell'albergo, dove il concierge mi accoglie cordialmente. "Buongiorno signorina Ross, spero abbia trascorso una buona giornata", sorrido istintivamente alle sue parole per poi sfilarmi il cappellino dalla testa "Buongiorno, grazie, le auguro una buona giornata" affermo avviandomi a grandi passi verso l'ascensore non vedendo l'ora di raggiungere la mia stanza per poi buttarmi di peso sul mio letto King Size e farmi una bella dormita.

"Samantha, svegliati, è molto tardi, abbiamo un servizio fotografico alle 16:00 e poi un'intervista con Vogue NY alle 18:00, stanno arrivando Agnes, Deon, Alissa e Zoe per prepararti, va a farti un bagno" la voce di Stacie mi riempie le orecchie facendomi sussultare, mi sposto di lato e metto il cuscino sopra la testa per attutire il suono della sua voce stridula. "Ancora cinque minuti per favore" mi lamento portandomi le lenzuola fino al mento, "Non se ne parla, il tempo è prezioso e tu lo stai sprecando a poltrire" mi strappa le lenzuola di dosso e mi costringe a mettermi seduta sul letto. La osservo con un grosso cipiglio sul viso e poi stringo le labbra in una linea sottile 'Che palle' penso roteando gli occhi. Mi alzo controvoglia per poi camminare lentamente attraverso il lungo corridoio fino al bagno, Stacie è alle mie calcagna che cerca di darmi delle indicazioni, o impartirmi degli ordini, ma non la sto davvero ascoltando. Raggiungo il luogo di mio interesse e mi ci chiudo dentro mentre lei continua a ripetere parole a raffica da dietro la porta bussandoci sopra ogni tanto. Osservo il mio viso stanco e tirato allo specchio, sono ancora intontita per il sonno, ma mi costringo a spogliarmi e infilarmi nella vasca da bagno precedentemente preparata per me dalla mia manager per bearmi dell'acqua calda e degli spruzzi offerti dall'idromassaggio per risvegliarmi un pò. Dopo tutto la mia vita non è poi così male.

Greatest love of allDove le storie prendono vita. Scoprilo ora