Capitolo 22

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Grazie al cielo Benedetta si fermò. Guardammo insieme Finnik, lui ci vide e aprì la bocca per urlare.

"Ssst zitto, Fin. Siamo noi." sibilai tappandogli la bocca. Profumava di cibo. L'odore era così forte che non riuscivo quasi atrattenermi, ma ce la feci, in fondo lo amavo e non avrei mai potuto fargli del male. Mi guardò e, sebbene non sappia come avesse fatto, riconobbe i tratti del mio viso su quella massa informe che ero.

"Marti...?"sussurrò.

Annuii."Vieni, andiamo al sepolcro, ti spiegherò tutto là."

Mentre Benedetta e Angelina andavano a caccia, accompagnai Finnik al sepolcro, non avrei resistito un altro giorno senza mangiare. Gli chiesi perdono per quello che stavo per fare, gli dissi di non odiarmi per quello che avrei fatto, poi mi fiondai a caccia.

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Finnik l'aspettò per una mezz'ora. Non aveva idea di cosa fosse ciò per cui Martina gli aveva chiesto perdono ma, di qualunque cosa si trattasse, l'avrebbe perdonata senza pensarci due volte, se fosse tornata la Martina di sempe. Finalmente stava per conoscere le risposte tanto cercate.

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Uno. Ne uccise uno solo.

Mangiò la carne fino a scoppiare, mentre le lacrime le solcavano le guance sporche di terra e sangue. Le dispiaceva e chiese perdono all'uomo che aveva ucciso fino a che di lui non rimase altro che un mucchio diossa, dopodiché scoppiò a piangere a dirotto, implorando chiunque la stesse guardando dall'alto di non farle commettere più un abominio del genere. Quando finì le lacrime si alzò, si pulì le guance e tornò da Finnik.

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"Ti prego non guardarmi..." sussurrò "Non voglio che tu mi veda in questo stato." Era sull'orlo delle lacrime, Finnik se ne accorse, anche se le faceva una paura inimmaginabile il corpo dell'amica s'impose di mantenere la calma. Anche se il corpo era diverso dentro era sempre la sua Martina, lo aveva capito quando aveva bloccato Benedetta un attimo prima che gli si avventasse contro per azzannarlo. Le doveva la vita. Solo questo gli impediva di uscire fuori dal sepolcro urlando a squarciagola e a correre il più lontano possibile da quel luogo. Guardò Martina nascosta nell'angolo più buio del sepolcro e un nodo gli serrò lo stomaco. Era per quello quindi che lo aveva evitato per tutto quel tempo? Per evitare che diventasse un mostro anche lui? Ma come aveva fatto a diventare così Martina? Era completamente terrorizzato da tutto ciò, ma cercò di parlare con calma.

"Non preoccuparti, Marti, non ho paura di te." Le parole erano così dolci che Martina lo guardò. Lo pensava sul serio. Voleva sorridergli ma, non essendo sicura del risultato, non lo fece, si sedette, invece, dandogli la schiena, per evitare che la vedesse in faccia, e iniziò a raccontare.

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"...Equindi...eccoci qui." conclusi. Finnik mi guardò sbalordito.

"È..."

"Assurdo,lo so. Se non lo stessi vivendo direi che è solo una storia inventata..." Guardai il cielo fuori dal sepolcro. Era quasi l'alba. Finnik mi guardò. Sapeva cosa stava per accadere, e sapeva anche che non poteva aiutarmi. Uscii dal sepolcro. Arrivarono gli spasmi. Il metallo tornò sotto la pelle, dandole il colore dell'amianto, i canini rientrarono in bocca, lasciandomi il sapore del sangue, i colori si ridimensionarono, tornando nei parametri umani, la Voce smise di sibilare. Respirai. Ero di nuovo quasi umana. Finnik mi guardò. Tremava. Aveva paura.

"Mi dispiace, Fin. P-per tutto. È colpa mia se hai comprato di nuovo quella roba. Tu...non hai idea di quanto sia stata male senza di te tutti questi giorni. Tutte le cose che ti ho detto le dicevo solo per tenerti al sicuro. Non volevo che diventassi anche tu un mostro come me." Finnik mi sollevò il mento con due dita. Era più facile, ora che ero umana, per lui guardarmi senza avere paura.

"Non importa, Marti. Il passato è passato. Ora siamo qui. Insieme. Io non me ne andrò più, se tu non te ne andrai." annuii e con le lacrime agli occhi lo abbracciai. Lo strinsi forte. Nessuno era così. Mi chiesi come avevo fatto in tutti quei giorni a stare senza di lui: ora che eravamo di nuovo insieme sentivo che non ero più sola, che c'era qualcuno di cui potevo davvero fidarmi.

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