Quando Erika tornò nel salotto, stringendo due bicchieri colmi di whiskey tra le mani, trovò Mark intento a rovistare fra i meandri del guardaroba.
- Cercavo l'accendino. - le disse mostrandole una sigaretta spenta.
La ragazza si mosse con sicurezza all'interno del buio stanzino, porgendo all'uomo il suo impermeabile, il tutto mantenendo sempre un amichevole sorriso.
I due si adagiarono poi su due divani diversi.
Mark pensò che, probabilmente, dopo la sua sfuriata, la prostituta non aveva alcuna voglia di stargli accanto. Accese una sigaretta, aspirandone lentamente il fumo, quasi come a volerlo assaporare.
- Tu non fumi? - le chiese.
- Fumare rovina la pelle. Non posso permettermelo. - rispose, prendendo uno dei due bicchieri e sorseggiando quel dolce nettare ambrato.
Aveva perso un po' della sua dolcezza, forse indispettita dalle parole di Mark. Il ragazzo scrutò le labbra dell'affascinante dea che aveva davanti. Bagnate dal whiskey, sembravano ancora più voluttuose.
- Allora... - prese un'altra boccata di fumo - restiamo qui?
- Possiamo andare in camera da letto.
L'uomo prese l'unico bicchiere rimasto poggiato sul tavolino in vetro. Bevve un avido sorso di liquore. Sperò che fosse abbastanza alcolico da fargli dimenticare quell'intera giornata.
- È lì che porti i tuoi clienti di solito?
- Cambio le lenzuola ogni giorno, tranquillo. - il suo tono sarcastico ed il suo sorriso malizioso riuscirono a sciogliere un po' della tensione di Mark.
- Ok.
*****
La camera da letto era, se possibile, persino più curata del salotto. Innumerevoli soprammobili facevano mostra di sé decorando cassapanche e comodini. Tre tappeti di pregiata manifattura occupavano gran parte del pavimento, espandendosi intorno ad un letto a tre piazze decorato da lenzuola bianchissime che profumavano di pulito. Le due ampie finestre che illuminavano la stanza erano incorniciate da tende rosse e setose. Una lampada con un paralume decorato da un motivo floreale semitrasparente era relegata in un angolo, riuscendo comunque a catalizzare l'attenzione sulla sua pregiata manifattura. Un vaso di fiori, posto su una cassapanca in mogano, ospitava al suo interno tre rose di un rosso talmente scuro da apparire quasi nere. Ogni cosa, in quella stanza, emanava l'odore della seduzione.
Una porta socchiusa lasciava intravedere un bagno che, a prima vista, sembrava persino più grande della camera da letto.
- Carina, la stanza.
Erika non rispose. Mentre Mark era intento ad ammirare i decori in legno della testiera del letto, lei tolse l'elegante vestito nero che la avvolgeva, abbassando un'invisibile cerniera posta sulla schiena. L'uomo si sentì quasi imbarazzato quando la vide nuda davanti a sé, coperta solo da un insignificante perizoma più nero del vestito.
Il corpo della ragazza appariva tanto perfetto quanto lo era il suo viso. La pancia era incredibilmente piatta, il sedere alto e sodo, le gambe snelle ed il seno perfettamente proporzionato alla sua figura.
Lo baciò dolcemente sul collo, lasciando che le sue mani le scivolassero addosso con calma. Lui sentì la sua pelle morbida sotto le sue dita, prima di gustarla con la lingua. Si inebriò del profumo dei suoi capelli.
Per Mark poter fare sesso senza implicazioni sentimentali era come poter tornare a respirare dopo aver trascorso troppo tempo sott'acqua. Era un sesso senza sentimenti, carico di egoismo e presunzione. Era il tipo di sesso di cui aveva voglia e bisogno e che non aveva potuto avere da ormai troppo tempo.
Il corpo di Erika lo deliziò a lungo, ma quello che più apprezzò di lei fu il suo essere completamente alla sua mercé. Quella donna non aveva pretese, non aveva desideri che non fossero gli stessi dei suoi clienti, ogni suo movimento era mirato al piacere altrui più che al suo. Era un puro oggetto sessuale, ma molto più caldo e coinvolgente di qualunque giocattolo erotico si potesse trovare in commercio.
Quando finirono, lei si alzò quasi subito dalle lenzuola che li avevano avvolti entrambi, per recarsi nel bagno a rinfrescarsi.
- Hai altri appuntamenti? - le chiese guardando distratto le cuciture del copriletto.
- Non a breve, puoi restare qui un altro po' se ti va. - rispose lei, rientrando in camera.
Mark accese una sigaretta, la aspirò con calma, per poi spingere la testa all'indietro ed espirare il fumo in direzione del soffitto. Aveva l'impressione di muoversi a rallentatore.
- Quanti te ne fai al giorno? - si voltò verso la ragazza, salvo poi girare la testa dal lato opposto in preda all'imbarazzo, quando si accorse che era ancora completamente nuda. Erika ignorò il divertente controsenso.
- Quanti voglio, decido io.
- E fai la doccia dopo ogni incontro?
- È decisamente meglio così, non credi?
Infilò un completo intimo di pizzo rosa. Mark si convinse a guardarla nuovamente.
- Deve essere una vita fantastica... - prese un'altra boccata di fumo.
- Mi faccio pagare per fare sesso, mi pare ovvio che sia fantastica. Ammettilo, piacerebbe anche a te. - gli sorrise con fare ironico. - A volte vengo pagata anche solo per parlare. Il lavoro migliore del mondo. - rise di gusto.
Fumò la sigaretta fin quasi al filtro, restando incantato dal sinuoso corpo della ragazza, che sembrava danzare davanti a lui.
- Senti... - si sollevò di scatto dal letto, cercando rapidamente i suoi vestiti - Questa cosa non si ripeterà, hai capito? Se pensi che fra qualche giorno sarò di nuovo qui ad implorarti di darmi le tue attenzioni ti sbagli di grosso.
- Sempre così simpatico tu? - lo schernì lei - Il mio numero lo hai, se vuoi puoi telefonarmi quando ti pare e chiedermi un altro appuntamento. Se vuoi, eh! Non ti obbligo mica. - gli sorrise ancora, con fare canzonatorio.
Lui scosse la testa, mantenendo un'espressione impassibile.
- Non succederà. - si rivestì in fretta - Non c'è bisogno che mi accompagni fuori, la strada me la ricordo.
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La lingua biforcuta
RomanceCopertina realizzata da @GiveMe_Love07 Erika è una squillo di lusso cinica e disillusa, con una peculiare caratteristica che la contraddistingue: la lingua biforcuta. Vive costantemente con i piedi per terra, affiancando al suo disarmante realismo u...