Capitolo 11

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Paola fissava insistentemente Mark, battendo ripetutamente uno dei piedi sul pavimento, spinta da nervosismo e insofferenza. L'uomo era intento a sorseggiare il suo solito caffè mattutino, sfogliando il quotidiano domenicale, e non sembrava particolarmente propenso ad ascoltare la donna che gli stava davanti.

- Allora? - disse lei, incrociando le mani sul petto.

- Allora cosa? - le rispose.

- Avevi promesso che saremmo andati a vedere la sala ricevimenti. Insieme Mark, che ci saremmo andati insieme.

- Non ricordo di aver mai fatto una promessa del genere.

La donna allargò le braccia, voltando la testa così rapidamente che il suo caschetto castano, fresco di parrucchiere, svolazzò compiendo disegni perfetti nell'aria.

- Ne abbiamo parlato la settimana scorsa. - riprese a fissarlo.

- Ero in viaggio d'affari, la settimana scorsa.

- Non eri in viaggio, Mark.

- A me sembra di sì.

- Ma la vuoi smettere? - urlò lei - Mark è una cosa importante. Holly mi ha detto che ha anche finito di realizzare i centrotavola, mi ha detto che me li avrebbe fatti vedere.

- Come potrei mai dire di no ai centrotavola!

- Mark...

- Ok. - rispose infine, esasperato - Ok, andiamo a vedere i centrotavola.

Per Paola quell'evento sembrava essere di vitale importanza, tanto che nelle ultime settimane il suo livello di stress aveva raggiunto vette impensabili, a causa di tutti i dettagli di cui si era dovuta occupare. Mark invece non sembrava interessato quanto lei all'organizzazione della cerimonia.

Si era recato alla maggior parte degli appuntamenti solo perché spinto dalla sua compagna, ma ne avrebbe volentieri fatto a meno. I preparativi del matrimonio gli interessavano ben poco e l'unico motivo per cui aveva accettato di prenderne parte, più o meno attivamente, era l'amore che provava per la sua futura sposa.

Per sua sfortuna, l'appuntamento con Holly, la proprietaria del locale dove si sarebbe tenuto il ricevimento di nozze, si rivelò terribilmente noioso. Paola non faceva altro che esporre le domande più inutili, riguardanti la tipologia di decori per le sedie, il numero giusto di palloncini e il colore delle tovaglie, e, naturalmente, non mancarono i quesiti relativi a quegli stupidi centrotavola.

Più volte, mentre le due donne discutevano animatamente, Mark si era ritrovato a chiedersi perché avesse deciso di affrontare un'avventura tanto folle come quella del matrimonio.

Sapeva di amare Paola, si era invaghito di lei già dalla prima volta che l'aveva incontrata, tre anni fa. Ricordava che, la prima volta che l'aveva vista, non l'aveva trovata bella, ma era comunque rimasto fortemente colpito da lei, talmente tanto folgorato dal suo fascino che aveva deciso di chiedere ad un amico comune se fosse stato possibile organizzare un appuntamento. Ricordava persino che, alla prima uscita insieme, erano andati in gelateria e lei aveva ordinato un cono fragola e nocciola.

Da quel momento aveva capito che quella ragazza dai grandi occhi marroni sarebbe potuta essere ben più che una cotta passeggera. Quel giorno aveva detto a sé stesso che una persona che sceglie, come gusti, fragola e nocciola è una persona che vale la pena frequentare. Sapeva bene che questo ragionamento non aveva alcun senso, ma voleva avere una scusa per poter iniziare una relazione con Paola.

Era di questo che Mark aveva costantemente bisogno: scuse. Aveva preteso una scusa anche per sposarsi. Aveva semplicemente pensato che, avendo ormai raggiunto i trentadue anni, sarebbe stato opportuno entrare nel club degli ammogliati e sfornare, qualche mese dopo, uno o due pargoli. Magari, immaginava, avrebbero anche potuto prendere un cane, anche se lui era più un tipo da gatti.

Ricordava perfettamente il giorno in cui lui e Paola avevano deciso di convolare a nozze. Erano a cena, in un ristorante di lusso. Era stata lei ad introdurre il discorso. Quando i camerieri avevano portato il secondo la coppia aveva accettato, di comune accordo, di celebrare il matrimonio. Al momento del dolce era stata stabilita persino la data.

Da quel momento Mark non aveva smesso di pensare al fatto che avrebbe preferito una proposta di matrimonio classica, di quelle in cui lui si inginocchia davanti a lei ed apre la scatolina contenente l'anello più costoso che è riuscito a comprare. Stava addirittura cominciando a credere che, se le cose fossero andate come avrebbe voluto, anche i preparativi della cerimonia sarebbero risultati meno noiosi e soffocanti, per quanto assurda fosse quest'idea.

- Che dici, prendiamo il rosa cipria o il rosa pastello? - la voce di Paola interruppe la catena di pensieri che stava attraversando la mente dell'uomo.

- Prendiamo il rosa pastello. - tirò a indovinare.

- Bene! A questo punto credo che i gigli bianchi siano perfetti per i centrotavola, no?

- Già.

La mente di Mark spiccò nuovamente il volo, ma stavolta, anziché cullarsi fra ricordi e speranze, virò in direzione del piacere e della passione, attirato da un paio di occhi verdissimi.

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