Capitolo 10

1.4K 65 25
                                    

- Ciao.

Glielo disse con gli occhi sbarrati, quasi incredulo, mantenendo una parvenza di serietà. Fu il suo stesso, ingiustificato stupore a farlo sentire stupido.

- Ciao!

Erika gli sorrise affabilmente, camminando verso di lui e gettandogli uno sguardo distratto. Poi lo superò senza alcuna esitazione ed aprì la porta della palestra, uscendo in strada. Per qualche motivo Mark aveva temuto che si sarebbe fermata, che avrebbe parlato o che, addirittura, gli avrebbe chiesto come stava e perché si trovava all'interno di un impianto sportivo in giacca e cravatta. Ma lei non fece nulla di tutto questo. Uscì e basta.

Per alcuni istanti l'uomo rimase a fissare i tapis roulant e le cyclette, nella speranza che la ragazza si allontanasse quel tanto che bastava per non correre il rischio di incontrarla nuovamente, poi aprì la porta di ingresso, raggiungendo l'esterno. Cercò con lo sguardo la sua auto, socchiudendo leggermente gli occhi, feriti da una luce solare che scarseggiava all'interno della palestra. Si avvicinò allo sportello della vettura, frugò nelle tasche alla ricerca della chiave.

Poi, finalmente, smise di mentire a sé stesso e lanciò un'occhiata alla bellissima ragazza in pantaloncini e canotta che stava animatamente discutendo al telefono, gesticolando vistosamente nei pressi di una BMW grigia. Nonostante l'abbigliamento sportivo e l'assoluta mancanza di trucco, Erika riusciva comunque a risultare perfetta, aiutata dal fisico degno di una top model e da un viso dolce e solare che, al momento, era attraversato da un'espressione corrucciata.

Dopo alcune frasi urlate che Mark non riuscì a capire, la ragazza chiuse la chiamata e cominciò a fissare l'auto con fare sconsolato. Subito dopo si girò di scatto in direzione dell'uomo, il quale abbassò immediatamente lo sguardo, riprendendo frenetico a cercare le chiavi e sperando che la prostituta non fosse riuscita a coglierlo in flagrante.

Lei, inaspettatamente, gli si avvicinò, muovendosi sinuosa. Era incredibile come fosse in grado di ancheggiare con sensualità anche quando indossava delle banali scarpe da ginnastica.

- Ciao! - lo salutò per la seconda volta - Non è che potresti darmi un passaggio? La mia auto - la indicò con fare svogliato - ha deciso di non funzionare più.

Mark la osservò sorpreso, restando in silenzio per un tempo lungo ai limiti dell'imbarazzante.

- Certo. - sussurrò infine, in risposta - Sali pure. - le disse indicando lo sportello - Io sono Mark.

Erika lo fissò con un velo di stupore, sorridendogli debolmente, poi si guardò intorno, come a voler controllare che nessuno li stesse ascoltando.

- Sì, mi ricordo... sei Mark Sanders. Non so se sei in compagnia ma... non mi sembra, quindi magari puoi anche smettere di fingere di non conoscermi. - fece una breve pausa, nella speranza che l'incredulità dell'uomo si attenuasse - La mia auto non parte, gli amici che potrebbero darmi un passaggio al momento sono al lavoro oppure si trovano dall'altra parte della città, perciò avrebbero bisogno di almeno quaranta minuti per raggiungermi. E io vorrei raggiungere una certa officina in molto meno tempo, perché, sai, in quaranta minuti rischierei di sbollire la rabbia e questo non deve succedere. Voglio essere molto, molto arrabbiata, voglio mettere su un casino che quegli idioti neanche si immaginano. E sono arrabbiata adesso, non fra quaranta minuti. Quindi se potessi darmi uno strappo mi renderesti la ragazza più felice del mondo. - concluse la raffica di parole con un accattivante sorriso.

- Ok...

Erika non attese oltre, spalancò lo sportello dell'auto e saltò sul sedile del passeggero. Allacciò la cintura di sicurezza, sorridendo allegramente mentre Mark prendeva posto alla guida con fare pacato.

- Allora, - gli disse mentre le ruote iniziavano a girare - frequenti anche tu la Body Work?

- Cosa? No, ero qui per lavoro.

- Questo spiega la cravatta. - rise - Quindi sei il vicedirettore della palestra?

- No... Ero lì con un cliente. È una lunga storia.

- E a te non piace molto parlare, vero?

- Non molto.

- E non frequenti nessuna palestra? Non fai nessuno sport?

- No.

- Non ce l'hai un hobby? Una passione? Qualcosa che ti piace fare?

- Non lo so... - mosse la testa come a volersi girare verso di lei - Mi piace scopare.

Sorprendentemente Erika rise, senza trovare nulla di offensivo o volgare in quella risposta.

- Quello piace anche a me. - gli rispose, tirando fuori la lingua, in un gesto simpatico e irriverente, e mettendo in mostra un profondo solco che la divideva esattamente a metà.

- Cosa... - Mark si voltò verso di lei, ignorando completamente ogni norma di sicurezza alla guida - Cos'hai alla lingua?

- Cosa? Intendi dire questo?

Mostrò nuovamente quel roseo muscolo, stavolta separando bene le due metà di cui era composto. Due piccole punte, come due lingue in miniatura, si mossero vispe, ignorandosi a vicenda, prima di rientrare nuovamente nel cavo orale. Quell'appendice assomigliava in maniera impressionante alla lingua di una lucertola, ma il fatto che appartenesse ad un essere umano e non ad un rettile la rendeva piuttosto inquietante.

Mark strabuzzò gli occhi, incerto su cosa dire.

- Che cosa...

- Ho fatto biforcare la lingua qualche anno fa. Si tratta di un tipo di modificazione corporea, non è una pratica molto diffusa. Semplicemente si taglia la lingua a metà con un bisturi, esattamente lungo il centro. La cosa figa è che, una volta guarite, le due metà possono muoversi in maniera indipendente l'una dall'altra.

- Ma che... Come ho fatto a non accorgermene? - riuscì a ritrovare un po' della sua solita impassibilità.

- Posso premere le due metà insieme, e muoverle come se fossero ancora unite. In questo modo è difficile che qualcuno se ne accorga. - Erika studiò l'espressione sorpresa di Mark - Non ti piace?

- No, è carina. - fece una breve pausa - Cioè, credo che il termine esatto sia spaventosa. Però... Però è carina. Ti sta bene. - restò nuovamente in silenzio - È carina.

- Tranquillo, - gli regalò un'altra delle sue dolci risate - non a tutti piace. Gira qui, a destra. - disse poi indicando la strada.

- Lo hai fatto per una questione sessuale? Per il lavoro che fai?

- No, l'ho fatto a diciannove anni, prima che cominciassi a prostituirmi. Questa cosa me l'hanno fatta senza anestesia, ha fatto un male cane. E per tutta la settimana seguente non sono stata in grado di parlare e sono stata costretta a mangiare solo omogeneizzati e frullati vari. Non so se lo sai, ma un frullato di insalata fa veramente schifo, non provare mai a prepararlo. È stata una vera rottura di scatole. Non avrei mai sopportato tutto questo per il piacere di qualcun altro. È una cosa che volevo fare, mi piaceva l'idea. Gira di nuovo a destra qui.

- Non credevo che parlassi così tanto. - le disse lui, dopo aver svoltato a destra come richiesto dalla ragazza.

- Non a tutti i miei clienti piace che parli molto, quindi tendo a mantenere un basso profilo. Accosta qui, sono arrivata, l'officina dove devo andare è questa.

Erika indicò rapidamente un grosso edificio popolato da auto di lusso, in mezzo alle quali spiccavano alcuni ragazzi in tenuta da meccanico. La prostituta scese poi dalla vettura di Mark, salutandolo con un leggero gesto della mano.

- Il mio numero ce l'hai, - gli disse come ultima cosa - se hai voglia di vedermi sai come contattarmi. - gli sorrise un'ultima volta.

La lingua biforcutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora