Capitolo 26

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La casa situata nella città in cui si sarebbero tenuti gli incontri di lavoro di Mark si rivelò essere un'enorme villa, che si estendeva su tre piani e che poteva vantare un immenso parco privato arricchito da una deliziosa piscina.

L'edificio, più che mai lussuoso, ospitava al suo interno un mobilio che definire costoso sarebbe stato riduttivo. Tutto, in quell'abitazione, dal pavimento ai muri, dai lampadari alle piante decorative finte, dai tappeti agli arazzi, aveva il profumo dei soldi.

Erika, benché abituata allo sfarzo più impudente, rimase a fissare per diversi minuti ogni angolo di quel prezioso edificio, soffermandosi sulle numerose stanze chiuse e sui mobili coperti da veli bianchi, segno che la ricca abitazione non accoglieva spesso ospiti al suo interno.

La ragazza sistemò la sua valigia, contenente, oltre a vestiti, gioielli e prodotti per la cura del corpo, anche alcuni fra i suoi libri preferiti, i quali, con le loro pagine, le avrebbero tenuto compagnia durante le ore in cui Mark avrebbe dovuto presenziare i suoi incontri di lavoro. Testò poi la morbidezza del letto su cui avrebbe dormito con il suo cliente, esplorò il pregiato bagno privato adiacente alla camera da letto e passeggiò lungo gli imponenti corridoi fino a quando il buio autunnale non prese il sopravvento sui raggi del sole.

- Ti piace leggere?

Mark le aveva rivolto ben poche parole fino a quel momento, frenato dalla vergogna di aver portato un'altra donna in una casa che aveva visto, fino ad allora, solo l'amore che scorreva fra lui e Paola. Incontrarsi a casa di Erika rendeva quel lussurioso peccato meno grave o, per lo meno, dava a Mark l'illusione di essere meno colpevole. Ma accoglierla in casa significava, per l'uomo, accettare di aver tradito la sua futura sposa, senza poter più accampare giustificazioni banali.

- Sì, molto. - indicò con un gesto svogliato uno dei gialli che aveva portato in valigia.

- Senti, - stavolta fu il turno di Mark di armeggiare con il suo bagaglio, che fino a quel momento era rimasto chiuso e abbandonato in un angolo della camera da letto - ho portato un po' di roba... di erba, intendo. Magari possiamo fumare insieme, giusto per rilassarci.

L'uomo estrasse, da una tasca laterale, un anonimo sacchettino bianco. Erika lo guardò senza tentare di nascondere il pizzico di sorpresa che quelle parole le avevano causato.

- Non credo di aver capito... Mi stai chiedendo di farmi una canna con te? - un'alzata di spalle fu la risposta dell'uomo - Quindi tu credi che io accetterei una richiesta simile? Sai che neppure bevo alcol insieme ai clienti e mi chiedi di farmi una canna?

- È solo per rilassarci.

- Certo... No, ok? No. Non c'è niente al mondo che potrebbe convincermi ad accettare.

Dieci minuti dopo i due si ritrovarono seduti a terra, di fianco alla piscina vuota, con le spalle poggiate su un delizioso muretto basso e le braccia appoggiate sulle ginocchia. Le dita di entrambi stringevano uno spinello già accesso e parzialmente consumato. I loro visi erano dominati da una perenne risata, provocata dai motivi più futili. Persino le stelle da che da poco avevano iniziato a brillare erano in grado di scatenare la loro ilarità.

Più di una volta Mark tentò goffamente di stringerla, più di una volta le sfiorò la pelle, sognando di poterla possedere in ogni senso.

- Sei bellissima. - le disse ad un certo punto, piantando i suoi occhi su di lei - Sei la donna più bella che abbia mai visto. Sei così elegante e perfetta. E non vorrei fare altro che baciarti. Vorrei passare giorni interi a baciarti.

Le passò una mano sul viso, accarezzandole la guancia con il pollice. Si avvicinò talmente tanto a lei da poter avvertire il suo respiro delicato scorrergli lungo la pelle. Lei lo guardò perplessa, senza però riuscire a trattenere un mezzo sorriso, alimentato dalla marijuana.

- È l'erba a farti parlare così.

L'uomo la scrutò ulteriormente, i suoi occhi percorsero la linea delle labbra della ragazza, soffermandosi su un arco di cupido appena pronunciato. Misurò la perfezione del dorso del suo naso, si beò della pienezza dei suoi zigomi. Fece scorrere le sue dita lungo quei morbidi boccoli castani, assaporò ogni dettaglio che rendeva Erika straordinariamente bella e memorizzò ogni minuscola imperfezione che fu in grado di trovare. Trascinò verso di sé la testa di Erika, la baciò con tutta la foga di cui era capace, gustò persino il sapore della sua stessa anima per poi staccarsi da lei e ricominciare a guardarla ansimando.

- Ci puoi scommettere che è l'erba a farmi parlare così. - la risposta di Mark provocò nella escort una nuova crisi incontenibile di riso, costringendo l'uomo ad allontanare il viso da quello di lei e a riprendere a fissare il cielo stellato. La ragazza riuscì a calmare l'ilarità solo dopo alcuni minuti.

- Erika...

- Che c'è? - si concesse un'altra boccata di fumo.

- Se potessi essere in qualunque posto al mondo, qualunque dico, dove vorresti essere?

La risposta di Erika arrivò diversi secondi ed altri due tiri dopo.

- Sai, a dire il vero non saprei. La verità è che non vorrei scegliere nessun luogo. Sai cosa sarebbe bello? Poter fermare il tempo. Se avessi il potere di fermare il tempo potrei andare ovunque io voglia senza dovermi preoccupare di niente. Potrei visitare qualunque luogo al mondo, potrei viverci per giorni, o per anni, e non dovrei mai essere costretta a tornare alla vita reale. Sarebbe bellissimo poter vivere così, senza dover subire la pressione dell'inarrestabile scorrere dell'esistenza. Sì, credo proprio che sceglierei di poter fermare il tempo. - una breve pausa introdusse la domanda successiva - E tu? Tu dove vorresti essere?

Lui si voltò verso di lei.

- Qui, con te che hai il potere di fermare il tempo.

Lei si volto verso di lui.

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